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IL BUON CUORE 301


utile a qualche persona o magari all’umanità tutta, e non intenderanno mai il bene che può fare al prossimo una creatura che, come una suora recentemente morta, sia condannata a passare, malata ed immobile, più di cinquanta anni di vita nel fondo di un letto. Colpa delle famiglie ig noranti o della società egoista se non sanno o non vogliono ricavare da questi esseri dimenticati o disgraziati quello che potrebbero dare se fossero assistiti da un’educazione

  • azionale o da una carità sapiente ed operosa; inf

non colpa del principio. E’ l’atto dei neomalthusianisti che di fronte alle difficoltà di tale riabilitazione di derelitti predicano: a date meno figli!» non è che una fuga vergognosa ed egoista. Noi, invece, affrontiamo con coraggio il problema più vasto: e senza accettare l’idea, che falsamente ci attribuiscono, di una generazione incosciente ed illimitata, cerchiamo di salvare e di educare le creature che nascono, tutte giudicando capaci di missioni non per tutti ugualmente appariscenti, ma per tutti ugualmente alte e nobili. E con questo ho già detto, in parte almeno, in che cosa ci stacchiamo dai neomalthusianisti a riguardo delle difficoltà di crescere e di educare una famiglia numerosa, difficoltà che essi appunto invocano per, difendere la limitazione della prole. Noi riconosciamo per i primi quanto sia arduo, in questi tempi specialmente, di mantenere e di bene allevare la prole; ma neghiamo la impossibilità di farlo. Date padri bene educati atti e pronti al sacrifizio (a cui non ci si prepara colle pratiche neomalthusianiste ma solo coll’esercizio di quelle virtù che nel mondo ha introdotto il cristianesimo) e vedrete che essi sapranno tirar su una prole degna di loro ed utile alla società: ed io preferisco, anche socialmente, i sei o sette figliuoli di un operaio che ne fece dei lavoratori coscienti e coraggiosi, all’unico rampollo, curato, istruito, rimpinzato -di orgoglio e di denari, di voi, neomalthusianisti, che non potete a meno di avergli inoculato nel sangue il bacillo di quell’egoismo che vi spinge a limitare a lui solo la vostra prole. Giacché, per quanto si dica e si declami che le teorie neomalthusiane sono socialmente belle, sane e giuste e che dev’essere un’alta preoccupazione sociale quella che spinge a limitare le nascite, quando queste teorie si vengono ad applicare nelle singole famiglie ed ai singoli individui, non è che l’interesse individuale ed egoistico che invita a non procurarsi che scarsa figliuolanza. Fate l’esperienza e’domandate a chi vuol figli perchè così voglia, e sentirete che vi parlerà delle sue difficoltà, del suo desiderio e della sua agiatezza, e non davvero di grandi ideali sociali. La vera e profonda differenzache v’è e vi sarà sempre fra i moralisti a base cristiana (i vertuistes, come.ci chiamano) e quelli a base neomalthusiana sta in realtà nel concetto che essi hanno della vita. Per noi la vita è missione, è dovere a qualunque costo, e il piacere e le soddisfazioni sono gradita ma

non necessaria compagnia dell’adempimento del dovere; mentre il dolore e l’affanno,.per quanto penosi, non sono da noi considerati come contro natura o come nemici dell’uomo, ma come elementi purificatori ed eccitatori, sorgenti di energie e di virtù. Per voi invece la vita è poco più che un peso, e i grandi ideali che evocate non scendono sino in fondo all’anima, e a voi manca il substrato per dare alla vita uno scopo così alto da potere affrontare qualunque evenienza. Di qui la cura di sbarazzare la vita dalle troppe difficoltà e dai troppi disagi e dalle troppe pene • di qui la impostura tutta pagana della vita ordinaria, nella quale trovano modo di far breccia tutte le teorie che finiscono coll’avere per urico scopo di diminuire agli uomini pene, cure e pensieri. E’ di qui che nasce il dissidio: la base della nostra morale è il dovere, quello della vostra è il piacere, benché inteso in senso elevato. E questo spiega perchè noi invochiamo anche contro i neomalthusianisti i rigori del Codice, come per i pornografi; cose, queste, che li ha colpiti ed offesi, non volendo essi ai pornografi essere paragonati. Io non dico che il neomalthusianista sia direttamente da assimilarsi allo spacciatore di cartoline sconce e di libri osceni; ma se si pensa che le teorie neomalthusiane hanno per base — confessata o no — il piacere personale anteposto al dovere naturale e sociale; che questo piacere, esercitandosi nel dominio sessuale e sviando le energie umane dal loro campo procreativo conduce alla ricerca dei piacere del senso non più nè coordinati nè rivolti ad un’alta missione, e che di qui allo sfrenamento della passione ed alle raffinatezze del libertinaggio non v’è che un passo, si vede chiaro < fie ai neomalthusianisti occorre far guerra se non perchè pornografi, almeno come ai pornografi: e non se l’abbiano a male, se hanno il coraggio di andare fino alle ultime conseguenze delle loro teorie. Le quali teorie, oggi entrate nella pratica, faranno purtroppo il loro corso: noi lotteremo contro di esse pur sicuri che si sta preparando il loro trionfo. • Ma ci conforta un pensiero: ed è che in questa ormai fatale volontaria diminuzione delle nascite, noi soli difensori della morale che discende dal principio cristiano, restiamo votati alle famiglie numerose: e verrà giorno in cui le nostre convinzioni morali saranno rivelate dal numero dei nostri figliuoli. La prole degli altri, i neomalthusianisti, andrà mano a mano estinguendosi, e quindi poco a poco la maggioranza nel mondo sarà costituita dalla discendenza di coloro cui non fa paura la prole. L’avvenire sarà dunque di coloro che discenderanno da noi: e nel loro sangue, grazie al Cielo; starà il germe sano della morale pura che vi avremo instillato noi. Sarà questa la miglior vendetta che noi ci prenderemo sui neomalthusianisti. o’

RODOLFO BETTAZZI.

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