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sia tassativamente prescritta; nè questa costrizione esteriore pone il più piccolo ostacolo al libero spaziare della sua divozione esterna. E così se l’attenersi fedelmente ai soggetti, ai tipi, ai simboli, ai motivi liturgici imbriglierà alquanto la fantasia dell’artista sacro, egli non dovrà lagnarsene; le sue opere guadagneranno in serietà, ed egli schiverà il pericolo, molto facile.a incorrere dall’artista che non è insieme teologo, di scolpire eresie o di disegnare superstizioni. ROMANUS.



Religione

Domenica di Settuagesima Testo del Vangelo. In quel tempo disse il Signòre Gesù a’ suoi discepoli questa parabola: E’ simile il regno de’ cieli a un padre di famiglia quale andò di gran mattino a fermare de’ lavoratori per la sua vigna. Ed avendo convenuto co’ lavoratori a un denaro per giorno, mandolli alla sua vigna. Ed essendo uscito tuoni circa all’ora terza, ne vide degli altri che se ne.Rtavano per la Piazza senza far nulla, e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna, e darovvi quel che sarà di ragione. E quelli andarono. Uscì anche di bel nuovo circa l’ora di sesta e la nona, e fece l’istesso. Circa l’undecima poi uscì, e trovonne degli altri che stavano a vedere, e disse loro: Perchè- state qui tutto il giorno in ozio? Quelli risposero: Perchè nessuno ci ha presi a giornata. Venuita la sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama i lavoratori, e paga ad essi la mercede, cominciando dagli ultimi sino ai primi. Venuti adunque quelli, che erano andati circa l’undecima ora, ricevettero un denaro per ciascheduno. Venuti poi anche i primi, si pensarono di ricever di più: ma ebbero anch’essi un denaro per uno. E riceputolo mormoravano Contro del padre di famiglia, dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un’ora, e gli hai uguagliati a noi, che abbiam portato il peso della giornata e del caldo. Ma egli rispose a uno di loro, e disse: Amico, io non ti ft) ingiustizia: non hai tu convenuto meco a un denaro? Piglia il tuo, e vattene:" io voglio dare anche a questo ultimo quanto a te. Non posso io dunque far quel che mi piace? Od è crytivo" il tuo occhio, perch’io son buono? Così saranno ultimi i primi, e primi gli ultimi: imperùcchè molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti. (S. MATTFO, Cap. zoi

I SS. Padri interpretarono questa parabola considerando l’infinita bontà di Dio, che non bada nè

al come nè al quando di nostra conversione: Egli • ci accoglie in qualunque ora della giornata: Egli a tutti dà la ricompensa del paradiso.’ Risposta solenne e perentoria agli isterismi dei giudizi umani, per cui noi anticipiamo — col guardo d’una spanna — i santi giudizi di Dio, quarti:io avviene la morte o la fine di persona non troppo f edéle.nè legata a Dio. Chi può dire che siasi rinutata alla chiamata.di:lui in quell’ultimo, supremo Istante?! Non ci è lecito, non è umano, non è cristiano disperare ponendo un, limite alla misericordia di Dio — della salute dei nostri fratelli pur traviati! Si può osservare ancora il solenne rimprovero del padrone agli operai oziosi, agli operai dell’undecima ara. Perchè li rimprovera dell’ozio loro? non potevano usare del loro- diritto, stando oziosi? Pare di no, almeno dalla vivacità del rimproVero: pare li abbia rimproverati perchè non si sono dati attorno in cerca di lavoro, perchè non si sono curati di fruttificare, perchè sono rimasti tutto dì meriggiando., Col nostro criterio essi usavano della loro libertà • il padrone non tollera l’ozio: per lui è grave, è degno di pena e di rimprovero la vita vuota, nulla, scioperata... Amici cristiani, come giustificare tante vite, esistenze di cristigni sola contenti di non far male, assenti d"ogni bene, contenti d’un formalismo religio, so, lontani e fuggenti ogni fatica, ogni pericolo di lotta, ogni cosa che sa di sacrifició? Chi può dire cristianesimo — forse perietto certe menti e in certi cuori grettissimi — una simile vita? Dio li rimprovererà d’oziosità, di neghittosità, nè vorrà premiare. mai il servo cattivo ed inutile che non trafficò e nascose il talento ricevuto. Ci fa poi avvisati Gesù come delle nostre avventurate vocazioni alla religione non sia il caso di gloriarci e insuperbire: non potrebbe darsi che ci sopraggiungesse o non ci superasse il chiamato dopo di noi, forse all’ultima ora? E’ così raro il caso, così ipotetico da non aver mai osservato un fortissimo risveglio dove meno lo si sospettava, e non trovarlo dovè era lecito o logico supporlo, o trovarlo così turbato e frammisto a cure od anche ad umane sollecitudini?

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Potrebbe qui toccarsi la quistione sociale. Per vero se tutti i padroni d’oggi fossero come il padrone del Vangelo o detta quistione non sarebbe nata, o nata sarebbe morta fin dal principio. Lo so: vano è sperare — nell’attuale egoismo — il modellarsi sul padrone evangelico. Se lo tentassi farei ridere per la mia ingenuità: non sarei ascoltato da quelle orecchie, da quelle menti e cuori, che non odono, non apprezzano e non amano che l’oro, il grande, l’unico, mezzo per garantire la grande vita! Lo so, lo so! So ancora che — appunto per questa _mentalità --il sottosuolo sociale brontola, armeggia e manda tali