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Anno XIII. 17 Gennaio 1914. Num. 3.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —I Cristiani e l'incendio di Roma.
Religione. —Vangelo della II domenica dopo l’Epifania. Gravi danni causati dalla siccità e dalle cavallette. — Gli angeli della carità. — Serate Valdostane — La Società «Amici del Bene».
Beneficenza. —Assemblea Generale delle Patronesse dell’Opera Pia Catena. — Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi. — Un caso pietoso. — Per la Provvidenza Materna.
Notiziario. —Necrologio settimanale. — Diario.

Educazione ed Istruzione


I Cristiani e l'incendio di Roma1


Il prof. Carlo Pascal in una sua monografia «L’incendio di Roma e i primi cristiani», dopo avere scagionato Nerone dall’incendio del 64, per essere senza valore gli annedoti e osservazioni di Svetonio e Dione Cassio per aver avuto Nerone indole più di vile malvagità che di feroci iniziative, pretende dimostrare che l’incendio fu appiccato dai cristiani stessi. «Era viva tra loro l’aspettazione di un rinnovamento sociale che, sterminati gli empi, effettuasse il sogno vagheggiato dell’uguaglianza umana e il regno della giustizia. Specialmente i tanti schiavi convertiti alla nuova fede, dovevano sentire prepotente la brama di una rivendicazione, e a tali idee si accostavano facilmente quei malvagi, che formano il substrato tenebroso della società, sempre pronto a spuntar fuori nei giorni torbid e abbandonarsi ad ogni eccesso. Eran forse questi», soggiunge il Pascal, «coloro contro i quali moveva lagnanze S. Paolo nella sua lettera ai Filippesi, chiamandoli nemici della croce di Cristo (III, i8), la fine dei quali è la perdizione, il Dio dei quali è il ventre, i quali della propria confusione fanno gloria(III, 19). Questi fanatici, sentendo annunziare come imminente la fine del mondo e il ritorno di Cristo, pieno ancora

l’animo delle idee pagane, diffuse specialmente tra gli stoici, di una combustione cosmica, qual meraviglia abbiano concepito e attuato di bruciar Roma, credendo essi di affrettare le vie del Signore? E che l’abbiano fatto è testimonio Tacito, il quale nel capitolo 44 del XV libro degli Annali espressamente dice, che i primi arrestati confessarono di essere stati gli incendiari». Ora questa opinione è falsissima e non risponde in alcun modo alla verità storica. Infatti, fra tutti gli scrittori che hanno trattato dell’incendio di Roma, non se ne trova neppur uno che incolpi di tal delitto i cristiani. Svetonio lo addebita direttamente a Nerone e quando tratta dei cristiani e dei provvedimenti presi a loro riguardo, non fa allusione alcuna all’affare dell’incendio. Dei cristiani si tratta in una serie di provvedimenti, che erano adottati da Nerone per il pubblico bene. Di essi si dice semplicemente, che furono condannati al supplizio i cristiani gente di superstizione nuova e malefica (capito]. t6). Ora avrebbe fatto certamente buon giuoco agli scrittori del paganesimo di riversare sopra questa gente di superstizione nuova e malefica l’accusa dell’incendio, se di esso fossero stati ritenuti capaci. Nè questa accusa può basarsi sull’idea escatologica dell’imminente rovina del mondo; poichè, se anche vi furono alcuni fra i primi cristiani che poterono illudersi su tale cataclisma, male interpretando alcuni passi del Vangelo e delle Sacre Scritture, tuttavia il carattere di quei primi cristiani eri ben lungi, come osserva anche il Negri, da renderli capaci di tanto delitto. Quanto poi al passo di Tacito, dal quale il Pascal vorrebbe dedurre la confessione da parte dei cristiani stessi d’essere essi gli autori dell’incendio, si deve osservare, che lo storico i-ornano sebbene partecipasse alla comune avversione contro i cristiani, (invisos) evidentemente credendoli rei di atti infami. (flagitia) e di sentimenti ostili alla società (od;um generis humani), onde li chiama sontes e li dichiara meritevoli delle più esemplari punizioni, tuttavia non li credeva colpevoli d’incendio, perchè li presenta come rei subditicii,, o falsamente accusati. Donde consegue, che quando egli scrive: «furono arrestati prima quelli che confessavano», evidentemente vuole affermare quelli che confessavano di essere cristiani, non già di essere incendiarii; Tacito infatti dice che confessavano non di

  1. Dal libro- CHIESA E STATO dí A. Giobbio, di imminente pubblicazione presso la Casa Editrice L. F. Cogliati di Milano.