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Anno XIII. 27 Giugno 1914. Num. 26.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —I ricordi inediti di un celebre artista — Da Appolonia a Cirene.
Religione. —Vangelo della domenica IV dopo Pentecoste. L’orghen della Gesa (Poesia). — Le colonie dello Stato di S. Catharina.
Beneficenza. —Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali dei bambini ciechi.
Notiziario. —Necrologio settimanale. — Diario.


Educazione ed Istruzione


I ricordi inediti di un celebre artista

Irresistibile vocazione nell’arte - Anni di prova - Il primo saggio - La partenza per Norimberga


Gustavo Eberlein, il celebre scultore cui feci or sono due mesi nello studio-museo la visita poi raccontata per esteso su queste colonne, m’ha mandato a leggere in una raccolta a stampa fuori commercio riservata alla seconda moglie (la contessa Maria von Hertzberg) e agli amici intimi, e in alcuni fogli dattiligrafati una, parte dei suoi ricordi.

Nella lettera d’accompagno, riferendosi specialmente ai fogli copiati a macchina, «si restringa anche solo a scorrerli», mi ha scritto «essi le diranno quanto io amo ed ammiro la sua patria, l’Italia».

Ebbene, sono franco, ero con la lettura si o no a mezza strada che già m’ero invogliato a tradurre e far conoscere quasi integralmente ai lettori questi ricordi. E allorchè poi, purtroppo, le solite imprescindibili ragioni di spazio, e qualche altra che non mette conto d’esporre, m’hanno costretto a smorzare, dirò così, il mio zelo e a scegliere, son rimasto non poco perplesso a quale delle due serie accordare la prefenza o, sul momento almeno, la precedenza.

Mi sono infine risolto per la prima, e non certo per amore d’ordine cronologico, sì invece perchè essa costituisce, a mio avviso, un documento umano attraentissimo

come quello che ci rivela le difficoltà innumerevoli e i pericoli che l’Eberlein fanciullo e giovinetto dovè affrontare solo per non disubbidire alla chiamata della sua voce interna, assai lungi ancora dalla lotta durissima impegnata più tardi per affermarsi e divenire ciò che è poi divenuto. Del resto, chiunque ha senso vero di delicatezza non stenterà, credo, a riconoscere l’opportunità della mia scelta anche per un altro intuitivo riguardo, molto più che il grande profondo amore dell’Eberlein per il «bel paese» in genere e per la città, in ispecie, dalla natura admirablement, située à l’endroit le plus propre à recueillir, comme dans la plus noble coupe qui se soit ouverte sous le ciel, les ioyaux des peuples qui passaient autour d’elle sur le cimes de l’histoire, non aveva bisogno di nuove conferme.

Cedo dunque sen’altro la parola al celebre scultore.

Fui messo alla luce il 14 luglio 1847, in Spiekershausen, piccolo villaggio dell’Annover adagiato fra i boschi su le rive della Fulda come un nido di fanelli fra i rami di un cespuglio.

Mio padre, testa calda se mai una, con la fisionomia di un Blücher e un pasato avventurosissimo (fuggito tredicenne di casa per arruolarsi soldato, aveva sposato qualche anno appresso la vivandiera del reggimento, traversato il Reno recando sullo zaino il primo figlio, combattuto quindi in Francia, in Russia, a Lipsia, a Waterloo), s’era da ultimo ridotto a fare il doganiere. Tutte le notti egli doveva perlustrare i boschi lungo il confine fra l’Annover e la Prussia a caccia di contrabbandieri e il caso volle che una, volta fu una giovane e gagliarda contadina ad esser da lui sorpresa ed arrestata. Dinanzi al potestà si svolse allora, fra pianti e risa, uno dei soliti processi per contrabbando, ma la fine fu che mio. padre, vedovo si riammogliò con la contadina la quale divenne così l’autrice dei miei giorni.

Nel 1855 mio padre fu traslocato a Münden, la cittaduccia su la confluenza della Verra e della Fulda che un tempo aveva ospitato i primi sovrani d’Annover.

Con la penetrazione propria di chi ama, egli aveva da un pezzo compreso che in me fermentava e anelava di espandersi qualche cosa. che non poteva trovare il