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IL BUON CUORE 323


a poco e per sempre a Venezia la sua più bella se non più preziosa caratteristica, rivoluzioni la vita locale, snaturi la stessa fisionomia della città rendendola più o meno irriconoscibile; e tutto ciò perchè il mestiere di lavoratore del remo, a quanto dicono, non rende più come un tempo! Verranno per tutti, non ne dubitino i gondolieri, giorni migliori, poichè i veri amici del progresso sono instancabili. L’abolii zione della gondola non è che il principio di un, ricco programma: non più tardi dell’altro giorno, infatti, un quotidiano rimetteva sul tappeto, con alquanta compiacenza, il progetto di quel mostro di genialità che voleva coprire il Canal Grande e trasformarlo incorso modernissimo, con relativi tramways, automobili, e pedoni schiacciati, guaribili in trenta giorni. Il giornale per conto suo aggiungeva che la concezione di codesto edile futurista potrà un giorno venir presa in seria considerazione dai tecnici, sempre a in nome dell’ineluttabile progresso»...

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Voi ci garantite, dunque, che il progresso è veramente ineluttabile, incoercibile ed insindacabile? E allora facciamo presto... Senza perder tempo non ritardiamo la raccolta delle spazzature edilizie di Piazza delle Erbe a Verona; trasformiamo Trinità de’ Monti in una pratica stazione per dirigibili, e quotiamoci per un ristorante moderno (arte e gastronomia) sotto la Galleria degli Uffizi. Un bel cinematografo all’aria aperta non guasterebbe nulla sul tempio di Apollo a Pompei; e non vedo perchè non illumineremmo un po’ l’oscurantismo di Assisi con delle colossali e ben disposte réclanzes luminose. Volendo, si potrebbe farla finita con la torre di Pisa, che francamente ha fatto abbastanza parlar di sè, e sostituirla con un po’ di torre tiffel illuminata a giorno. E il Castello di Milano, quel vecchio rudere di Castello Sforzesco, non sarebbe elegante e vantaggioso tramutarlo in una Casa delle Scimmie, per il maggior godimento del mondo piccino sì, ma evoluto, che va al Parco? In quanto al Campanile di S. Marco si potrebbe benissimo, con moderna iniziativa, trasformarne la Cella in un refrigerante teatrino estivo. Scommetto che, grazie al progresso ineluttabile, nel biglietto di ingresso sarebbe compresa la salita coll’ascensore... bANI ~Vi *1‘• 1,04/1 ikieg• •402.4 Ivo/ N.1.3 ’*41‘45,hok• betli P1,ArTotrilZWY*7•-W-A)**7*-Aiii.l.7•1A-iiii"Yri~.*74

Per la rinascita di una grande opera Vi è una pagina nella storia di Venezia che è ad un tempo gloria della città adriatica, d’Italia, e della. Fede; v’è una data che segna il trionfo della civiltà occidentale súlla barbarie orientale collegantesi ancora, con.l’inscindibile celato vincolo delle cause remote agli effetti lontani alle vicende della Turchia odierna; la data della battaglia di Lepanto.

E c’è a Venezia, o Meglio c’era, e tornerà ad esserci, una di quelle mirabili consecuzioni che talora l’arte, quando assurge alla più nobile espressione, fa di un grande avvenimento religioso o storico-: la cappella del rosario nen’chiesa dei SS. Giovanni Paolo. Abbiamo detto che questa meravigliosa sanzione dell’arte appartiene al passato; abbiamo anche osato affermare che apparterrà all’avvenire, benchè non più negli originari aspetti meravigliosi. Fra questo ieri di gloria e questo domani di speranza c’è una triste parentesi di desolazione e di rovina, perchè la celebre cappella fu, come è noto, distrutta da un vorace incendio, donde solo da breve tempo si è tentato di far risorgere quasi a novella vita gli sparsi frammenti. Ma riepiloghiamo con ordine le vicende dell’insigne monumento. Mentre nel 1571 il santo Pontefice Pio V a rendere grazie alla memoranda vittoria aggiungeva alle litanie Lauretane la invocazione a Auxilium Christianorum» e sanzionava l’anniversaria festività di Santa Maria delle Vittorie denominata poi del SS. Rosario, da un altro lato la Repubblica di Venezia decretava ogni anno «e per l’appunto il 7 ottobre solennità di S. Marco Pontefice e di S. Giustina, nel quale si è avuta così grande vittoria... che il serenissimo principe e la Signoria dovessero andar nella Chiesa di S. Marco et far processione solenne fino alla Chiesa. di S. Giustina ove li abbia da andar Sua Serenità per rendere gratie a Sua Divina Maestà di tanta gratia che ne ha concessa n. E si coniava la moneta della scritta a Memor ero tui Justina Virgo» e sulla grande porta dell’arsenale si collocava la statua di S. Gittstina scolpita dal Campagna, e sul mastio del forte di S. Andrea di Lido si perpetuava un’iscrizione, e per di più a ciò vegliando là pietà dei cristiani, i confratelli della Compagnia della Beata Vergine, promossero nel 1576 nascimento della cappella detta appunto del Rosario, Alesandro Vittoria ne fu l’architetto, vi aggiunse stupende opere scultorie, cui nobili fatture associarono il Corona e il Campagna e il Bonazza; e più tardi vennero i magnifici intagli del rustolon; e con i marmi concorsero le pitture fra le quali talune assai mirabili, quali quelle di Jacopo di Domenico Robusti detto il Tintoretto, di Palma il giovane, del Bassano e di Andrea Vicentino. in tutto — se bene i cronisti raccontarono e il Ber-. tolini riferisce nel suo secondo libro su Venezia — quarantacinque opere pittoriche di altissimo pregio; onde la meravigliosa cappella, oltre che un monumento di fede fu una consacrazione delle memorie delle glorie civili dello Stato.,E tale rimase per secoli, che Venezia aveva decorato in essa e per essa, con tutte le Malie della sua florida arte vivida di colori e solenne di forme, una delle sue più mirabili pagine di storia. Ma correndo l’anno’ 1867 e precisamente il i6 dí agosto, un incendio vorace compì dal pavimento al soffitto tale opera di distruzione che’ ne rimase alterato sin l’aspetto generale architettonico del santua