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scienza, e la scienza aveva dichiarato l’inferiorità delta razza, affetta da tiegenerazione, da apatia, nate dalla tradizione, dall’analfabetismo, dal clima, ecc. Io non nego che qualcosa di tutto questo c’è in quelle popolazioni, ma ad arrivane al punto di parlare di razza degenerata,’ ci corre. E’ vero che qUei contadini e quegli operai non hanno appresa nè la marsigliese nè l’internazidnale, ma è vero pure che hanno il culto per la famiglia e per l’onore, e la tenacia ne’ propositi, qualità, che gli uomini degenerati ed apatici non possiedono affatto. Noi ammiriamo e giustamente gli eroi delle battaglie, i poveri oscuri eroi, che nel nome del dovere gittano la giovane vita, e dei quali raramente la storia tramanda il nome, come onoriamo tutti coloro che sinceramentie s’immolano per un santo ideale. Ma vi sono pure altri eroi, le cui...gesta si coprirono e si compiono tacitamente, lontano dalla nostra zona, e la cui opera ci -rimane ignorata, quasi completamente. E costoro sono quelli che compongono la grigia ed immensa legione degli emigranti, la folla eroica, che, armata di una vanga e di un pane breve, ha sfidato i pericoli portando il lavoro e la civiltà sopra terre deserte. Io non so — eccettuato quello del soldato, del missionario, della suora di carità o simile — quale altro eroismo si possa paragonare a codesto. Altro che razza decaduta ed apatica! Eppure quei contadini meridionali, abbandonati a sè stessi, inalveandosi per paesi lontani ove eravi bisogno maggiore di volontà e di braccia robuste, trapiantati in diverso ambiente, mutarono lande deserte in fiorenti giardini. ’ Quegli ’uomini, dalle rive ubertose del’Plata si slanciarono fin sotto le Ande, nella Patagonia, nel euquen, nelle provincie lontane del Perù e del Brasile. I floridi vigneti, la immensa produzione di grano per la quale la sola Argentina è diventata uno dei più grandi granai del mondo, tutto ciò è dovuto nella maggior parte alle braccia forti ed alla volontà costante di quel semi-barbaro che qui civilmente era stato abbandonato come un cencio a mori— ’ ne sul lastrico! Chi non è stato in quelle contrade non può equamente apprezzare in quale estimazione sono tenuti quei lavoratori nostri laggiù; stimati ed apprezzati non solo dagli argentini o dai brasiliani, ma dagli europei anzitutto,. francesi, inglesi e tedeschi che colà sono ancora possessori di vaste contrade. Qui da noi, come schiavi bianchi, erano obbligati per meno di una lira a lavorare dalle 14 alle 16 ore al giorno, ed era naturale, che la miseria, spingendoli nell’ozio, ne Tacesse tanti candiidati al. delitto. Ma in America, posti con la faccia rivolta al destino, questi uomini si trasformarono, divennero economici, senza vizi, senza alcool e senza delitti. L’emigrazione fu una disinfezione. La vita premuta dalle necessità urgenti fu per loro ’la grande maestra. E fu una disciplina della volontà. Se la rigenerazione di un popolo dipendente dalla ricostituì

zione della sua facoltà volitiva, gli emigranti ne sono un classico esempio. Anco la loro vita è,seminata di martiri oscuri ed gnorati, irrorata di sangue e di lagrime, una lotta contro le piccole tirannidi e le prepotenze. La storia loro, che è quella infine di una parte nobilissima della famiglia italiana, è una storia altamente interessante e drammatica e piena di ammaestramenti. Ma non per questo la loro marcia si arrestò e l’esercito restò sgominato. Altre falangi, altre schiere riempivano i vuoti e proseguirono avanti fino al successo. Quanti di quei poveretti, partiti anzi divelti dal loro nido,con la morte nel cuore, son diventati ricchi proprietari di terre, e direttori di fortunate aziende. Sono le vendette della fortuna:, ma è ancora un premio dovuto alla loro operosità ed al loro ardire. Spesso pei borghi agricoli, disseminati nelle plaghe immense dell’America del Sud, si celebra la festa non di questo o di quell’uomo politico, di’ questo o di quell’altro avvenimento mondano, ma in orhaggio ai più vecchi agricoltori, cioè agli uomini più arditi i quali furono esempio di lavoro onesto e fruttifero. Ora cominciano anco da noi ad essere compresi ed apprezzati. Forse col tempo si apprezzeranno meglio, e forse, a traverso del loro immane lavoro portato su lontane terre straniere, noi intenderemo meglio le virtù nascoste e fattive del nostro popolo meridionale, di quel popolo a cui, diceva il Villari, nessuno ha mai parlato al cuore, cioè con animo infiammato di carità e preoccupato delle sue strane vicende. Ma per giudicare per bene dei fatti; basta avvertire come quegli uomini siano stati capaci di spezzare la cerchia di ferro che li avvolgeva per soffocarli, e cercare altrove il pane e là libertà. E che meraviglia, se non occupandoci di essi, continueranno, ora che la via è stata aperta il loro esodo per lontane regioni? Libero Maioli. •

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