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Anno XIII. 14 Novembre 1914. Num. 37.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —La Certosa di Trisulti.
Religione. —Vangelo della domenica I d’Avvento. Le colonie dello Stato di Santa Catharina.
Beneficenza. —Opera Pia Catena.
Notiziario. —Necrologio settimanale. — Diario.

Educazione ed Istruzione


LE OASI DELLO SPIRITO

La Certosa di Trisulti


Parto di buon’ora da S. Francesca, quando ancora il mondo riposa nelle brume, nell’ora antelucana cui il cielo si tinge di un tenue color di rosa.

In mancanza di un sauro destrier degli inni, mi contento di un modesto somarello che mi porta nella via sassosa con un passo lento e sicuro, con un ritmo regolare.

Si sale continuamente attraverso i monti e ampie vallate. Il paesaggio è bello, pieno d’incanto e di poesia; le vette dei monti si slanciano superbamente nell’immensità del cielo, verso un più libero spazio, scevro di passioni, di odi, di soperchierie e di vendetta. Quei monti sono assaliti da una irrefrenabile follia di salire verso l’alto; e ricevere per i primi, il più cocente, forse il più libero bacio del sole. Hanno fretta di giungere, temono di essere sofraffatti nell’ascensione.

Tutto è puro, giovane, fresco, sereno sotto questo gran cielo mite. Solo qualche nuvoletta bianca sale nell’orizzonte, su la vetta dei monti.

Si sale attraverso, il paesaggio pittoresco. Dai campi, dalle capanne, dai ruscelli, dai boschi risuonano liete canzoni; alla poesia dell’azzurro del cielo si sposa giulivamente il canto verde dei campi.

Si sale, si sale ancora finchè si giunge alla valle di S. Nicola, assai vasta e ben coltivata.

L’altipiano si stende maestoso dopo la salita, coi prati in fiore, con un fremito leggiero dell’erba alta e dei rami degli alberi, carezzati da un lieve a-

lito profumato come di fanciulla, nel cinguettio delizioso degli uccelli.

A destra una folta boscaglia attrae le sguordo. Le fughe interminabili dei tronchi alti e dritti, gli uni esili, gli altri colossali, assumono forme strane e destano nella niente dell’osservatore le più curiose immagini. Sono talvolta colonnati che si perdono lontano, sono misteriose navate di templi mostruosi, sono coorti di giganti arrestate da un subitaneo, arcano comanda. Non v’è fantasia ferace di architetto che non -abbia qualche superba ispirazione da rapire allo spettacolo della vergine natura.

Più oltre, perduti nella solitudine, spiccano i ruderi del Monastero di S. Nicola, vescovo di Mira, dove un tempo risuonò il puro canto di centinaia di vergini innocenti: il solo cantico che attraverso tanti secoli abbia rotto il silenzio della valle alpestre e solitaria. Fu però una poesia di breve durata. Le figliuole di S. Benedetto, il gran Patriarca di Occidente. verso la metà del secolo XIV, lasciarono per sempre la mistica solitudine. Il monastero abbandonato, in breve fu ridotto ad un cumulo di rovine. Un’umile chiesetta, con un bel quadro di stile bizantino, è rimasta lì a testimoniare ai secoli l’ardore serafico che un tempo rifulse in mezzo a questa calma idilliaca, a questa tranquillità solenne.

Pochi passi ancora e ci si offre allo sguardo la magnifica Certosa. Una grande allata ci divide, in fondo alla quale scorre il fiume Cosa. Prima di proseguire nel cammino, fermiamoci a contemplare il superbo panorama che ci si stende dinanzi agli occhi.

L’orozzonte si allarga con ampiezza di linee e magnificenza di tinte, pieno di inesprimibili sfumature e contrasti di verde e di azzurro, ora lievi, ora forti, e caldi, con riflessi d’oro e di porpora, sotto il sorriso di un cielo infinito. E’ una scena estesa, varia, multiforme, affascinante; è un insieme di paeaggi pittoreschi che formano una armonia stupenda, in guisa che l’asprezza dei monti, il sorriso dei poggi, lo smeraldo delle valli, la flessuosità delle colline si fondono e si congiungono come in un abbracciamento di amore che rivela l’unità meravigliosa e la concordia artistica di tutto il creato. Si contempla a lungo lo spettacolo, penetrati dalla