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292 IL BUON CUORE


si sono appagati autori e lettori. Ciascuno ha guardato le nostre contrade, secondo il suo punto di vista, è vero, ma di questa visione o ’unilaterale o personale, quanti non si sono serviti per giudicare l’Italia? Gli scrittori più fervidamente cattolici — e di ciò fu fatto cenno alludendo a Chateaubriand — appunto per il loro sentimento ed amare la patria nostra, ma il libro del Bertaut, il quale li cita quasi tutti, può persuaderci che sono tuttavia molti e molti coloro che hanno parlato, che hanno amato magari a modo loro la patria nostra, e che tuttavia non sono stati nè esatti nè fedeli nel ritrarre e porre in rilievo, i caratteri psicologici del nostro popolo; e troppo spesso, ne convenga l’Herault il quale ci accusa di esserci lasciati trasportare da un senso di ostilità, suscitato dall’attuale momento politico, troppo spesso i francesi hanno messo un po’ di politica nel loro giudizio! E poichè — purtroppo! — gli artisti più popolari hanno spesso maggiore influenza sull’opinione pubblica che non i grandi pensatori e gli studiosi di filosofia, i Lamartine, i De Musset, gli Stendhal, concorrono più di molti altri autori più esatti o più profondi a foggiare di fronte alla grande maggioranza dei lettori francesi un’Italia magari interessante, coreografica e poeticissima, che non è tuttavia l’Italia vera. Le cose vanno mutando, sono anzi mutate, e il libro del Bertaut, come le lettere dell’Herault sono per noi, non solo una eloquente e generosa affermazione di fratellanza, ma anche una promessa di una sempre maggiore comunione intellettuale sotto gli auspici della religione dell’arte, dell’amore di patria..E di questo noi siamo i primi a gioire. TERESITA GUAZZARONI.


Religione


Vangelo della domenica 3a dopo la Decollazione

Testo del Vangelo.

Allora alzatosi un certo dottor della legge per tentarlo gli disse: Maestro, che debbo io fare per possedere la vita eterna? Ma Egli rispose a lui: Che.è quello che sta scritto nella legge? Come leggi tu? Quegli rispose, e disse: Amerai il signore Dio tuo con tutto il cuor tuo, e con tutta l’anima tua, e con tutte le tue forze, e con tutto il tuo spirito, e il prossimo tuo come te stesso. E Gesù gli disse: Bene hai risposto; fa questo e vivrai. Ma quegli volendo giustificare sè stesso, disse a Gesù: E chi è mio prossimo? E Gesù prese la parola e disse: Un uomo andava da Gerusalemme a Gerico, e diede negli assassini, i quali ancor lo spogliarono, e avendogli dato delle ferite se n’andarono, lasciandolo mezzo morto.

Or avvenne che passò per l’istessa strada un sacerdote, il quale, vedutolo, passò oltre. Similmente anche un levita, arrivato vicino a quel luogo e veduto colui, tirò innanzi. Ma un Samaritano, che faceva il suo viaggio, giunse presso di lui, e.vedutolo, si mosse a compassione, e se gli accostò, e fasciò te ferite di lui, spargendovi sopra olio e vino; e messolo sul suo giumento, lo condusse all’albergo ed ebbe cura di esso. E il dì seguente tirò fuori due denari, e li diede all’oste e dissegli: Abbi cura di lui, e tutto quello che spenderai di più, te lo restituirò al mio ritorno. Chi di questi tre ti pare egli essere stato prossimo per colui che incappò negli assassini? E quegli rispose: Colui che usò ad esso misericordia. E Gesù gli disse: Va, e fa anche tu lo stesso. S. LUCA. cap. Io.

Pensieri. Colui che l’Evangelista S. Luca chiama a dottore della legge» era uno studioso, ed a volta sua commentatore della legge. Fra i giudei un tale officio unitamente a quello di trascrivere e conservare il codice sacro, apparteneva agli scribi, che, fin dall’inizio — credo perchè col cadere in minor stima il loro ufficio vedevano pericolare la loro posizione economica — fin dall’inizio si mostrarono nemici del Salvatore. Siccome però ogni regola soffre eccezione, così io credo eccezione questo dottore, giacchè lo.vedo avvicinarsi a Cristo, interrogarlo e vedo Gesù benignamente ascoltarlo e rispondergli. Perchè dovrei pensarlo a lui nemico, solo perchè scriba? Gli altri lo fuggivano; se lo assalivano gli tendevanci domande insidiose, mentre questi — forse turbato dalle novità cristiane, lusingato anche dall’onore di una parola di lui — gli domanda cosa utile, anzi necessaria, cosa egli debba fare per ottenere quella salute eterna, caposaldo delle parole di Gesù. La forma stessa della domanda rivolta a Cristo molto rispettosamente può spiegare la parola mettere alla prova Gesù poichè qui non è già in senso di tentare un tranello, bensì esperimentare se in realtà il valore di Gesù sia o no superiore alla sua fama, a-quanto se ne dice, per quanto egli ne sia già fortemente impressionato da rivolgergli una domanda strana per un giiideo, in quel tempo, data la sua mente, quando ancora si attribuiva tanta importanza ai sacrifici, alle purificazioni, all’osservanza del sabato, del digiuno, alle cerimonie legali, alle esteriorità o formalismo, diremmo oggi. Contrariamente Gesù — a quanto aspettava il dottore — non impone -nè un’opera nuova, nè meno un’opera difficile: nella sua risposta invita il dottore, non a stabilire il testo materiale della legge, ma bensì il valore pratico, per concludere come la conoscenza della legge o non giova o giova assai poco fino a che non venga effettivamente praticata. Se la fede è un lavoro della mente, la salute ci deriva dalla volontà: se la fede ci dice dell’esistenza di Dio e dei suoi attributi, la volontà ne deve rico