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IL BUON CUORE 283


I primi missionari vi hanno seminato piangendo ora si incomincia a raccogliere su vasta scala e se la raccolta non è che una piccola parte di quello che dovrebbe essere ciò è dovuto alla deficienza del personale e dei mezzi. Queste missioni, lo si può dire, sono già e lo s’aranno ancora meglio per l’avvenire, altrettante glorie della cattolicità lombarda, il migliore frutto, il testimonio più grande ed iMperituro della sua fede, il monumento più glorioso e l’omaggio più gradito che essa può fare al Cuore di Dio. Giacchè per quei popoli con la diffusione del Vangelo, con l’avvento del cattolicismo, portatovi dai lombardi si inizia una nuova epoca, una nuova storia, la vera civiltà; nessuno vorrà contestare che il monumento spirituale al quale in questi ultimi tempi i lombardi hanno gettate le basi, di gran lunga la vince sullo splendido Duomo della metropoli lombarda innalzato dalla pietà e dalla fede degli avi nostri. Per non ripeterci e dilungarci ciò che si è detto della Lombardia va ripetuto per il Piemonte, per il Veneto, per l’Italia centrale, ecc... Ma, c’è un ma.

Piccola lacuna da colmare. L’opera delle Missioni italiane è relativamente poco conosciuta e studiata; v’ha a questo riguardo una piccola lacuna che bisogna ricolmare. E questa scarsa conoscenza si ripercuote penosamente sulle Missioni, nei momenti come ora di maggior bisogno, sopratutto per la scarsit àdi mezzi. Su questo punto non vorrei però essere frainteso. Ciò che le missioni italiane domandano in questo momento si è una cosa sola: di essere conosciute. Il resto verrà da sè, molto più che non occorrono affatto dei sacrifici, basterebbe che tutti si ricordassero di devolvere a questa opera qualche bricciola del loro avanzo. Verranno da sè il personale ed i - mezzi per sostenerle, ma sopratutto e su questo punto mi permetto di richiamare l’attenzione, verrà, aumenterà fra noi giovani quello spirito di fede e di virtù, che vedremo, che seguiremo nella nobile estrinsecazione della vita missionaria, anche perché Iddio, che non si lascia mai vincere in generosità, non permetterà che mentre noi cooperiamo alla diffusione della fede tra i popoli pagani, essa si affievolisca in noi. Iddio è un generoso banchiere che rende centuplicato l’interesse anche quaggiù del capitale spirituale depositato nella sua banca celeste che fàllisce mai. Più tardi tratteremo dei mezzi attuali ed attuabili per colinare questa piccola lacuna, ora finiamo con un voto ed un augurio. E cioè che fra i giovani, nei loro congressi risuoni questa nota simpatica delle Missioni; di più che tra essi, nei loro congressi, nelle loro adunanze vi sia spesso la presenza del missionario che tra noi giovani sarebbe come un reduce dai campi di battaglia. Poichè dal non conoscersi a vicenda tra giovani e missionari, dal non trovarsi a contatto, viene a manca

re un grande vantaggio per entrambi. Per noi giovani sarebbe un vantaggio educativo inapprezzabile. E’ venuto il momento che i giovani cattolici italiani, nelle loro adunanze, nei loro congressi, per mezzo della stampa, delle biblioteche, conferenze, ecc., si facciano iniziatori di un movimento di diffusione dell’Opera delle Missioni, della letteratura inissionaria, di una coltura scientifica missionaria, di una popolarizzazione delle Missioni tra il popolo nostro e specialmente tra noi giovani, che se per certe prediche, per certi argomenti facciamo alquanto l’indiano, ben difficilmente faremo orecchio da mercante all’argomento delle Missioni che può riempire, può colmare tanto vuoto delle continue inesauribili aspirazioni dell’animo, del sentimento, dell’idealismo nostro. Dott. RAMO.

Dove aleggia lo spirito verdiano

Da BUSSETO a SANT’AGATA

In quest’anno di ricorrenza centenaria convergono a Busseto i pellegrinaggi ufficiali, come non avrebbero certo osato se il maestro, nella sua ruvida e aspretta modestia pessimista, fosse stato ancor vivo ed avesse ancor, premuto, schivo e sereno, i viali ombrati di S. Agata. Ma là ancora, e questo certo sarebbe stato carissimo omaggio al maestro, ancorchè vivente, si volgono affettuosi i cuori degli italiani tutti, che nel rifiorente nazionalismo d’oggi, impersonano nel loro cantore il simbolo più fulgido della loro stirpe, geniale e forte, simbolo in cui il severo equilibrio del forte campagnuolo non si discompagna dalla ardita passionalità geniale dell’autore di a Rigoletto» e di a Falstaff». E va detto che un pellegrinaggio tranquillo a Busseto, un pellegrinaggio in stretto incognito, per dir così, riesce forse più caro e più intimamente soddisfacente di tutti i clamorosi cortei guidati ai luoghi verdiani dalle diverse intraprese commemoratrici. Voi vi recate a Busseto a per affari D. Nessuno - vi sospetta, e siete così libero sia da chi vorrebbe infinochiarvi aneddoti ed episodi, ai quali egli avrebbe assistito solo in sogno, come da coloro che si mettono in allarme e si ingelosiscono, quasichè col discorrer di Verdi se ne logori la memoria o si rimpicciolisca il Grande col metterlo a contatto delle contingenze della vita quotidiana. Voi potete così parlare col primo che passa, in via accidentale, e non è raro il caso che qualcuno si sbottoni a parlare coll’orgoglio giustificato del conterraneo, di quella grande illustrazione dell’arte che diede fama ad un borgo, il quale altrimenti sarebbe passato pressochè inosservato vicino ai tanti che conta la vaga itala contrada. Un venditore di cartoline