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Anno XIII. 4 Luglio 1914. Num. 23.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —Il Vesuvio si ridesta?...
Religione. —Vangelo della domenica V dopo Pentecoste.

Culto Divino; Il girasole e l’elianto (poesie). — Un lamento ed una riparazione pel trasporto delle spoglie venerate del Padre Villoresi. — Le colonie dello Stato di S. Catharina.

Necrologia del Maestro Ernesto Strada.
Beneficenza. —Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali dei bambini ciechi. — Bagni di mare.
Notiziario. —Necrologio settimanale. — Diario.

Il “ Buon Cuore „ nei mesi di Luglio, Agosto e Settembre, verrà pubblicato ogni quindici giorni.

Il prossimo numero uscirà quindi il giorno 18.


Educazione ed Istruzione


Il Vesuvio si ridesta?...

VALLE DI POMPEI, maggio.


Pare di sì: almeno per ciò che ne dicono i competenti e per quanto ci risulta dalla visione quotidiana dei suoi fenomeni di attività.

Dopo un magnifico e terrificante spettacolo dell’eruzione, del 1906, i cui disastri non sono ancora del tutto alleviati, il Vesuvio ci apparve sotto un nuovo aspetto antiestetico.

Dappertutto nel mondo, e dico nel mondo appunto perchè questo clagsico vulcano gode di una popolarità universale, si conosceva il Vesuvio dalla sagoma slanciata terminante in un vertice elegantemente coronato di vapori. Ma un bel giorno, vedemmo il nostro Monte, prima oggetto di ammirazione per la sua fumida bellezza, divenire una qualunque cosa antipatica. Infatti chi poteva più ammirare un Vesuvio decapitato, sformato, brutto del suo grigio di cenere e levato verso il cielo come un vaso capovolto? E poi, sopratutto,

un Vesuvio che non sapeva più fumare?.. I buoni napoletani che avevano maledetto le sue ire ignivome, ma che però ci tenevano assai a quel bel pennacchio di fumo divenuto un necessario complemento di bellezza al maraviglioso panorama del loro golfo, dapprima guardarono pavidi l’insolita novità del mostro addormentato, poi rassicurati disprezzarono ed irrisero l’impotenza del gigante esausto: ’U Vesuvio nun è bbuono a niente cchiù!; poi non si curarono più di lui, perchè non ne valeva più la pena.

E questa glaciale indifferenza napoletana ha dovuto agire, più che non lo scherno sull’immane cuore Ormai sui suoi fianchi cicatrizzati non del ciclope salivano più che strani uomini, chiusi in rigido silenzio, armati di teodolite e li barografo; uomini dallo sguardo indiscreto e dalla mano audace. Essi giungevano sulla cima, piantavano i loro strumenti, facevano osservazioni, misuravano, prendevano appunti, scrutavano la bocca dilaniata, raccoglievano sassi, partivano. Ma la rude bonomia del vecchio titano voleva riudire le risate impertinenti delle allegre scampagnate, provare il solletico di quei piedi giovanili lanciati alla corsa disordinata, adornarsi (era forse la vecchia moda degli dei mitologici, come è adesso la caratteristica dei successi futuristi?), delle bucce d’arancio, dei gusci d’uova schiacciati, delle ossa spolpate, di tutti i resti insomma di una colazione da montagna.

Sicchè scotendosi dal lungo torpore ha cominciato davvero a dar segni di risveglio. Già finora si constatava la sua attività cessare dallo stato puramente solfatarico per assumere nuove forme che se non sono ancora stromboliane, si avviano però a diventarlo.

La voragine craterica non ha ormai più quel fondo completamente ostruito e frastagliato, la cui orrenda bellezza, e i cui selvaggi contrasti topografici davano un concetto abbastanza chiaro ed esatto di ciò che sono le grandi convulsioni dela natura nelle loro gigantesche manifestazioni. Vedevasi finora da quel fondo ineguale e indescrivibile venir su dei vapori ora bianchissimi ora giallastri per la intensa presenza di acidi, ora cinerei e grigio-nerastri, E questi vapori esalavano con una quasi periodica regolarità, che aveva le sue influenze sullo stato atmosferico, sia da larghi crepacci insondabili, come dalle ruvide pareti interne tagliate a picco; e ancora