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IL BUON CUORE 347


trovato un Veuillot benevolo; purtroppo per altro il polemista cattolico ebbe troppo raramente l’occasione di esercitare questa sua benevolenza.

Il Veuillot scrittore, romanziere, poeta, critico, erudito meriterebbe uno studio o un cenno più ampio che non il polemista e giornalista.. Quanto al prosatore il Remusat e il Saint-Beuve lo ritenevano degno d’un fauteil all’Accademia, e Giulio Lemaitre, giudice competente in materia, la definisce «uno dei cinque o sei grandi prosatori del secolo XIX» nella letteratura francese. Del poeta, oltre le Satire e le Serpi, basterà ricordare quel volume postumo Cara ch’ebbe anche recentemente un così profondo ammiratore in Emilio Faguet. Il Roma e Loreto, il Profumo di Roma, gli Odori di Parigi formano a così dire una trilogia logica e psicologica che si integra; e di cui forse si ricordò, con intendimenti antagonistici, Emilio Zola quando si accinse alla infelice pubblicazione delle sue Trois villes. Coincidenza strana: l’uno in Loreto esalta la virtù dei miracoli, lo splendore della grazia, la luce della fede: in Roma la maestà, la bontà, la santità del Cattolicismo; e infine se il profumo di Roma balsamò l’anima sua, gli adori esalanti dalla nuova Babele lo soffocano; non è più la rosea e dorata visione, ma il quadro doloroso e cupo; tutte le,cancrene sociali, tutti i vizi, tutte le miserie e le infamie germinate dalla corruzione moderna; l’altro in Lourdes invece si sforza di non vedere che l’allucinazione, la suggestione di quelli che credono, in Roma la pompa vana, l’ipocrisia che inganna, la formula che infetisce il pensiero, e finalmente in Parigi la Gerusalemme beata dell’avvenire: opere antitetiche, cristiana l’una, pagana l’altra: così prima ancora che il veleno letale corresse a fiumi la Francia, la Provvidenza preparava a quella nazione l’antidoto efficace e salutare. Il Profumo di Roma, pensato dapprima come un unico ed esclusivo canto d’amore, fusione di storia, di poesia, di affetti religiosi, gli riuscì quasi suo malgrado un libro di battaglia al tempo stesso che la viva ed alta espressione di un lirismo sincero e comunicativo. Con gli. Odori di Parigi mirava a completare il significato morale e dottrinale del Profumo di Roma: voleva secondo le sue stesse parole -porre in contrasto la città dello spirito che risana c la città della carne che uccide. E qui facilmente la foga del suo temperamento lo trascinò nel più vivo della satira sociale; con uno stile acre e corrosivo, che incide e che brucia, egli osservò l’immenso vampiro da ogni lato e sotto ogni luce. Ma non bisogna dimenticare i Libres Penseurs, tura di costume, satira terribile del secolo e della società: bozzetti, pastelli e medaglioni dipinti cno inarrivabile maestria e con mirabile rapidità di tocchi ed evidenza di espressione; libro ammirevole in cui la verità non si nasconde dietro pietosi eufemi

smi o silenzi colpevoli ma appare agli occhi senza fronzoli e senza reticenze, ed ogni cosa ha il proprio nome, ogni persona il proprio carattere, ogni carattere l’appropriato giudizio. a Il libro dei Liberi pensatori — lasciò detto Alfredo Nettement — è scritto da un libero dicitore». Il romanziere — l’autore dell’Honnéte femme, di Corbin et d’Aubecourt, dí Pierre Saintive, di Historiettes et fantaisies — potrebbe anche dirci quanto sia antica la mufierie di certi critici, troppo pronti a facilmente scandalizzarsi e che non sanno distinguere tra l’arte malsana e corruttrice e l’arte forte e purificatrice animata da nobili sensi di elevazione e da gagliardi impulsi di battaglia, anche quando l’audacia la spinge ad affrontare il male per metterne in luce l’ipocrisia o la bruttura. «E’ superfluo notare — scrive a questo proposito l’abate Halflauto — ch’egli non merita per nul a il rimprovero d’immorale che i tartufi della critica gli hanno rivolto e che sono persino riusciti ad.accreditare». Eppure contro l’Honnéte femme — questa specie di «Madame Bovary» concepita e scritta cattolicamente — la sciocca e -immonda accusa fu scagliata e vi furono dei farisei che si picchiarono rumorosamente il petto deplorando la a pornografia» di Luigi Veuillot romanziere e gridando allo scandalo.

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Ma le luci che emanano dalla figura di quest’uomo e dall’opera sua non vanno — come è del resto proprio di tutto ciò che è umano — scompagnate da ombre e penombre e sarebbe ingiusto il tacerle. Lo spirito combattivO dell’uomo, l’innato temperamento polemico e aggressivo dello scrittore, le sue rudi origini plebee e le sue malcelate tendenze democratiche, il suo stesso fervore di neofita, venuto alla fede per una conquista del proprio spirito e dominato quindi da una passione gelosa e quasi inconsapevolmente proclive all’esclusivismo, tutto il suo habitus mentis rigidamente consequenziario aborrente dalle mezze misure e dalle formule conciliative, incapace di distinguere tra l’opportunismo e il senso della opportunità, lo hanno non di rado fatto trascendere nell’ardore della battaglia inducendolo anche a rivolgere i suoi colpi, e non i meno gravi, agli stessi suoi compagni di fede, ai militi della sua stessa bandiera dai quali dissentisse per differenza di metodi e diversità di vedute. Non occorre qui ridire le dolorose vicende dei dissapori suoi col Montalem bert; nè l’aspro giudizio del conte di Falloux, l’autore di quella legge per la libertà della scuola, preparata con ispirito cristiano, per mezzo secolo baluardo delle coscienze dei fanciulli e dei giovani contro il laicismo ateo, e che pure fu dal Veuillot aspramente criticata nè il biasimo espresso da quell’anima mite dell’Ozanam; nè le acri polemiche col Dupanloup; nè la ’sconfessione aperta del suo vescovo monsignor Sibour, lo stesso che doveva poi cader vittima