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Anno XII. 4 Ottobre 1913. Num. 40.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —Sul limitare della luce (continuazione e fine). — Peter Rosegger.
Religione. —Vangelo della prima domenica d’Ottobre.
L’Egitto d’Italia. — Necrologia Contessa Amalia Visone.
Notiziario. —Necrologio settimanale. — Diario.

Educazione ed Istruzione


Sul limitare della luce


Le ultime clarisse napoletane


Continuazione del numero 39.



Scacciate dai chiostri nei quali avevano voluto rinchiudersi per sentirsi fuori d’ogni contatto con la vita fallace, disperse, smarrite quasi, in quel mondo ch’esse avevano desiderato di fuggire per sempre, le suore dei soppressi monasteri napoletani trovarono in Santa Chiara ospitale, da un secolo a questa parte, il nuovo refugio che restituì loro una bianca cella ove incominciare a ritessere la trama del divoto sogno interrotto dalla brutalità degli uomini che non avevano esitato dallo strapparle al volontario esilio e risospingerle nel burrascoso mare dell’esistenza... Fin dal 1898, --quando fu soppresso quel San Francesco delle Monache o della a limosina» che sorse quasi contemporaneo a quello di Santa Chiara da un gruppo di Terziarie francescane alle quali una santa donna venuta d’Assisi aveva portato un’imagine al naturale di San Francesco e che acoglie nel cinquecento la bellissima e desventurada Giulia Gonzaga, — il vicino monastero di Sancia accolse quattordici suore, che furono più tardi, con lettera di monsignor Nunzio apostolico del 14 luglio 1822, incorporate alle altre Clarisse. E vi si ricoverarono più tardi, nel 1828, le Benedettine di donna Romita; nel 1829 alcune monache di Donnalbina; e poi, ancora, nel 1864, le religiose di donna Regina, nel 1866 le monache del Divino Amore, che il
16 gennaio di quell’anno ricevettero a mezzodì l’ordine di far legale consegna del monastero all’e Ave Maria», così che il frettoloso sgombero servì agli affaristi per fare sparire molti tesori d’arte ivi esistenti, — e infine, nel 1886, le monache della Sapienza cui eransi unite quelle di San Giovanni; e fors’anche, più tardi, le ultime suore della. Croce di Lucca.


* * *


L’antico chiostro glorioso, pel quale era già cominciato il declino, che già andavasi poco a poco spopolando, accolse amorosamente le suore scacciate dagli altri conventi, e ne ricevette come una novella discreta onda di vita... Ma lentamente le vecchie suore sparirono, e invecchiarono quelle che vi erano entrate ancor giovani... La schiera. si assottigliò: ciascuna di quelle anime, che nelle mura conventuali, come dice Sant’Agostino, amano di amare, sentiva avvicinarsi la fine, sentiva dileguare il passato, irrimediabilmente. E la morte, ogni tanto, oltrepassava la soglia del chiostro francescano, e una nuova sorella entrava nella luce sul cui limitare era’ rimasta come sospesa quando il tremendo alito era venuto a diffondersi nel suo refugio...

Oggi, non ve ne sono che tre o quattro: le ultime. La fulgente speranza d’oltre tomba culla ancora la loro anima, separate come sono dal mondo che non le ricorda quasi, che non pensa forse ad esse, mai... Scorsi le loro ombre, un giorno di primavera, dietro le grate che affacciano nella chiesa grandiosa e fastosa ove un dì trionfava tanta regale magnificenza, ove nei giorni di gran festa convenivano sovrani, e sfilavano battaglioni armati... Un vasto silenzio, una grande attesa erano, invece, nel pomeriggio marzolino, nella solenne chiesa ove don Lorenzo Perosi dirigeva un suo nuovo oratorio, La musica si spandeva tenera e toccante dai violini, come un sommesso pianto di anime tristi, ascendeva lentamente lungo gli archi e le colonne, toccava la vòlta, mentre cori di voci femminili sorgevano ad un tratto, pian piano, sotto la immensa navata, e si univano a cori di voci maschili, sin quando gli ottoni non si levarono a coprire il duplice canto, lanciando un grido di vittoria che si diffuse con un fre-