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Anno XIII. | 21 Novembre 1914. | Num. 38. |
Giornale settimanale per le famiglie
IL BUON CUORE
Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE
Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena
E il tesor negato al fasto Manzoni — La Risurrezione. |
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La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
Rosmini — Opere spirit., pag. 191.
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Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.
SOMMARIO:
Educazione ed Istruzione
PERGOLESI
Vi sono alcuni uomini i cui nomi appartengono
alla storia ed a cui la tradizione dei popoli ha assegnato, non si sa per quale fenomeno di errore collettivo, un posto infinitamente maggiore di essi o
li ha perpetrati nella fama di valori, ad essi quasi
estranei o in essi assai limitati; gli anni passano,
il tempo sembra non curarsi degli errori umani (non
è forse la verità negata al nostro spirito affannato
di ricerca angosciosa?) e il mondo continua a lasciare, gli idoli sui loro piedestalli, forse anche un
po’ per inerzia, per non far la fatica di abbatterli; allora un bel giorno viene la critica, vecchia
petulante occhialuta, esamina, studia, anatomizza,
e a traverso una rete di ragionamenti e di analisi quanto mai logiche, arriva alla conquista della verità e... non mette a posto nulla; tanto è vero
che nel motore della vita universale vale più una
gocciolo di fede vera che una sorgente di verità
arida e categorica.
Del resto non è il caso questo di Gian Battista Pergolesi; egli è e resterà per noi e per le seguenti generazioni, l’immortale cantore dello Stabat; avrà cioè conquistato diritto all’immortalità della fama proprio per quello che anche dinanzi alla critica, nell’opera sua, conserva il maggior valore; ecco quindi un caso di vero e proprio parallelismo tra le forze che costituiscono la superiorità di un’epoca d’arte: intensità di vibrazione tale che dia senso di vasta e piena umanità, e intensità di espressio, ne tale che irradii il sentimento della bellezza.
Per quali occulti motivi il Pergolesi, il quale
la sua attività creatrice a traverso tutte le forme più diverse, dall’opera buffa alla composizione sacra e alla sonata da camera abbia raggiunto la più perfetta e potente espressione proprio nella musica religiosa o per lo meno in una pagina sorta per ispirazione sopra un dramma religioso, qual’è lo Stabat, panni interessante ricercare.
A me sembra che nella figurazione e nell’anima della terra dov’egli nacque e crebbe possa trovarsi ed idealmente ricostruirsi l’anima musicale di questo fanciullo la cui breve vita non fu che musica, breve ma eterna nota nell’eterna sinfonia del creato; terra augurale, questa parte del centro d’Italia che doveva poco dopo dare al mondo altri due colossi della musica: Rossini e Spontini, che con il Pergolesi formano una così luminosa trinità; terra di pace, di fecondità e di lavoro, a specchio del mar senza tramonti; dove tra l’ondulazione dolce dei colli che sembrano inseguirsi in agile corsa, e l’incurvarsi delle valli erbose e l’insinuarsi delle acque correnti, il lavoro dell’uomo, mentre si compie sotto l’occhio di Dio tra il miracolo eterno delle notti e dei giorni, delle stagioni amiche e nemiche, non appare mai quasi castigo o dotta o maledizione, ma concepimento di una legge dolce e necessaria.
E quanto più si pensa, tanto più sublime ap, pare il miracolo di certe armonie dentro forma di umana vita, le quali si librarono sul dissonante fragore del mondo e fecero tanto silenzio intorno a sè, per riempirlo poi della Icíro risonanza.
Ora non so se per ideale analogia di immagini spirituali e per associazione di luoghi, mi vien fatto di pensare al Poverello di Assisi che tanta musica espresse dal silenzio armonioso della sua mirabile vita e così nel silenzio dell’uno, come nel canto dell’altro, fratelli in ispirito a distanza di secoli, mi pare di poter cogliere il punto di contatto che li accomuna oggi nella fiamma della commossa evocazione, e non saprei chiamarla se non purità.
Sì, questo ponte ideale, gettato al disopra dei fragorosi abissi del tempo e della vita, può da solo riunire idealmente due perfette espressioni di vita e d’arte; purità senza macchia, che dà alle loro veci