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IL BUON CUORE
sconfinati campi del genio, divino esercito che si è or ebbero ad accorgersene già dai primissimi anni. Per dinato ed ha apparecchiato le proprie armi nelle si chè il piccolo Biagio, non appena ebbe acquistata la
lenziose trincee di un fraterno compianto e di un rac virtù della parola e la prima diretta conoscenza delle
coko anelito, d’innanzi a Dio, nella Sua luce.
cose, diede segni tali di straordinaria intelligenza, spe In una antica stampa del tempo, ho veduto un
cialmente per la natura di quelle quistioni che sogliono
giorno il disegno dell’abbazia di Port-Royal, quale do porre tutti i bimbi allo schiudersi della loro novissima
veva essere durante il periodo della stia più strenua
mente, da meravigliare non solo i genitori, che sono,
vita. Nel mezzo, il chiostro con l’angusto cimitero e il dormitorio delle suore e la piccola chiesa e il Fiar estranei tutti, e, fra costoro, chi minor ragione aveva
dìnetto a solatio e l’acuto campanile della rinascenza che si eleva crociato verso il cielo come un sospiro;
d’altronde, così prOclivi a sì fatti compiacimenti; ma gli ad una particolare tenerezza di simpatia. Ben poco di cotesto legittimo. orgoglio ebbe a fruire
intorno, le ben ordinate e candide casette degli ospiti,
la madre del piccolo prodigio. Essa mori nel ’corso
con d’innanzi pochi palmi di terra fiorita e i filari di
della sua puerizia: ed il padre raccolse da lei il pietoso
alberelli alla entrata maggiore; poco discosto, un piccolo immoto lago, sopito nel silenzio senza confini. E
mandato di quella educazione. Comprendendo d’aver a che fare con una intelligenza di ordine veramente su la vita di quel lontano seicento m’è apparsa tutta.in periore, per meglio eseguire il proprio cómpito, egli
tera in una ritornata visione di grande pace e di in decise di abbandonare ogni qualunque occupazione e
tatto oblio. Ho veduto le pietose consorelle nell’atto
di trasferire la dimora di tutta la famiglia, costituita
di una preghiera o di una meditazione, tutte e sempre chiuse nell’eburnea torre della loro fede; ho veduto
dal piccino e da, due altre tenere figliuole, a Parigi. E nell’inizio della propria opera adottò un sistema che
gli ospiti profondati nella contemplazione e nello stu si potrebbe chiamare induttivo, incominciando cioè a. dio di verità sublimi, oltre i sensi, oltre la vita, o pas mostrar innanzi tutto al bimbo la ragion formale di o seggianti in una tregua feconda di pensieri lungo le rive e i silenzi del picéolo lago; ho veduto Pascal e gni cosa, per avviarlo poi allo studio teorico delle molteplici discipline del sapere. Volle dare un carat stenuato e morente, l’ho udito chiedere, nel raggio del
tere eclettico a un così fatto insegnamento; e cercò
suo divino amore, di poter soffrire, di poter soffrire
di condurre il piccolo allievo sul terreno degli argo senza fine, di poter soffrire senza scampo, perchè il
menti più variati.
dolore era l’unico stato nel quale egli si sentiva vicino a Dio...
Se non che, nel delicato e misterioso congegno della
Ma ritorniamo nel tedio del nostro’ presente e salu nostra mente, noi tutti abbiamo, acuti od ottusi che la natura ci abbia voluto fare, qualche più o meno
tiamo Costoro, dalle lontananze onde non son stati
irrefrenabile tenerezza per questo o per quel ramo della
travolti. Quella decina d’anni che va dal 162o al 1639,,Ifu
umana sapienza. E il nostro Biagio (peccato che il gentile nome di Blaise soffra tanto nella traduzione
per la Francia letteraria una vera epopea di nascite
italiana!) appena dodicenne, cominciò a dimostrare
illustri. Nel 162o vedeva la luce Molière; lo seguiva,
una straordinaria disposizione intellettiva per le scien l’anno appresso, La Fontaine; poi, nel 1625, Bossuet;
ze esatte, ed in particolar modo, poi, per la geometria.
e due anni non passavano ancóra dala nascita di Mme
Suo padre, che voleva riservare da ultimo l’insegna de Sévigné.
mento di cotesta scienza, it4endendo prima che il fi Né è tutto. Dalle ignote lontananze del comune no gliuolo si perfezionasse nelle lettere greche e latine,
stro mistero, quasi volutamente innestando la propria
alle insistenti preghiere di lui perché lo avviasse sen vita tra quei grandi, il 19 Giugno del 1623, per una
z’altro al tanto desiderato studio, aveva sempre rispo via maestra era entrato nel mondo Biagio Pascal. La
sto negativamente.
piccola città di Clermont, nella montagnosa Alvergna,
Che cosa fa allora, il piccolo ardente discepolo? De aveva avuto cotesto onore. Stefano Pascal, coscien cide di studiar la geometria, egli tutto solo, senza li,
zioso magistrato del governo di Luigi XIII, ed An bri e senza maestri. Avendo saputo dal padre, per
tonietta Regon, avevano sorriso su la sua culla con
una di quelle frequenti domande onde pareva il suo
quella gioia e con quella speranza di che sorridono sempre i genitori al primo albore di una attesa crea tenero cervello non essere mai sazio, che la scienza di
tura. Non vana gioja e non vana speranza, la loro. Più
ciare delle figure esatte ed a trovare le proporzioni tra le medesime esistenti — egli riesce a mettere insieme
che con,il cuore, con la ragione che non inganna, essi
vari gruppi di linee, il complesso delle quali sa rendere’
Euclide era precisamente quella che insegna a trac