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Gesù ci si diverta nell’accusare e contradire il mondo. Già l’aveva incolpato di triplice accusa: poi aggiunge che si farà reo ancor di violenza contro di lui e seguaci suoi perchè questi non sono o non appartengono al mondo: di nuovo li accusa di peccato poichè — dopo la sua venuta, l’opere sue — essi più non hanno ne possono trovare scusa alcuna. Il testo di Gesù suona così: ora non hanno scusa del loro peccato.... ora hanno veduto e odiarono me ed il Padre mio.... ad adempire la parola del Profeta: mi odiarono senza motivo. Premesso questo, Gesù annuncia la triplice opera di Dio; del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo: triplice operazione, che dice una triplicità di persona in una unica natura divina. questo è il mistero di fede per eccellenza. Non solo è il più grande l’incomprensibile fra i misteri cristiani, ma di tanto passa la ragione umana da sembrare quasi vada a ritroso e la contrdica• Così ci impone Gesù Cristo: così ha parlato coll’alta sua autorità, colla medesima chiarezza e tranquillità Pon cui ha parlato delle cose e verità più semplici ed e facili all’umana ragione, domandando per questo Inistero pari ossequio di mente e cuore come per le più semplici verità assiommatice. In una età superba, come la nostra, che s insospetlisce e s’adombra di tutto quanto sa di soprannaturale, Ai tutto quanto supera i limiti della ragione questo minero non può trovare ne posto nè grazia: di lui si tace, verso di lui si ama abbondare in un scetticismo che tollera, non si nutre certo quella fede, che Cristo domanda, quella fede, che riserviamo a quelle verità che sono alla?tira mente umana comprensibili. • •

Eppure, dopo Cristo, dopo le sue opere, la sua parola ha tutta la garanzia della verità: noi, colla scorta nostra fede, osiamo in questo caos guardare, scruta re. Vero che il sole offusca le pupille ardite che in lui (.affissano ma, come il sole, questo mistero della SS. Tril4tà illumina di luce vera una quantità di altri misteri,he, senza di lui, rimarrebbero contradizione e r?pugnan;0,

Lungi il pensiero da noi di tentare una dilucidazione. Dove naufragarono, perdendosi, le altissime menti d’Agostino e S. Tomaso si crede e si adora. Ma pure in noi v’ha un’altissima eco di quanto si opera in Dio. v Non raro s’ode la parola: ho un idea. — Il capolat oro del genio è la realizzazione materiale dell’idea scadalla favilla portentosa della mente. Eppure cos’è l'Idea? Non nasce, non si consuma, non termina in quella mente in cui s’è generata? E’ dalla mente distinta, vero la direte voi, divisa, staccata quasi in un persoalità opposta al primo principio generatore? Ho visto il genio amarla d’amore pazzo l’idea sua: dell’idea sua formare l’idolo, la preoccupazione, la vita ’tessa" Abbiamo visto le.... pazzie del genio per l’idea.... E non è questo il fortissimo nodo d’amore che procede dalla mente all’idea, che da loro si distingue, non si divide? Sotto l’impeto, il fremito il cuore pulsa, batte vigo-

rosamente e tradisce quanto elabora e tocca la mente, ma noi pogiamo intravvedere un’operazione altissima. inesplicabile in noi.... e perchè non in Dio? Oh! come ben la salutava l’Alighieri gridando l’eterna poesia alla "luce intellettuale, piena d’amore» etc. Respingiamo l’addebito d’oscurità e contradiziene. No! troppo fulgore di vivida luce in questo arcano mistero della Divinità, una e trina. • •

Se non vi piace d’ammetterne l’esistenza, voi per questo mistero negato, mille e mille ne avrete che non saprete spiegarvi, rimanendo intontiti di mezzo alle magnificenze della creazione. Quest’accade alla nostra scienza superba. Per questo s’è proclamata la bancarotta della scienza. cioè la scienza, alla quale s’erano domandate le risposte ai problemi della mente e del cuore invece della luce ha dato le tenebre più fitte, il dulpio più snervante e diaccio. Per questo dal materialismo dall’Enciclopedia, al positivismo, al razionalismo, noi siamo arrivati al grido di Reuan: noi non affermiamo, non neghiamo, noi non sappiamo! Se così fosse, bestemmiatela la vita! Ma così non è: La ragione stessa del divino assetata ha cercato il divino, lo spirituale, il fremito di vita superiore. Al mondo incretinito, che dell’opera, del vero di Cristo s’è fatto derisore o noncurante diciamo la grande parola dì lui «Se non fossi venuto e non avessi parlato non avrebbero peccato: ora non hanno più scuse» B. R.


Benedizione della Bandiera dell’Asilo Infantile dei Ciechi.

Una simpatica funzione si compieva Martedì, nelle ore pomeridiane, nel Salone dell’Asilo Infantile dei ciechi, annesso all’Istituto; veniva benedetta la bandiera che le Patronesse dell’asilo, colla Presidente Nob. Bice Greppi, avevano gentilmente preparata per offrirla in distintivo della pia istituzione. Ricordiamo tra gli intervenuti: Il Pres. pro(. Denti, D.a Bice Greppi, Presidente del Com.to, le Capi-Gruppo„ D.a Emma Camozzi, Sig. Cramer, Sig. Denti, B.ssa Leonino, Sig.na Osculati, Sig.ra Pazzini, Sig.a Radice, Ssg. Robecchi, Sig.a Staurenghi, molte aderenti, la Segretaria, Il Vice Segretario Sig. Cornelio, il Segretario dell’Istituto Rag. Brugnatelli, il Cassiere Sig. Casanova, l’Economo Sig. Di Lorenzo. Madrina la Sig.a Augusta Denti. La bandiera tricolore porta nel centro dipinta la figura del Cristo che chiama a sè i bambini: sulle sciarpe Asilo Inf.le dei Ciechi Luigi Vitali e, come motto sull’una Sinite Parvulos venire ad mete sull’altra Lux in cantate. Il Vice-Segretario Sig. Cornelio lesse il seguente discorso: Un pensiero gentile e patriottico, auspice la nobildonna Bice Greppi, si è effettuato, da quest’accolta i