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IL BUON CUORE ni, si risolleveranno per ricordare ai vivi la vergogna dell’ultimo nemico: quello che, ha spezzati i vecchi tralci con la gialla gragmuola dell’oro truffandino, e ha raddoppiata l’onta dell’invasore straniero con l’invasione interna di una gente senza patria e senza Dio. RODOLFO RAMPOLDI.


Religione


Domenica prima dopo la dedicazione

Testo del Vangelo.

Disse il Signore Gesù a’ suoi discepoli: «Il regno de’ cieli assomiglia ad un re, il quale volle fare i conti co’ suoi servi; e avendo principiato a rivedere le partite, gli fu presentato uno che gli anda-; va debitore di diecimla talenti. E non avendo costui il modo di pagare, comandò il padrone che fosse venduto lui e sua moglie e i suoi figlioli, e quanto aveva, e si saldasse il debito. Ma il servo, prostrandosegli ai piedi, lo supplicava dicendo: Abbi meco pazienza, e ti soddisfèrò interamente. Mosso il padrone a pietà di quel servo, lo lasciò in libertà, e gli conddnò il debito. Ma, partito di lì, il servo trovò uno dei suoi conservi, che gli doveva cento denari; e presolo per la gola, lo strozzava dicendo:‘ Pagami quello che devi. E il conservo, Prostrato ai suoi piedi, lo supplicava dicendo: Abbi meco pazienza, ed io ti soddisferò interamente. Ma quegli non volle, e andò a farlo mettere in prigione, fino a tanto che l’avesse soddisfatto. Ma avendo gli altri conservi veduto tal fatto, grandemente se ne rattristarono; e andarono e riferirono al padrone tutto quello che era avvenuto. Allora il padrone lo chiamò a sè, e gli disse: Servo iniquo, io ti ho condonato tutto quel debito, perchè ti sei a me raccomandato. Non dovevi adunque anche tu aver pietà di un tuo conservo, come io ho avuto pietà di te? E sdegnato, il padrone, lo diede in mano ai carnefici, fino a tanto che avesse pagato tutto il suo debito. Nella stessa guisa farà con voi il mio Padre celeste, se ciascheduno di von non perdonerà di cuore al proprio fratello». (S. GIOVANNI Cap. io).

Pensieri. La bellezza del perdono appare evidente e inoffese ricevute, ella grande lezione che Gesù Cristo a noi porge nell’odierno Vangelo. I terribili, gli inevitabili castighi che attendono chi non perdona, sono il complemento solenne, efficace di questa lezione. Felice chi l’ascolta; sventurato chi non la segue.

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La bellezzo del perdono appare evidente e innanzi tutto nell’esempio di Dio. Si dice: Dio è ca 275

rità; si potrebbe convertire la frase, e dire: Dio è perdono. Il perdono è una delle manifestazioni più frequenti, più generose della sua carità. La carità è il primo atto di Dio, il perdono il secondo. L’opera di Dio, riguardo all’uomo, si riassume nei due grandi atti: Creazione, redenzione. La creazione è amore, la redenzione è perdono; due momenti di un atto solo: carità! Chi obbligava Dio a crearci? Niente, nessuno. Noi non potevamo obbligarlo a crearci, noi ancor non nati. Ci creò per amore. Ci creò per partecipare un po’ a noi della sua grandezza, della sua felicità; della sua grandezza, nell’immagine sua stampata in noi, coll’intelligenza, colla volontà, coll’immortalità; della sua felicità, colla gioia. di questi beni posseduti, colla speranza del premio, per questi beni bene usati. L’uomo è un raggio dell’amor di Dio, che splendido scende da Dio, e splendido egualmente doveva a lui ritornare. L’uomo è una scintilla di Dió. E l’uomo ha il coraggio di non apprezzar l’esistenza, di maledirla!

La carità di Dio appare ancor più manifesta nel sua secondo atto, la redenzione. La redenzione è la: carità di Do che perdona. E’ un atto di carità più grande del primo. Niente sforzava Dio a crearci; quante ragioni potevano spingere Dio a non redimerci, a perdonarci r E ci perdona; ci perdona subito, nell’atto i’stesso in cui Adamo, con una deplorevole debolezza, si era reso indegno della sua grazia; ci perdona, mentre non aveva perdonato agli angeli ribelli; ci perdona mentre prevedeva che il suo perdono sarebbe stato più e più volte abusato, profanato; ci perdona, non solo non consi-, derando in noi i molti motivi che dovevano indurlo a non perdonarci, ma assogettando sè stesso a una!vera,umiliazione, a un vero sacrificio. Humiliavit semetipsuin, formam servi accipiens, factus obediens usque ad mortem, mortem autem crucis. Per redimere l’uomo si fece uomo, non solo;• ma accettò tutte le miserie dell’umanità, sino al punto di divenire l’uomo dei dolori; dei dolori nell’animo, dei dolori del corpo. Il Getsemani, il Calvario, riassumono come i due punti estremi dei suoi dolori; ma Vi è qualche cosa che è più grande dei suoi dolori, la generosità con cui li accetta, sapendo che erano il prezzo del perdono degli uomini; la generosità con cui perdona a coloro stessi che lo perseguitano, adoperando i dolori stessi della passione che gli uomini gli infliggono per redimere gli uomini. Padre, passi da me questo calice; ma sia fatta la tua volontà, non la mia. La prima parte della frase fa conoscere che i dolori in Cristo non sono un’apparenza, ma una realtà; la seconda parte manifesta la spontaneità, lo slancio del suo sacrificio. Padre, perdona ad essi, perchè non sanno quel che si fanno. Qui non c’è solo l’atto del perdono, c’è anche la parola: Padre, perdona, per farci palese che l’eroismo specifico della redenzione sta nel perdono.