Pagina:Il buon cuore - Anno XIII, n. 10 - 7 marzo 1914.pdf/6

adattabilità stupefacente: s’occultano, piegano, s’ergono, si camuffano a meraviglia: occorre azione di vigilanza, azione di preghiera, azione di lotta. Una vita senza lotta non dà luce, senza sacrificii non dà profumo, senza fede subisce la più forte svaltdazione morale. B. R.

At-..9.(1.

414 414 414 Alt. 44.94-.

414.94

A

COMP/ASSIONE Quando incontro un poverello Solingo per la via Senza né pan nè ostello, Punge l’anima mia Un crudele rovello Per la sua sorte ria, lo chiamo fratello, con malinconia I suoi cenci rimiro, Contemplo nel suo volto Una storia di stenti, Pietosa i suoi lamenti Con tenerezza ascolto.... invano ahimè sospiro i Torino.

Contessa ROSA DI SAN M•RCO

Lunedì mattina, spirava serenamente una ben nota gentildonna:

CLELIA PASTA - FERRANTI Nel c -n-rente mese avrebbe compiuto il novantasettesimo suo anno. Quante memorie, quante tradizioni in quella vita longeva e serena, tutta intessuta di bontà, di arte, di santi amori! Nata da una grande artista — la celebre cantante Pasta — la signora Clelia ebbe geniali manifestazioni, che si trasfusero nel culto alla madre e a’ suoi ideali artistici e, più ancora, si ripeterono nella figlia Carlottina, la notissima virtuosa di pianoforte, della quale un illustre personaggio dicev: L’ugola dell’ava si è tr isfusa nelle dita della nipote. • •

I funerali riuscirono una commovente manifestazione di affetto. Sulla facciata della chiesa di S. Bartolomeo leggevasi una breve, ma bellissima epigrafe che metteva in evidenza le virtù della venerata Signora, la quale ha cessato di pregare in terra per continuare a pregare in cielo per i suoi cari.

Al Cimitero il Rev. Can. Mons. Luigi Vitali pronunciò il seguente discorso: Mi sia permessa una parola. È da cinquant’anni che io conosco la persona che noi qui piangiamo. L’ho conos-iuta in circostanze diverse della vita, or liete, or tristi. Come mi è sempre apparsa? Una bell’anima, un’anima superiormente cristiana, che aveva la fede per base, la poesia per forma; poesia che non la toglieva di considerare il lato serio della vita. Vedeva e sentiva Dio in tutto, dappertutto, nella natura, nella famiglia, nell’amicizia, nell’arte. L’anima sua mi pareva un’anima francescana, animata da una benevolenza universale: amava i fiori, gli uccelli, il cielo stellato, i tramonti: aveva squisiti i sentimenti di famiglia; si dilettava fra una schiera di amici, esultava nelle liete vicende della patria, gioiva delle bellezze dell’arte. Un’arte le fu specialmente cara, l’arte musicale, della quale aveva in casa un memorando ricordo nella madre, una cultrice appassionata e distinta nella figlia. est’arte aveva resa l’anima sua tutta un’armonia: u Le hote morali discordanti non avevano accesso presso di lei: non fu mai udita parlar male di nessuno: pensar bene di tutti, era come l’espressione abituale del suo spirito. Prima di partire per la campagna d’autunno, con pio presentimento, chiese ed ottenne di ricevere in casa, Cristo in s cramento; l’olio santo consacrò gli ultimi momenti di sua vita. Quale fosse l’ultima inspirazione di questa sua abituale elevazione era palese in quell’atto che aveva in uso di ripetere sempre, il segno della santa croce: era vera in senso assoluto per lei la frase: il segno di croce è il segno del cristiano: veniva spesso sulla sua persona perchè era sempre nel suo cuore. Consoli questo pensiero il cuore afflitto de’ suoi cari e specialmente della figlia che le tu indivisibile compagna sempre, e più in questi ultimi anni, e che soleva dire di vivere della vita di lei: perdere i propri cari è sorte di tutti, ed è doloroso per tutti: non però a tutti Dio concede il favore, come in questo caso, di aver potuto contiuuare con essi la vita sulla terra ad una così tarda età, sicchè in essi non era tanto da meravigliarsi della morte, ma della vita. Addio! anima buona: è tolta l’unione della presenza; resta l’unione della preghiera; tu prega per noi, noi pregheremo per te. AIM11111~~1111/ Breve e violenta malattia ci ha tolto un amico carissimo, un ottimo professionista, un padre esemplare,

l’Ing. GIUSEPPE SCOLA. Nell’al di là della vita, Egli ha portato un’anima intemerata, capace solo di bene, retta, amorosa, fedele alle più belle tradizioni. Dio aveva premiato l’amico nostro con una sposa ideale — la signora Angela Polti — e più tardi con figli maschi ben degni di tramandare il nome immacolato. La di lui salma da ’Milano è stata trasportata a Lecco, poco discosto dal famoso palazzo Manzoni al Caleotto, del quale la famiglia Scola è proprietaria. "9111191~1111.111~.

A Lecco si è dischiusa una tomba per accogliervi troppo preàto la salma di un concittadino da tutti amato:

LUIGI VITTORIO STOPPANI A Milano, dov’è mancato ai vivi, un numeroso corteo