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la generosa istituzione e ricordando con patrio orgo glio le avite glorie si compiaceva meglio che delle fortunate imprese di guerra, meglio che delle riportate vittorie, dei grandosi templi, dei ricchi ospedali. «Ma nulla e ai tal magnificenza — egli diceva — presenta lo stabise li mento da noi fondato. Noi non portammo nè portaicicivevamo le nostre mire sì alto. Modesto fu l’intendiiv• Mento nostro, abbiam divisato fondare un’Opera utile sì, non sontuosa. Abbiam considerato non poter esistere società ben ordinata là dove manchi la religione, essere la le religione il primo bisogno dell’uomo; esserne secondo la liti civiltà, derivare questa, e necessariamente da quella. Ui. Ritornato il Brignole nel 1861 alla vita privata non cessò dal rendersi utile con gli scritti alla grande e nobile causa che sempre propugnò; cioè alla Chiesa, ai re’ liberi, alla patria; il suo tempo, i suoi talenti, la espeni: rienza sua appartenevano a chiunque gli chiedeva un e consiglio, un aiuto. Sapendo a quali condizioni, e con or’quale scopo Iddio accordi le ricchezze ed uno stato indiPendente, mostrò come gli uomini di cuore e d’intelligli genza possono, benchè non rivestiti di pubblica autori;iri t4, essere utili alla patria e servirla con l’esempio delle Ooi do mestiche virtù e coll’esercizio della carità. ive Il marchese Brignole Sale morì il 14 ottobre del.eD 1863, in età di 78 anni.«Con lui -- nota il Salvago — sie• ’In non solo una famiglia antica ed illustre ma, saremmo tentati a dire, una dinastia. Poichè egli era a buon dirit) g t°, considerato, per le cariche onorevolmente sistenute.;39 per le ricchezze, per le doti di mente e di cuore come dt 1n, itimo rappresentante di quella aristocrazia, che se eb d’"a cadere ben non sapremmo per vizi propri o per colp a dei tempi, fu sempre benemerita della patria che laSeiÒ ricca, gloriosa e felice.» La Gazzetta di Genova, giornale liberar. annun d ando la scomparsa del Brignole Sala diceva: «.Qualunque sia la natura delle opinioni che il corso dei grandi eri° e de’ venti del nostro tempo può avere indotto nelle mentì, 13 bi animo retto doveva ammirare nel marchese Bri,fica Pcil e l’indole generosa, l’integrità specchiatissima, la re’Rione sincera, un amore ardentissimo verso la sua terra nativa, una eletta cultura d’ingegno che andava sempre arricchendosi di svariate cognizioni e finalmente il natr e°rredo delle doti più rare del cuore, che si manifestaceri’ rono nell’esercizio di tutte le virtù private e domestiche,:arts t • ori ) cacciare, per aleviarle, tutte le umane sventure.» soD E’ noto che il marchese Brignole lasciò un’unica Ppnr°I,, andata sposa al duca di Galliera e delle opere cattoe e di utilità pubblica essa pure munifica benefattrig ìra Il nome di Galliera è eternamente unito alle decine tà di i milioni date per l’impresa grandiosa del compimenve1. t° del porto di Genova. G. E. Mondada. e di della 0. IP • • P. • 0 • • alti’ •I•

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La Sicilia di oggi k Le opere di grande o piccola mole che, durante il; tgnn d’Italia, si sono occupate, da diversi punti di vista, ell a Sicilia, non sono poche; ma poche veramente son

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quelle che con perfetta conoscenza dell’argomento, con giustezza di vedute e serietà di propositi si sieno accinte a studiare alcuno degli aspetti che nella vita di un popolo o di una regione hanno importanza di primo ordine. Le inchieste son certo una buona ed utile cosa — anche quando non valgano ad attuare quei rimedi che l’osservazione diretta ha rivelato come urgenti e necessari — per aver notizie eterogenee intorno a fatti e circostanze che concernono le attività della nazione: ma esse hanno un loro vizio di origine, che si va localizzando in relazioni lunghe e pesanti, naturalmente poco lette e consultate, anche da quelli che a leggerle e a consultarle avrebbero qualche interesse. Non si può quindi non accogliere con un senso di vero compiacimento quei libri che, preparati da un lungo lavoro coscienzioso e scritti con semplicità ed esattezza, si offrono, come informatori sicuri ed imparziali, a chiunque desideri, senza voler affrontare i lunghi e ponderosi in quarto delle inchieste, notizie attendibili sulle attività di una data zona del Regno. Il libro che G. Bruccoleri ha, pochi mesi or sono, pubblicato sopra una delle nostre maggiori isole (La Sicilia di oggi - Roma 1913) presso la casa editrice Athenaeum, è di quelli che per l’adeguata preparazione, la obbiettività e l’esattezza dell’indagine, la sobrietà e la limpidezza del linguaggio, più di ogni altro si raccomandano. E se il campo dell’indagine è unicamente limitato all’aspetto economico dell’isola, e se le osservazioni dettate da uno spirito di verità concernono dati e circostanze relative alla vita materiale, non mancano ed abbondano gli opportuni rilievi sulle conseguenze di questi fatti, sulle ripercussioni ch’essi hanno su altri aspetti dell’attività della regione, o sui fatti e sulle circostanze di cui essi medesimi sono effetto più o meno spontaneo, più o meno genuino. Coloro che ignorano la maggior parte del contenuto di questo libro, il quale è e vuol essere sopra tutto un libro di dati, non sono pochi; ad esso sarebbe, in modo speciale, da raccomandare a quegli illustri rappresentanti di sinistra o di destra, che rappresentano solo l’isola in Parlamento e che non siano solo preoccupati di conservare integralmente la loro buona posizione in faccia ai grandi elettori del collegio. Essi troverebbero in queste pagine, qualora volessero e sapessero leggerle con purità d’intenzione, non solo molte cose nuove -il che non potrebbe meravigliare affatto - ma molto di ciò che dovrebb’essere oggetto continuo della loro attenzione e dovrebbe regolare, all’occorrenza, la loro condotta politica. Tutto ciò se il Parlamento non fosse ormai il parlamentarismo, e se i rappresentanti della nazione non fossero ormai, oggi anzi più che mai, gli umilissimi servi degli elettori. Ma lasciamo stare il Parlamento e i parlamentari, e occupiamoci del libro del, Buccoleri, ch’è forse più interessante. L’economia siciliana è in ritardo. Ecco un primo fatto che in questo libro è illustrato perentoriamente per via di prove irrefutabili. Essa è in ritardo innanzi tutto per motivi dovuti a circostanze storiche in massima parte indipendenti dall’azione individuale, poi per motivi