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Anno XII. 16 Agosto 1913. Num. 33.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —La visione italica negli scrittori francesi. — Pierpont Morgan. — La moralità nelle mode femminili.
Religione. —Vangelo della XIV domenica dopo Pentecoste.
Notiziario. —Necrologio settimanale. — Diario.

Educazione ed Istruzione


La visione italica
negli scrittori francesi


Nella grande aula romana ormai consacrata alla cultura più o meno artificiale di quel fecondo bacillo insinuatosi nella vita moderna, che è la conferenza, il parigino oratore parlava amabilmente. Non ricordo più il suo nome, e davvero me ne duole chè meritava di non esser dimenticato: rammento solo che era giovane, che vestivi la più impeccabile delle redingotes, che aveva la rosellina all’occhiello, e, che la sua parola elegante, fluente, nitida ed adorna, confessava con molta grazia all’uditorio, assai fem, minile, e quasi tutto italiano, una piccola deficienza dei francesi. Piccolissima certo al punto di vista dei nostri buoni fratelli latini; meno piccola per noi. Ma comunque questa manchevolezza veniva riconosciuta, per bocca del parlatore leggiadramente colto, dagli stessi colpevoli; e chi conosca il carattere francese, deve convenire che non è poco.

I miei conterranei, diceva presso a poco il conferenziere, de l’Academie des Immortels, fino ad oggi non hanno conosciuto l’Italia, e non han cercato di conoscerla. Le loro impressioni italiane furono, fina a questi ultimi tempi, o superficiali o convenzionali; esse non ebbero mai notevole influenza sull’opera dei grandi che pur visitarono le contrade italiche, della cui bellezza dovettero gioire indubbiamente.

E l’asserzione sincera veniva abbondantemente documentata con citazioni di autori che pretesero anzi animare di qualche pennelleta italiana taluni dei loro quadri.

De Musset che scrive di Venezia prima di visitarla, e che, dopo aver consumato nell’adriaca città giorni così intensi di triste passione, non trova modo di trasfondere alcun elemento nuovo e vitale nel suo canto dolente; nulla di caratteristico di preciso, di realmente italiano. Lamartine, ché fa una rappresentazione tutta teatrale o adirittura coreografica delle bellezze e dei costumi nostri; Victor Hugo che; dovendo mettere a sfondo di un suo dramma un paesaggio italiano, si serve delle parole più vaghe e imprecise che si possan immaginare (e citiamo appena i nomi dei maggiori) dimostrano o una completa incapacità a penetrare lo spirito, la multipla vita, il vario carattere dell’itala gente, o — ciò che è più probabile — una perfetta incuranza a giungere a tutto questo.

Solamente qualche scrittrice, forse per l’innata e quasi inconsapevole sensibilità del carattere muliebre, ha dimostrato talora una intuizione e una comprensione più esatta e più sincera; ma anche per la Sand, e per la Stael (che è senza dubbio migliore di molti suoi illustri compatrioti) la visione romantica si sovrappone e si confonde subito con quella reale, sì che è difficile distinguere dove cessi l’immediatezza della impressione, e cominci il lavoro della fantasia.

Ci voleva un poeta, cui forse il lungo studio del cattolicismo aveva preparato al pellegrinaggio in Italia, per darci parole di profonda commozione. Anche in Chateaubriand, naturalmente, la poesia della romanità, con tutta la sua trama di leggende, modifica; suscita, determina, coordina le sensazioni, in modo che l’immaginativa ha sempre una parte più o meno preponderante; ma vi è pure qualche sprazzo limpido di verità rappresentativa, e di ammirazione spontanea.

«Nulla può paragonarsi — scrive una volta ad esempio l’autore del Genio del cristianesimo — alla bellezza di linea dell’orizzonte romano; al dolce declivio del piano, ai contorni soavi e fuggenti delle montagne che lo delimitano. Sovente le vallate nella campagna assumono l’aspetto di un’arena, di un circo, d’un ippodromo... Un particolare vapore diffuso in lontananza arrotonda gli oggetti e dissimula ciò