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genus hominum suDerstitionis novae et maleficae, colpiva tutto il corpo sociale cristiano non di Roma soltanfO, ma di tutti i luoghi, ove esso si trovasse e lo colpiva illiMitatamente senza alcun termine di tempo; si veniva cioè a creare il crimen specificum, l’essere cioè cristiano. Perciò avvenuto l’incendio, per essere coerenti, si credette necessario di emanare le leggi contro i cristiani, condannandoli quale corpo sociale, per i delitti che loro si attribuivano. Da alcuni si è creduto che il primo persecutore legale del cristianesimo sia stato Traiano. Ora niente di più falso. Infatti Tertulliano ci fa sapere, che Traiano col suo rescritto a Plinio il giovane temperò le leggi contro cristiani, proibendo la loro ricerca; «leges istae... quas Traianus ex parte frustratus est, vetando inquiri christianos» (Apol. V.). Inoltre nella lettera di Plinio il giovane a Traiano si trova la frase seguente: «cognitionibus de christianis interfui nunquam». Ciò significherebbe che prima di lui si erano già intentati dei processi ai cristiani; ora tali processi fanno presupporre violazioni di leggi preesistenti. Finalmente, come già si è avuto occasione di notare, Traiano, rispondendo con un rescritto, ammetteva la preesistenza di disposizioni legislative nel caso di cui si trattava; i rescritti infatti generalmente si davano per l’esecuzione e l’interpretazione di leggi già emanate. Dobbiamo dunque ritenere, che il cristianesimo, abbia avuto la sua condanna legale prima di Traiano, anzi che siffatta condanna per la prima volta fu data da Nerone. Tertulliano lo afferma esplicitamente e non una volta soltanto, ma più volte. Il severo Africano scrive nel suo opuscolo Ad nationes: «Principe Augusto nomen hoc (christianum) ortum est, Tiberio disciplina eius inluxit, sub Nerone damnatio invaluit, ut iam hinc de persona persecutoris ponderetis: si pius ille princeps, impii christiani.... si iustus, si castus, iniusti et incesti Christiani, si non hostis publicus, nos publici hostes; quales simus, damnator ipse demonstra vit, utique aemula sibi puniens. Et tamen permansit erasis omnibus hoc solum institutum Neronianum, iustum denique ut dissimile sui auctors» (I, 7). Nell’Apologetico si esprime ancora pii!, chiaramente: «Ut de origine aliquid retractemus huiusmodi legum vetus erat decretum, ne qui deus ab imperatore consecraretur, nisi a Senatu probatus (t). Nisi homini Deus placuerit, Deus non erit. Homo iam Deo propitius esse debebit. Tiberius ergo, cuius tempore nomen Christianum in saeculum introfvit, annuntiatum sibi ex Siria Palaestina quod illic veritatem illius divinatis revelaverat detulit ad Senatum cum praerogativa suffragii sui. Senatus, quia non ipse probaverat, respuit; Caesar in sententia mansit, comminatus periculum accusatoribus Christianorum. Consulite commentarios vestros; illic reperietis primum Neronem in hanc sectam cum maxime Romae orientem Caesariano gladio ferocisse. Sed tali dedicatore damnationis nostrae etiam gloriamur. Qui enim scit illum, intelligere potest, non nisi grande aliquod bonum a Nerone damnaturn...

«Quales ergo leges istae, quas adversus non soli exequuntur impii, iniusti, turpes, truces, vani, dementes? Quas Traianus ex parte frustratus est ve tando inquiri qhristianos, quas nullus Adrianus, quanquam curiositatum omnium evplorator, nullus Vespasianus, quanquam Judaeorum debellator, nullus Vero impressit?» (cap. V). Al capo XXI parimenti si legge: «Discipuli vero diffusi per orbem, ex praecepto magistri Dei paruerunt, qui et ipsi a Iudaeis persequentibus multa perpessi, utique pro fiducia veritatis libenter, Romae postremo per Neronis saevitiam sanguinem Christianum seminaerunt». Ugualmente nel capo XV dello Scorpiace scrive: «Et si fidem commentarii voluerit haereticus, instrumenta imperii loquentur, ut lapides Jerusalem. Vitas Caesarum legimus: orientem fidem Momae primus Nero cruentavit. Tunc Petrus ab altero cingitur, cum cruci adstringitur. Tunc Paulus civitatis Romanae conseguitur nativitatem cum illic martirii renascitur generositate». Alle affermazioni di Tertulliano corrispondono pure quelle di Svetonio e Tacito, nel designare Nerone quale primo persecutore legale del cristianesimo. Svetonio nella sua vita dei Cesari, fra le diverse disposizioni emanate da Nerone, cita pure quella che si riferiva ai cristiani. Scrive infatti: «Multa sub eo (Nerone) et animadversa severe et coercita nec minus instituta: adhi bitus sumptibus modus; publicae coenae ad sportulas redactae; interictum ne qui in popinis cocti praeter legumina aut holera veniret, cum antea nullum non obsonii genus proponeretur; afflicti suppliciis christiani, genus hominum superstitionis navae et maleficae; vetiti quadrigariorum lusus, quibus inveterata licentia passim vagantibus fallere ac furari per iocum ius erat; pantomimorum factiones cum ipsis simul relegatae» (Nero 16). Secondo Svetonio adunque i cristiani furono oggetto di speciali provvedimenti legislativi da parte di Nerone. Tacito parla dei cristiani a proposito dell’incendio di Roma. Ma l’eminente storico romano è il primo ad escludere che siano stati condannati quali autori dell’incendio; scrive infatti: «Igitur primum correpti qui fatebantur, deinde indicio eorum multitudo ingens, haud perinde in crimine incendii, quam odio humani generis convicti sunt». Ora, se il tentativo di Nerone di far punire i cristiani, quali autori dell’incendio, rimase frustrato, e li fece invece condannare in odium humani generis, bisogna supporre che sia ricorso a qualche provvedimento legislativo, per regolare tale procedura; le parole di Tacito «odio humani generis convicti sunt» lo indicano chiaramente; infatti la pena sarebbe stata inflitta in seguito a tale convinzione, dell’odio cioè al genere umano. Su questo punto merita di essere citato Sulpizio Severo. Questi sebbene abbia scritto la sua Chronicon dopo il 403, tuttavia la sua affermazione è importantissima. Egli era un giurista di primo ordine è nello scrivere la sua Chronicon, quanto alla parte giuridica dovette essersi necessariamente ispirato al trattato d’Ulpiano

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