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fatti ritrarre più volte dal famoso pittore di animali Lotii:, X’ainson. Quando qualche gatto si ammala, subito vien visitato dal veterinario di Corte, il quale, fatta la debita diagnosi di affretta a comunicarla all’augusta signora. Nel palazzo reale, un angolo delle vastissime scuderie è destinato all’ospedale dei gatti. Uno di questi un magnifico "angoras» risponde al nome di ’ Gandry» perchè ebbe la fortuna di venire alla luce nel palazzo della sovrana «Gandry» è veramente il beniamino della regina che, da parecchi anni, lo conduce seco in tutti i suoi viaggi. Esso ha inoltre il prilegio, negato ad ogni altro, di far le proprie passeggiate ovunque gli garbi per entro il dedalo degli appartamenti reali— . Ma se la regina Alessandra ama tanto i gatti, c’è un’altra signora, in Inghilterra, lady Marcus Beresford, la quale ha fatto per gli ’agili felini qualche cosa di più. Essa è, infatti, la fondatrice del «Club dei gatti», inauguratosi a Londra nel 1890, e vi fu un periodo in cui es• sa sola possedeva non meno di centocinquanta gatti di ogni età e d’ogni razza. La maggior parte di questi albergano tuttora in un delizioso «cottage» costruito appositamente: fornito di ventilatori per l’estate e di caloriferi per l’inverno e quasi sepolto sotto artistici viiuppi di Piante rampicanti che gli danno una deliziosa apparenza campestre. Nel «cottage» v’è persino una piccola cucina Per preparare i «pasti» opportuni e le pareti son fornite di scaffali su cui stanno allineate delle eleganti ciotole o smalto in cui vien servito il cibo ai miagolanti inquilini; ne manca una speciale latteria, annessa al «cottage) per Provvedere il latte ai gattini... poppanti. Lady Beresford ha, del resto, istituito anche un ricovero -- naturalmente gratuito — per i gatti sperduti.... Ma torniamo alla cronaca del giorno. Una esposizione di gatti si è aperta proprio ieri alla «Horticoltural Hall» Mentre un’altra, di cani, si è inaugurata, per cura del «Kennel Club, al «Crystal Palace». Non temiate che mi diffonda in descrizioni particolari. Basta, ripeto, accennarvi per la cronaca e per la morale. Già, anche per la morale„ poichè non vi è cosa più apParentemente inutile e insulsa che non presti il suo fianco, diremo cosi, compiacente a qualche deduzione più a meno etica. Trattandosi di bestie, non dovete, naturalMente, aspettarvi gran che. La mostra canina, per esempio, non ha saputo suggerirmi che una riflessione abbastanza malinconica e, forse, pedante in linea di metodi didattici. La mia ingenuità, quasi ironica, mi portava a supporre che i minuscoli mostricciatoli che formano, da qualche tempo, la delizia di queste brave signore, fossero -- a dispetto dell’estetica — dei veri esemplari di correttezza, di "bonton»; dei piccoli "gentlemen, insomma, a quattro gambe. Che delusione, mio Dio! Uno sola di quei vanerottoli pekinesi fa più smorfie e più rumore di tutti i «terranova», bracchi, foretti della mostra riuniti insieme. «Toto» (un gigante segugio a cui il nomignolo vezzoso sembra affibbiato per simpatia di contrasto) sopporta in pace, tutto il santo giorno, le carezze ed i colpetti amichevoli che ogni visitatore si crede in diritto di prodigargli, o si addormenta tranquillo e beato, sul suo modesto letto di paglia, da vero filosofo superiore. Provatevi

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invece a toccare ’ Chih-Kim», se vi riesce! "Chih-kim-) se non lo sapete, è un perfetto modello di razza cinese, il favoritissimo della mostra: così piccolo che «Pato» potrebbe ingoiarselo in un boccone. Ma avvicinatevi alla sua gabbia («pardon», al suo appartamento): ed egli vi si rizzerà bizzoso e furibondo con un grugnito cupo dapprima, e con un crescendo, poi, di guaiti sibilanti e laceranti, finchè, in pretto stile mongolico, non tenterà d’imprimere il segno dei suoi dentini aguzzi (accuratamente lavati e spazzolati ogni giorno col miglior dentifricio) nella più prossima e più propiza porzione anatomica del Aro’ individuo. Apparentemente, dunque, i resultati della novissima di lattica canina non sembrano i più raccomandabili ad una applicazione su larga scala. Ma che volete? E’ forse appunto per questo esito negativo che i preziosi mostricciatoli piacciono tanto alle sensibilissime dame britanniche. Potrei anche generalizzare facilmente, salire a un grado più su, passare, per esempio, alla categoria «dand» reparti animali che parlano; ma il titolo posto a capo di queste note mi avverte, prudentemente, di non divagare. Restiamo, dunque, fra le bestie, quelle che, se anche parlano, hanno per lo meno il buon senso di non lasciarsi capire.

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Alla «Horticultural Hall» sono raccolti, per cura del «Gouthern Country Cat Club», ben 486 gatti. Lo immaginate il miagolio di quella folla incarcerata? Meglio non pensarci. Le riflessioni pedagogiche di cui sopra si adattano benissimo anche a questo caso. Solo che, in questo caso, l’estetica, almeno, esce salva. Gli agenti preziosi felini saranno perfidissimi fin che si vuole, ma, se non altro, rimangono — a dispetto d’ogni metodo educativo e... viziato — graziosi. Inutile ripetervi che la maggioranza dei gatti esposti aveva il proprio ’ Home» particolare, reso "comfortable» da cuscini di velluto e di seta, ricamati in oro, stemmati araldicamente, e un servizio elegantissimo di stoviglieria cinese, e un ambiente quanto altro mai suggestivo di quadri dalle cornici dorate, di pizzi preziosi e di ninnoli d’ogni specie. Piccoli prigionieri, piccole vittime accarezzate, adulate, viziate come altrettanti... primogeniti di «buona famiglia». Uno di essi, durante l’esame della giuria, ha morso la mano ad un ufficiale della mostra, un altro hà rubato, con i dentini candidi, la tessera ad un «reporter» cittadino, un altro ha strappato un «boa» dal collo di una visitatrice. Ma, ripeto, che volete farci? Dopo tutto, hanno ragione loro. Intanto, conseguenza diretta di questa specie di boicottaggio, avviene che (limitiamoci pure ni gatti) quanto costituiva un tempo l’utilità pratica. almee-’ la maggio; e. di questi graziosi felin„ oggi, a grado a grado. scompare. E si capisce. La nuova educazion2 comporta nuove a• bitudini, desideri nuovi, tendenze ed appetiti diversi. Come volete, per esempio, che un gatto, nutrito dei migliori bocconi della cucina padronale lavato, lisciato, profumato, accarezzato da mane a sera, senta ancora la nostalgia delle soffitte polverose e degli anditi bui, l’impulso a certe scorribande boeme, a certi agguati eterni, a certa.