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IL BUON CUORE 263


sta a provare la sua missione, l’origine divina e la sua divina natura. Ce ne spiace per il razionalismo antico e per certo assai comodo modernismo, ma i miracoli di Cristo sono pur sempre una gran prova di ciò. Il secondario invece è di solito un insegnamento morale, un’istruzione sotto figura od attraverso fatti non difficili a comprendersi. Il fine principale lo desumiamo dalla fase ultima del Vangelo, la fase ripetuta con meraviglia, con insistenza l’un l’altro con cui si proclama l’eccezionalità e singolarità di lui che dà l’udito ai sordi, ed ai muti la favella. La desumiamo dal fatto dell’essere impossibilitati quei buoni ebrei ad ubbidire — per la novità dell’uomo e la grandezza dell’operazione — a Gesù stesso che aveva lor imposto non divulgassero quanto da loro era stato visto. Il fine secondario lo desumiamo dalla descrizione particolareggiata che S. Marco fa del miracolo. Quest’Evangelista non si è accontentato di fare come San Matteo conglobando in una frase molti miracoli e meraviglie grandi, ma ha voluto nella pietosa guarigione del sordo - muto darci una importante e salutare lezione morale.

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Purtroppo il sordo-muto guarito da Cristo è figura degli infiniti, che sono — spiritualmente — privi della favella e dell’udito. Anzi ne è la figura in un modo singolare, giacchè come i peccatori non era assolutamente privo dell’uso della lingua, ma solo portava tale impedimento alla favella’da paragonarsi ad un muto, almeno nelle conseguenze e nei rapporti cogli altri uomini. Non dice il salmo dei peccatori: Hanno gli occhi e non vedonO, hanno la bocca e non parlano? etc. Disgraziatamente di costoro, che non sembrano e sono privi dell’una e dell’altra facoltà — s’intende spiritualmente -- sono molti, e — ciò che più importa, e sul quale ci conferma il Vangelo — non guariscono se non per la bontà e la potenza del Redentore divino. Pare impossibile, ma nella Decapoli, luogo abitatissimo, civile, progredito, non era stato mai nè medico nè altri a guarirli... occorreva il Redentore, occorse Gesù. Disgraziati, che non udite i rumori intorno a voi, che le voci di Dio, dell’anima, della vostra dignità non udite, non apprezzate, non accogliete: disgraziati, che tentate alzare la voce, miagolando una parola, quella parola che dica la sede del vostro malessere, il luogo di vostra inquietudine, che manifesti la vostra depressione, sconforto morale, oh! no, non guarirete mai, mai colla poca scienia del mondo.

Questa può tanto, può tutto, ma nel campo morale, nella quistione dello spirito, nei fremiti della coscienza, nelle domande del prolbema spirituale la scienza umana ha fatto... bancarotta. E’ il risultato, il grido sconsolato d’un illustre di F. Brunetiere. La scienza vinta, umiliata non ci dà che bujo al bujo, rispondendo all’oscuro delle nostre domande coll’Inconoscibile di Spencer. E’ Cristo, è l’opera dei suoi ministri, è_ la missione della Chiesa quella che dischiuse l’udito, e liberò la lingua dei peccatori. S. Paolo scrisse a note indelebili questo fatto, quando rivolgendo indietro lo sguardo, scriveva che per tutta la terra si è sparso il suono di essi e le loro parole giunsero.fino all’estremità della terra. Oh! quanto è vero che la stoltezza della croce ha vinto e debellato la filosofia d’Atene ed Alessandria.

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E questa è l’opera di Cristo: questa è la missione della Chiesa. Dare la lingua e la favella spedita ai mutoli dello spirito: sciogliere l’udito a chi è assordato dai rumori della terra. Ma come impossibile piegare l’orecchio alle deboli voci di Dio, voci fine, così gentili, così carezzevoli come un leggero notturno nel più alto e nel più folto d’una notte silente, così è impossibile indirizzare a Dio la lingua usa al linguaggio dell’uomo, usa celebrare l’amor del mondo, dell’oro, del piacere... usa a celebrare con mendace parola effimere virtù, celebrare ed onorare statue e monumenti di fango, bellezze che ornano del fango e peggio... Oh! questi sgraziati noi li vediamo preferire ciò che piace, è gradevole a ciò che è utile, l’errore delicato e verniciato colla posa dello spirito, lusinghevole ai sereni diritti della verità, ciò che è momentaneo e transitorio alla futura piena felicità. Gesù sospira ed alza gli occhi al cielo. Gesù si commuove innanzi al triste spettacolo. Forse il peccatore ci compatisce nelle nostre misoneistiche riflessioni... ci vede sprecare tempo, gioventù, energia... Chi ha ragione? Gesù alza gli occhi al cielo: chiede a Dio conforto ed ajuto. Il mondo sta male, s’agita, s’inquieta, perchè è fuori di... posto. Ne ha studiato di situazioni tante, troppe ed ormai ha avuto troppe disillusioni. Perchè? Non guarda, nè aspetta dal cielo la sua salvezza. B. R.

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