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Anno XII. 1 Novembre 1913. Num. 44.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —Nel primo centenario della nascita di Luigi Veuillot.
Religione. —Vangelo della seconda domenica dopo la Dedicazione.
Opere impiegate. — Pagine bibliografiche, in faccia alla rovina.
Notiziario. —Necrologio settimanale. — Piccola posta. — Diario.

Educazione ed Istruzione


NEL PRIMO CENTENARIO


della nascita di LUIGI VEUILLOT



Nella ricorrenza centenaria della nascita dell’illustre polemista cattolico — Luigi Veuillot nasceva a Boyne l’11 ottobre del 1813 ― non vuolsi; da queste colonne, riassumere le vicende della sua fortunosa esistenza, già abbastanza note nelle loro linee essenziali, ma solo richiamare dell’opera e dell’uomo alcuni aspetti che meglio ne caratterizzano lo spirito e che più ci sembrano degni di considerazione pel contenuto e per la loro portata pratica. Luigi Veuillot, uscito dal popolo — egli era i] figlio di un bottaio e di una contadina analfabeti, — rimane sempre, anche quando parve opporsi alle conquiste popolari e spregiare il favore della folla, uomo di popolo.

Lo stesso Veuillot lo affermava quando, con una punta d’ironia non disgiunta da una certa amarezza, notava: «Io ho difeso il capitale, senza aver mai posseduto un soldo di economie: la proprietà, senza aver mai avuto un pollice di terreno; l’aristocrazia, e a mala pena mi sono imbattuto in un paio di aristocratici amici; la monarchia, in un secolo ché non ha ancora visto e non arriverà a vedere un vero re!» Ma il segreto della sua forza, che spiega la grande efficacia della sua difesa di tali cause, fu appunto di aver serbato in essa tutta la sua schietta e nativa forza popolare, i suoi istinti e i suoi impulsi di uomo
del popolo. Un transfuga, forse? L’accusa avrebbe sapor di ironia per chi conosce la vita di quest’uomo che dall’opera sua non trasse nè onori, nè ricchezze, ma larga messe d’odio e di vituperio. Nè quelli stessi che egli difese seppero sempre e adeguatamente apprezzarlo. Per fortuna gli rimaneva il conforto di avere ― insieme a molte cause transeunti e contingenti — difeso una bandiera di verità perenne e immutabile: il conforto di non a ver inutilmente spesso le sue energie nella battaglia in difesa di Cristo, così da poter giustamente preparare egli stesso per la sua tomba una semplice, ma veridica epigrafe:
Placez a mon cóté ma plume,
Sur mon front le Christ, mon orgueil...
Et clouez en paiz le cercueil.


* * *


Il 15 marzo 1838 segna nella vita del. Veuillot una data decisiva, quella della sua conversione. Ma non deve credere il lettore che quel giorno segni come un hiatus, come un abisso scavato tra gli anni che precedettero e quelli che seguirono. La conversione del Veuillot non fu un coup de foudre; non fu il «Saulo, Saulo, perchè mi perseguiti?» della via di Damasco, ma sibbene la logica e perfetta maturazione di un lento processa di disgregamento, e di rinnovazione spirituale. Già quando egli era giornalista liberale ed ufficioso questa crisi interiore lo andava travagliando. «Questa fatica di collera e di odio mi pesa — egli confessava in un momento di sconforto — e non tollero che per le mie convinzioni, o meglio per la mia rabbia di politicante... Dove sono più le mie speranze di un tempo? Io seguito a girare e rigirare poche idee, come una fiera che gira e rigira nella sua gabbia».

Egli era vissuto sino allora in una indifferenza completa in materia religiosa. Tuttavia nell’anima sua non era mancata quella vaga inquietudine, quella nostalgia dell’infinito che sono quasi sempre le annunziatrici del bisogno di credere e della fede.

Je subis le tourmet, ou plutôt j’ai la honte
De redouter le faite où malgrè moi je monte,
Et de vouloir descendre et ne le pouvoir pas,