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Iseo, provincia di Brescia. Il padre, semplice agricoltore, di buon cervello, vide nel piccolo Geremia le doti "e le lisposizioni volute per studiare con profitto; quindi, invece di avviarlo ai campi, lo mandò nel collegio di Lovere per il corso elementare. A 12 anni lo studente vestì l’abito talare ed entrò nel patrio Seminario, dove percorse gli.studi teologici, destando grande ammirazione nei maestri e nei condiscepoli. Il 2 giugno 1855, Geremia Bonomelli veniva consacrato sacerdote da mons. Verzeri, vescovo di Brescia, il quale, poco dopo lo inviava alla Università Gregoriana di Roma, dove si addottorava in teologia dogmatica. Fu quindi nominato professore al Seminario di Brescia, e in quella Diocesi sempre si distinse come insegnante non solo, ma altresì come predicatore, •che tutti volevano udire. Nel 186t, mons. Verzeri designò il prediletto sacerdote alla carica di parroco di Lovere. Sempre pieno di affettuose attività, egli, pur attendendo con infaticabile zelo al miglior bene dei parrocchiani, predicò belle chiese più importanti della diocesi e iniziò il corso delle sue pubblicazioni colla Vita di Suor Giuseppa Rosa e col Giovine studente istruito e difeso nella dottrina Cristiana, di cui si fecero cinque edizioni in tre volumi. Quest’opera suscitò viva ammirazione in Vaticano, tanto che Pio IX, il 27 ottobre 1871, preconizzava don Geremia Bonomelli vescovo di Cremona: Il fausto annuncio fu portato a don Geremia da Cesare Cantù. Consacrato il 26 novembre, mons. Bonomelli faceva solenne ingresso in Cremona l’8 dicembre. Dal 1871 ad oggi! Quanti avvenimenti, quante vicende! E quanto bene fece mons. Bonomelli in questo lungo e difficile periodo, opponendosi anche energicamente a nemici feroci e inconvertibili! Nel Seminario e sulla- cattedra, nei collegi e nelle famiglie, nei campi e nelle officine, colla viva parola e colla penna, egli, colla sua erudizione, colla pratica applicazione delle svariate cognizioni che acquistava in ogni tempo e in ogni luogo, col suo cuore grande e generoso, fu banditore della verità, fu maestro •e padre ai ricchi ed ai poveri, ai padroni ed agli operai, ai proprietari ed ai contadini. Chi non ha conosciuto mons. Bonomelli? Quante volte lo abbiamo veduto,;in dai tempi dell’arcivescovo Calabiana, anche nell’archidiocesi milanese, non mai secondo, quando si trattava di concorrere ad opere buone! Per il suo cuore era riguardato come padre; per le sue opere e per il suo amore alla Religione ed alla Patria era ammirato come gemma fulgente dell’episcopato, Egli ha portato un prezioso contilbuto alle biblioteche religiose con libri importanti, nei quali la fede emerge come la forza più viva e potente sugli individui e sui popoli. La Teologia dogmatica, il Giovane studente, l’Eco dei nove anni in S. Pietro a Cremona, la Spiegazione dei Vangeli, la traduzione della grand’opera del Monsabrè, il Dogma Cattolico, i Misteri, i Fondamenti della Religione, le Conferenze alle signore, e le splendide Pastorali per la quaresima sono lavori che bastano per glorificare.il nome di mons. Bonomelli. E’ notevole il volume col titolo Problem,’, e questioni del giorno, in cui, colla sicurezza di un pensatore profondo e di un osservatore instancabile, l’A. ha svolto gli argomenti più palpitanti,

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come il Suicidio, la Morale senza Dio, il Divorzio, Scuola laica, il Clero e la società moderna, Libertà, autorità e rispetto, Capitale e lavoro, la questione s ciale è questione morale, il Teatro, •ecc. In queste pubblicazioni mons. Bonomelli ha condensato i frutti di liinghi studi e di lunghe esperienze. Un autunno in Oriente e Un autunno in Occidente sono i titoli di due suoi interessanti volumi, nei quali, senza alcuna ricercatezza, con rapi lità non comune, ha esposto le impressioni provate in due viaggi, il primo in Terra Santa e l’altro in Ispagna. Di questi lavori si sono esaurite due copiosi edizioni della ditta milanese Cogliati, completate colla Chiesa, trattato importante col t’tolo generico: Seguiamo la ragione. Conoscitore profondo della società, perchè molto socievole, dotto, confortato dall’amicizia delle persone più illustri, mons. Bonomelli era di una semplicità affascinante. Non aveva pretesa superiore a quella di un buono e schietto parroco di campagna; non voleva lusso, non teneva cavalli e dava tutto il superfluo ai poveri. Chi potrebbe dire d’essersi trovato a disagio dinanzi a mons. Bonomelli? Egli riceveva tutti i giorni, tutte le ore, magari mentre rapidamente scriveva ciò che aveva escogitato nella notte, ed era affabile coi nobili come eoi plebei, coi ricchi come coi poveri. Oh, come amava i poveri, come prediligeva le vittime dell’egoismo e della nequizia umana! E come si gloriava di appartenere a 1 una famiglia di modestissimi agricoltori. Rammentiamo un aneddoto che udimmo più volte dalle sue labbra. Don Geremia Bonomelli era divenuto vescovo, e il padre suo, benchè rigurgitante di soddisfazione, non sapeva risolversi a recarsi a Cremona almeno una volta, per vedere il caro figliuolo in mitra. Mons Bonomelli, per quella occasione, mandò a prendere il padre con bella carrozza, servitori in livrea ed ordini precisi. Il buon vecchio rimase confuso; ma dovette decidersi a mettere l’abito delle feste... Però, al momento di entrare in carrozza, visto il servitore che teneva aperto lo sportello, si ritrasse ed esclamò in tono di semplice preghiera: Chel vaga lu denter, che mi sto in scerpa... S’intende che fu invece eseguito l’ordine di mettere l’amato padre al posto d’onore. L’attività di mons. Bonomelli non poteva tollerare una cerchia ristretta; il desiderio del bedé lo sospingeva; perciò lo si vedeva di paese in paese per una festa, per una cerimonia religiosa, come per una sventura o per una inchiseta paterna; o s’intratteneva con sacerdoti, con laici e con soldati, con signori e signore, con operai e contadini; si interessava di tutto e di tutti, nel salone aristocratico come davanti all’aratro, nel grandioso setificio come nello stridente laminatoio, nell’ospedale come nel carcere, o in un collegio, o in un luogo di ricreazione. Non era soddisfatto, se non riesciva a conoscere con sicurezza le questioni e le difficoltà inerenti all’agricoltura, al commercio ed all’industria, le crisi sociali, le cause della emigrazione, le colpe degli sfruttatori di emigranti e di emigrati, ecc. ecc. In un momento in cui il cuore degli italiani si apriva alla speranza di veder cessare ogni dissidio tra l’autorità ecclesiastica suprema ed il governo civile, comparve un lavoro religioso politico di un Prelato, che fece molto

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