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386 IL BUON CUORE


formano un terzo del Continente Nero. Milioni di indigeni parlano la nostra lingua, ubbidiscono alle nostre leggi, si stringono intorno alle nostre bandiere. Ai prodi esploratori che per i primi visitarono queste contrade, agli ufficiali e ai soldati che versarono il loro sangue per una più grande Francia, rendiamo a fianco di questi, i pionieri di questa colossale opelargo e meritato omaggio: ma non dimentichiamo, ra di civilizzazione, coloro ché ci conquistarono,’ uomo per uomo, le popolazioni indigene, coloro che insegnarono ad esse il nome e la lingua della Francia, il rispetto e l’amore per il nostro paese: i missionari!» A questo punto l’articolista ricorda i primi eroici tentativi dei missionari, accennando anche ad uno dei più salienti episodi dell’opera di penetraziorie nell’Africa selvaggia, all’avventura mortale corsa venti anni fa dal missionarie, padre Allaire che per poco non rimase vittima dei Bondios. Questo popolo di cannibali, accampato nell’Oubanghi, accolse il missionario europeo con cortesi dimostrazioni di ospitalità. Ad un tratto, dopo essersi eccitati con grandi grida, gli indigeni gli si slanciarono contro per impadronirsene. 11 missionario fuggì attraverso la folta vegetazione della regione, e malgrado l’inseguimento feroce e la pioggia pericolosa delle zagaglie, potè raggiungere la riva del fiume, gettarsi in acqua è ridursi a salvamento a bordo del vapore Leone XIII, che lo aveva trasportato fino a quel punto. Ma non sempre il missionario trova una simile accoglienza. Spesso le popolazioni, per quanto allo stato selvaggio, non hanno abitudini così crudeli. Allora il missionario si ferma e costruisce una piccola e molto primitiva capanna. Di lì a qualche giorno, un’altra costruzione, anch’essa assai primitiva, viene designata a cappella, poi il missionario si addentra nel paese, fa il suo ingresso nei villaggi, vince tutte le diffidenze, accosta piccoli e grandi, si improvvisa ingegnere, maestro, giudice, medico, veterinario. La battaglia iniziata dalle missioni è contro l’antropofagia e la schiavitù, massimamente; ma ve ne è un’altra non meno importante di questa ed è la bat, taglia dai missionari sostenuta in nome della fede a favore della scienza. Dalle scoperte archeologiche alla lotta contro la terribile mosca tsè-tsè, alla utilizzazione del ragno della seta, alla costruzione degli osservatori, alla intensificazione della coltivazione degli alberi utili è tutto un lavoro pazientissimo di indagini e di iniziative ammirevoli, le quali, oltrechè di, grande beneficio alle regioni interessate tornano utili alla intera Europa.

Tutto questo senza contare l’opera umile e diuturna della civilizzazione degli indigeni, dall’alfabeto alla macchina da scrivere, dall’uso dell’ago a quello della macchina per cucire, dall’arte- del vestire a quella di abbellire le capanne, di conservare gli alimenti, di coltivare la terra, di adattare tutte le cose vive e tutte le cose morte ai vanti bisogni dell’uomo. Le. Lectures osservano che questa grande opera di bene, che è poi anche una grande afiermazione patriottica, si compie in speciali condizioni, le quali stanno a significare lo spirito di sacrificio assoluto che anima i missionari. Infatti, secondo le statistiche più rigorose, ciascuno di essi non riceve dalla terra madre che un sussidio di sei soldi al giorno. L’articolista mette a conclusione del suo articolo una assai amara osservazione, che deve servire di monito e di incitamento anche a noi italiani. a Quando — è detto nella conclusione — si è grado di ammirare risultati così grandi ottenuti con così poca spesa si comprende come in tutti i paesi del inondo i governi si onorino di profittare della iniziativa dei missionari e si affrettino ad incoraggiarli con ogni mezzo. Non facciamo di meno in Francia! Le nostre congregazioni, stabilite all’estero, devono affrontare grandi difficoltà per reclutare i loro membri; i novizi. Gli ordini religiosi francesi vedono aumentare il numero dei loro aderenti stranieri, i quali provengono dai paesi ove essi si sono stabiliti dopo la cacciata di Francia. Quando i superiori francesi saranno morti, saranno elementi forestieri che li sostituiranno e la Francia perderà uno dei suoi più potenti mezzi di influenza. Già se ne vedono gli inizi. L’Italia, ad esempio, si prepara a disputarci in Oriente il predominio che noi fino ad oggi esercitammo sopra i cattolici, inviandovi legionir.di religiosi alle quali essa concede i fondi derivanti dal pagamento della indennità per la guerra di Cina. La Francia si rassegnerà a questo stato di cose senza far nulla per riguadagnare il terreno perduto? Per farlo le basterebbe utilizzare senza riserve lo zelo dei suoi missionari, i quali altro non domandano che di servirla al prezzo degli sforzi i più penosi, dei sacrifici più duri, nel cui novero essi non hano mai esitato a mettere anche quello della loro vita». Parole amare queste, Ma profondamente giuste, che gli italiani dovranno bene imprimersi nella mente. Eviteremo noi gli errori della vicina sorella latina? Ruth. Il libro più bello, più completo, più divertente che possiate regalare è l’Enciclopedia dei Ragazzi