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a qualda gente: Venite a vedere un uomo, il quale mi ha detto tutto quanto ho fatto: è egli forse il Crz sto? Uscirono dunque dalla città, e andarono da lui E in quel frattempo lo pregavano i discepoli: Maestro, prendi un poco di cibo. Ma egli rispose loro: Io ho un cibo da:ristorarmi, che voi.non sapete. I discepoli perciò si dicevano l’un l’altro: V’è egli forse stato qualcheduno, che gli abbia portato da mangiare? Disse loro Gesù: Il mio cibo è di fare da volontà di colui, che mi ha mandato, e di compiere l’opera sua. Non dite voi: Vi sono ancora quattro mesi, e poi viene la mietitura? Ecco ch’io vi dico: Alzate gli occhi vostri e mirate le campagne, che già biancheggiano per la messe. E colui che miete, riceve Ja mercede, e raguna frutto per la vita eterna: onde insieme goda e colui che semina e colui che miete. Imperocchè in questo si verifica quel proverbio, Altri semina, e altri miete. Io vi ho mandato a mietere quello, che vbi non avete g:avoraio. Altri hanno lavorato, e voi siete entrati nel lbro lavoro. Or dei Samaritani di quella città molli Credettero in lui per le paroie di quella donna, la quale attesstava, Egli mi ha detto tutto quello, che io ho fatto. Pui ifitú4 dunque da lui quei Samaritani, lo pregarono a trattenersi in quel luogo. E vi si trattenne due giorni E moCti più credettero in lui in virtù della sua parola. E dicevano alla donna: Noi già non crediamo a riflesso della tua parola: imperocchè abbiamo noi stessi udito, e abbiamo conosciuto, che questi è veramente il Salvatore del mondo. S. GIOVANNI, cap. 4.

Pensieri. La retta ragione nella scorsa domenica — confortata ed illustrata dalla voce e dagli esempi di Cristo — ci ha dato una concezione della vita umana assai diversa — anzi’ contradicente dal concetto generale umano. La vita umana — anche di per sè Considerata -- ha il suo valore nello elevarsi, nello staccarsi dal materiale, dal basso; nello spogliarsi delle sue esigenze esagerate. Cristo ha conforhto queka sublime teoria della elevazione e spiritualizzazione umana nella vittoria sua sopra la triplice tentazione, che Satana gli tende, ma questo dimostra Purtroppo, come fino a quel momento il mondo erasi Piegato ed inginocchiato a ben altra e diversa filosofia. D’altra parte l’altissima concezione e valore morale della vita ci deriva ed è illustrata dalla luce religiosa: dall’altra dice che l’uomo — solo e di per sè — ineluttabilmente, senza l’aiuto esterno — piegherà sempre verso il comodo, il piacere, e non verso la virtù, la lotta, il sacrificio, il dovere. Al mondo, che idolatra la vita-piacere, l’uomo cristiano grida che la vita vera è il dovere clelija vita stessa. Potrà ancora il mondo ammirare questa nostra filosofia, questa ardita concezione, ma il mondo ie sterà pur sempre impotente innanzi a tale idealità per la mancanza di religiosità, di spirito religioso.

Il brano evangelico d’oggi illustra quanto più sopra. La Samaritana s’interessa di Gesù fin da principio: la sua scortese risposta data dal pretesto politico mostra la voglia di una polemica, che risponde e risolve dei dubbi, che la rodono di giorno e l’abissano la notte. Stanca di poi d’una fatica quotidiana, s’interessa della’ parola di lisi, che le promette riposo... stanca di pretesti varii, vani, quante volte l’anima dell’incredulo dello.scettico, dei mondano, del peccatore sente l’allettamento soave della pace, della quiete religiosa: quanto è stanca dei continui travagli delle passioni d’ieri, come prevede furiosa la passione della Bimane... oh! come quest’acqua trista delle passioni umane (carne, superbia, avarizia!) mai non soffoca, non estingue, disseta... forse Gesù?! Ma di Gesù, del dogna rigido, logico, irreducibile nelle sue pratiche conseguenze della vita. Oh! sì, ha paura... le si vorrebbero addomesticate, più adattabili fra la legge, il dovere e le... passioni fameliche. Ed ecco pretestare — come la Samaritana — il diversivo religioso: cercare nella religione la quistione acuta, sottilizzare, distinguere, contradistinguere, sofisticare dove è luce, dove il dovere impone, dove un’autorità inconcussa impone. Oh! no: non è in questo o quel monte che si debba cercare Dio! il monte è pretesto: d’ora in avanti gli adoratori di Dio sono gli adoratori dello spirito nella verità e nella sincerità. E che mendicate allora i vani pretesti?! Perchè lamentare una mancata pace, una sfuggita quiete dello spirito quando questa pace voi non la cercate con sincerità e verità? Dio solo a questo patto si dona: Egli, luce, illumina i più oscuri angoli e meandri dell’anima, e — geloso — si ritrae se in quell’anima che deve essere altare di luce e virtù, s’asconde l’altare delle passioni e dell’umane, concupiscenze. Dissipiamo gli equivoci, togliamo i pretesti con cui ci reggiamo nelle nostre passioni, negli amori a ciò che Dio colpisce ed odia ed allora piegheremo a Gesù che non si nasconde a chi sinceramente lo chiede e gli promette ossequio sincero. Alla donna peccatrice si manifesta con semplicità divina: Io sono, quello che ti parlo! Si è Cristo che ti parla: ti parla un forte linguaggio, generoso, eroico: ti parla di lasciare l’idra delle passioni che non ti dissetò giammai: ti parla e ti invita fra i suoi: ti parla, ti commuove, t’aiuta. Da solo nulla potresti! Alle donne risposero i concittadini dicendo che la lor fede derivava dalle parole di Gesù, non dal testimonio di lei: ebbene così sia! Per reggerci, per durare in questa lunga tenzone contro ciò che ieri adorammo (mondo, carne, noi stessi), occorre la grazia sua: grazia — aiuto esteriore — che Dio non toglie, non nega a chi sinceramente gliela chiede e domanda. Ma non illudiamoci: le passioni nostre hanno una