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IL BUON CUORE 275


so delle posate e dei piatti. Ogni rapporto con l’esterno è proibito: le tre donne non hanno chi le serva. Mancano di tutto, di carta, di penne, di inchiostro, di, filo e di aghi. Una delle figliuole si studia di confezionare per suo padre delle calze tagliate nella stoffa di un vecchio abito; le celle sono umide e fredde, il nutrimento ripugnante. A un sif fatto regime la signora di La Fayette soffre senza lamentarsi;la sua carnagione è ingiallita, le sue membra gonfiate. Il medico della prigione, che la- visita, non sa una parola di francese. Esprime in latino la sua inquietudine: occorre che l’ammalata lasci al più presto le prigioni di Olmutz. Essa scrive all’imperatore. In capo a due mesi la risposta arriva: la signora di La Fayette può uscire dalla prigione, ma alla condizione che ella non vi _rientri mai più. Ed ella rifiuta. Per la prima volta nella sua vita suo marito è tutto per lei; egli non ha che essa; è stata necessaria questa comunanza del carcere, conquistato al prezzo di tanti sforzi, per fermare il volubile sposo, ed essa dovrebbe rinunciare a questa felicità tanto desiderata?! No: rimarrà prigioniera con colui che ama più della vita, dovesse soccombere a questa fatale felicità. Ma non vi soccombette affatto. Alla fine il male fu vinto e le prigioni si spalancarono. Il generale messo in libertà, condusse sua moglie e le sue figliuole nell’Holstein, poi, provvisoriamente disingannato dalla politica, andò a stabilirsi non lungi da Parigi, a la Grange, in Bie.. E’ dopo dodici anni di gioie intime e perfette che morì la signora di La Fayette; attaccata da una febbre maligna, sentendo giungere la fine, chiamava suo marito, lo contemplava a lungo e gli diceva: Come siete buono voi, e quanto io vi amo! La vigilia di Natale del 1807, essa’ lo fece chiamare durante il pranzo: gli prese la mano e mormorò in un soffio: Sono tutta per voi! Furono le sue ultime parole. Essa si spense sorridendo per paura che egli potesse non crederla felice.


Religione


Vangelo della domenica 1 dopo la Decollazione

Testo del Vangelo.

In quel tempo giunse a notizia di Erede Tetrarca tutto* quel,che facevasi da Gesù, ed egli stava coll’animo sospeso, perchè alcuni dicevano, che Giovanni era risuscitato da morte; altri poi che era comparso Elia, ed altri che uno degli antichi profeti era risorto. Ed Erode diceva: A Giovanni feci io tagliare la testa. Ma chi è costui del quale sento dire sì fatte cose? E cercava di vederlo. E ritornali gli Apostoli, raccontarono a lui tutto quello che

avevano fatto: ed egli presili seco, si ritirò a parte in un luogo deserto del territorio di Bethsaida. La qual cosa risaputasi dalle turbe, gli tennero dietro; ed Egli le accolse e parlava loro del Regno di Dio, e risanava quei che ne avevano bisogno. S. LUCA, Cap. 9.

Pensieri. Una prima conclusione. Esiste la coscienza, questa facoltà intimamente legata ed avvinta a noi, al nostro spirito che approva il bene, e rimorde, latra, turba ed agita quando si opera il male. Esiste: nè la troviamo solo nei poveri di spirito, gli ignoranti. Esiste nell’ignorante che vede Dio e lo teme nell’agitazioni telluriche, che crede e confessa Dio nel pericolo, negli sconvolgimenti delle forze materiali, ma esiste ancor nello studioso, nel colto che al di là della materia, scopre un mondo infinito, inesplorato, il mondo morale. Il peccatore, il violento, il cinico ha la sua coscienza. L’ha soffocata perchè — esistendo — a lui dava noia e fastidio, e la violenza, lo sprezzo d’ogni responsabilità è pena, è la triste, dura confessione d’aver bisogno di maggior rumore, di stordimento per perdere od attutire i latrati, le lacerazioni della coscienza. Si trova nella bianca celletta della suora, nelle affumicate officine; fra il silenzio d’una cameretta ed il gemito d’una colomba come fra il turbinare delle macchine gravide di vita e moto e l’incrociarsi delle voci rozze d’una turba operaia: nel tugurio del contadino come nelle sale dorate ed ampie, di vetusti palazzi; fra il purissimo dei monti come nel profondo ed oscuro della valle. Chi più sicuro sul solio di Erode? Chi avrebbe sindacato la sua condotta, gli ordini suoi? Il suo potere, la sua violenza non lo tranquillizzava? Perchè — come un volgare — ha bisogno nel secreto suo di ripetere quanto gli occhi suoi hanno visto, e le mani sue hanno toccato?

La coscienza crea nel peccatore l’inquietudine. Lo disse ’la S. Scrittura: non v’ha pace per l’empio. Questa frase dello Spirito Santo è suffragata non solo dal fatto evangelico ma da un numero infinito di episodi. Ultimamente un celebre brigante si sparava una cartuccia di dinamite in bocca per sfuggire al tormento che gli davano i suoi delitti: non tanto tempo è passato da che un giovane signore milanese suicidandosi scriveva di togliersi la vita annoiato dal... piacere. Avrebbe dovuto — con maggior sincerità — scrivere per il rimorso del piacere. A questi il mondo oppone una schiera di viziosi impenitenti e... tranquilli. Baje! a quanti il sorriso muove sul labbro, a quanti il sorriso e la gioia non strappa un riso che pare un convulso di... morte!... E poi è gioia vera, sincera quella che si sprigiona e si crea e si mantiene nell’orgie, nelle danze