neppur chiamar la selvaggina perchè il più delle
volte, è «preparata» con tanta cura che si avrebbe
quasi il diritto di ritenerla addomesticata.
I fagiani e le pernici che popolano queste boscaglie
non hanno mai provato le gioie e i terrori del nido
appiattató tra le forre: sono semplici prodotti di
uova importate e fatte covare da bipedi molto meno
nobili.
La caccia classica, tipicamente indigena, è ancora
la caccia al a grouse» (Lagopus scotiens) che ha luogo appunto in questo periodo dell’anno. _
Gl’inglesi (che lo possono) hanno, come è noto,
vari modi di passare le vacanze estive. Taluni Si spingono in Isvizzera a godersi la vista dei ghiacciai e
gli strenui piaceri dell’alpinismo, altri frequentano
le spiaggie francesi o le stazioni d’acque tedesche, altri più semplicemente si recano a far visita ai loro amici in campagna. Ma uno dei modi più caratteristici nell’alta società è quello di recarsi alla caccia del
grouse.
Le altre selvaggine (per cui la caccia si inizia più
tardi) si possono trovare in tutte, o quasi, le campagne del Regno Unito; ma il grouse esiste solo nella
Scozia e nel Nord dell’Inghilterra e del Paese di Galles, ed abita essenzialmente nei così detti moozs: vaste estensioni di terreni montuosi incolti e per lo più
incoltivabili, coperti di eriche color rosa-violaceo.
Tali terreni privilegiati hanno un valore commerciale considerevole: vengono affidati per un mese’ o
due, nella stagione di caccia, a prezzi quasi favolosi. Un piccolo moog sul quale si ammassino un duecento paia di uccelli, (i gruses si contano sempre a
paia o graces si paga -da 200 a 300 sterline!
Quelli più vasti costano, naturalmente, assai più
e salgono sino a parecchie migliaia di sterline.
L’aristocrazia terriera scozzese Possiede molti beni
nelle Highlands e ne ricava un profitto magnifico solo affittandoli in parte durante il periodo di caccia.
Terreni deserti ed inospiti, senza un palmo di coltivazione, vengono, in tal modo, ad essere una fonte
d’income delle più vantaggiose. Pochi mantengono
i moors in proprietà per cacciarvi privatamente: si
tratta di lusso riservato ai sovrani della ricchezza
terriera.
L’inglese, del resto, non caccia mai solo. E ciò
rende la funzione alquanto complicata. Bisogna far
gli inviti giudiziosamente, in modo da non avere né
troppi ne pochi tiratori, essendo il numero egli uccelli che si possono uccidere stabilito nel contratto
d’affitto, tanto che si tiene conto esatto di ogni
volatile ucciso.
Vi è poi una nota di color locale, caratteristica. I
cacciatori, originari o meno, delle Highlands vestono
tutti il tradizionale costume scòzzese che consiste in
una giacca corta di velluto nero con bottoni d’argento, a gilet» nero aperto e il classico a kilt D: una
sorta di gonnella che arrivi al ginocchio, di color vario a seconda dei varii clans o tribù territoriali, con
una borsa di pelo bianco di capra, appesa sul davanti. Le calze lunghe di lana lasciano scoperti solo i gi
nocchi e su la spalla sinistra è appeso una specie di
mantello o plaid di colore simile ala kilt».
Questo costume, salvo lievi mutamenti, era una volta generale nelle Highlands. Venne proibito dopo la
rivoluzione del 1745, quando gli Highlanders combatterono dalla parte del Pretendente. Ora è risorto
per iniziativa di alcuni lords, cultori delle tradizioni
locali, e il suo uso ricevette, anni or sono la consa
crazione ufficiale da parte dello stesso re Edoardo,
che volle indossare durante le pubbliche cerimonie
quando fu a visitare il paese, ospite di lord Rosebery.
Ma ciò riguarda, naturalmente, la sola caccia al
grouse. Per le altre la varietà delle mode e dei modi
è infinita, benchè, in fondo, la scena sia quasi sempre la stessa.
Generalmente, la caccia si fa a battuta e con un
complesso di norme che le tolgono a priori ogni -attrattiva di avventura. Si riduce, in ’sostanza, a una specie
di tiro... al piccione, con una qualità meno comune di
vittime predestinate. L’ospite padrone concede sempre i migliori posti agli invitati, ma chi, fra questi,
non sappia mostrarsi buon tiratore, può quasi esser
certo di non ricevere più altri inviti. Un doppietto
quotidiano non basta: i tiratori esperti sogliono sempre fare un doppio doppietto, ossia abbattere almeno quattro volatili di un solo storno, tirando quattro
colpi consecutivi. Bisogna però notare che, in quasi
tutte le partite, ogni cacciatore è seguito da un servo
che ricarica e. porge lestamente i fucili di ricambio.
Ad ogni modo, quando le vittime non sommano a centinaie,. la caccia è considerata un insuccesso e l’ospite suole generalmente chiederne venia agli invitati,
ripromettendosi la rivincita per il gorno appresso.
In quanto alle varazioni sentimentali dei cuori femminili su la strage degli innocenti volatili, ne sono
pieni solo i romanzi di Tauchnitz. La realtà è ben diversa...
Comunque, le stragi condotte con tanto accanimento
non tardano a spopolare i parchi e le foreste, ed è
perciò che la stagione di caccia non può durare, in
ogni castello, che poche settimane. I grandi signori
a cui la più o meno avita fortuna concede il lusso di
avere parecchi castelli, passano, con un nuovo corteo
di invitati, dall’uno all’altro. Senza un largo numero
di inviti la caccia non ha alcuna attrattiva: le brigate non si prefiggono certo di godersi in pace la libertà delle campagne inglesi o delle montagne scozzezi.
L’etichetta venatoria impone anzi un fasto che la
stessa metropoli non esige.
Ogni castellano si dà cura di superare il vicino. In
certi romiti castelli scozzesi impiantano persino, durante l’epoca della caccia, uffici telegrafici provvisorii, perchè gli ospiti abbiano a trovarvi tutto il confori che loro offre abitualmente il club cittadino.
Le partite s’iniziano, generalmente, verso le otto
del mattino per terminare verso le cinque o le sei di
sera, intrammezzate, beninteso dal classico lunch all’aria aperta. Alle otto, padroni ed ospiti si riuniscono nel castello per il pranzo e qui la scena è ben poco