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IL BUON CUORE 251


castelli di Pavia, di Abbiategrasso, di Vigevano, di Galliate, di Cusago, di Binascp, di Pandino, di Bereguardo, di Lardirago; e son anche altri minori. Anche questi per documenti nuovi d’archivio e per riproduzioni ricchissime di fotografie, ’conosciamo ad uno ad uno: nella loro bellezza architettonica e nella freschezza dei giardini: nella gioia delle feste di maggio, nella spensieratezza gioconda della vita di corte, nella passione delle cacce agitate. E questo primo volume, dice il Malaguzzi Valeri, non è che la cornice del secondo: è la rappresentazione di quella vita privata e pubblica per la -quale e nella quale si svolse l’arte sovrana di Leonardo e di Bramante. Il secondo volume parlerà appunto dell’arte lombarda ai tempi di Lodovico il Moro, e sappiamo che nei capitoli sull’architettura militare, su Leonardo e su Bramante specialmente vi saranno per tutti gli studiosi delle sorprese e delle novità interessantissime. Né certo l’Hoepli darà minor cura a questo secondo volume che uscirà forse a fin d’anno, e che compirà l’opera più importante di consultazione piacevole e sicura sull’antica arte e sull’antica vita lombarda. Raffaello Giolli.

Letteratura coloniale I migiurtini - Una civiltà bambina - Strani casi Canti di guerra - L’opera dell’Italia

La Somalia del nord entrò nella politica espansionista italiana nell’anno 1889. Essa era allora indipendente e governata da due sultani, quello dei migiurtini, Osman Mahmud, residente ad Alula, e quello di Obbia, Jusut Alì. Con i trattati conclusi ad Alula e ad Obbia, fra il console italiano Filonardi e i due sovrani indigeni, tutto il territorio passò sotto la protezione nostra; ma per un lungo tempo regnò sul nuovo acqiiisto coloniale l’indifferenza più grande, dovuta certo all’influsso delle cattive notizie eritree ed ai rovesci militari del 1896. L’attenzione del pubblico si ridestò soltanto quando le gesta del famoso sayed (sedicente discendente del Profeta) Mohamed ben Abdullah, cui gli inglesi derisero col nomignolo di Mulla o Mad-Mulla (prete o prete-pazzo), fecero trepidare ancora una vola l’Europa e specialmente la Gran. Bretagna, memori della campagna del Mahdì nel Sudan e del supplizio di Gordon Pascià. E il sedicente Profeta dette molto filo da torcere all’Inghilterra, fino a che, per l’intromissione dell’Italia, non venne conclusa dal nostro regio console Pestalozza la pace di Illig del 5 marzo 1905. Come al solito, fummo noi che pagammo il nemico

comune; e il facinoroso ribelle venne elevato da noi alla dignità di Sultano di un territorio detto del Nogal, che venne costituito politicamente, senza riguardo ai confinanti sultanati somali, con le regioni meridionali del regno di Osman Mahmud e quelle settentrionali di Iusut Ali. Una simile procedura avrebbe potuto inficiare gravemente il nostro prestigio sulla costa dell’Oceano; ma la sorte ci protesse dalle recriminazioni che avrebbero, con giusta valutazione dei fatti, potuto elevare contro di noi i defraudati sultani. Dal 5 marzo 1905 dunque la Somalia del nord è restata divisa in tre sultanati. Nel migiurtinie ad Obbia il nostro ascendente politico e la nostra azione civilizzatrice si sono potuti, se non rapidamente, gradualmente svolgere; nel Nogàl, invece il mal volere di Mohammed ben Abdullah ha frustrato ogni nostra iniziata attività. Il ribelle di una volta si è insediato sul trono da noi offertogli, ma non ha mai inteso far ossequio ai doveri che gli derivano dalla nostra protezione. Il sultanato dei migiurtini si estende lungo la costa meridionale del golfo di Aden, dal villaggio di Bender Ziada, posto al confine della Somalia inglese, fino al capo Guardafui, e lungo l’Oceano indiano, dal capo Guardafui a Ras Beduin. Il paese non è oggi certamente ricco; poveri villaggi ne costituiscono i centri abitati di maggior importanza, e la capitale Alula è decaduta da quando le famiglie più trafficanti si sono trasferite a Bender Caffim, cittadina di 2000 persone, con 12 moschee, 75 case in muratura, otto Varese (piccoli castelli merlati) e 600 capanne, che somigliano a quelle dei butteri della campagna romana e ai cosa detti procoi. Il Sultano Osman Mahmud risiedeva a Bender, ma si è portato da qualche tempo a Bargal, ove sono tutte le sue mogli, i suoi beni prticolari e i suoi figli. Altri centri di una certa importanza sono Hafun e Bender Bela. Il primo di questi due possiede una magnifica rada, che potrebbe diventare, con un porto moderno, lo sbocco sull’Oceano indiano della ferrovia del sud-Etiopia, proseguimento della Gibuti-Harrar riallacciata alla valle del Nilo. La costa del sultanato dei migiurtini è prevalentemente rocciosa; un ciglione, che si eleva ad una certa altezza verso il capo Guardafui, lo segue fino a Ras Ali Bash-Kil. Da Ras Alì verso il sud la spiaggia è sabbiosa e solo dopo Hafun ricompare il ciglione roccioso- per una altezza di circa 70 metri. Sull’interno del paese si hanno scarse notizie. Si ritiene che l’acqua vi scarseggi alla superficie, ma che non manchino corsi sotterranei. La popolazione vi esercita la pastorizia, ed infatti, durante la stagione delle pioggie, molte mandrie convengono alla costa. Il potere regale vi è rappresentato dai piccoli presidi di ascari disposti ai pozzi e alle tappe delle carovefiere. Il valore del traffico dell’intero sultanato ascende a circa 4 milioni di lire nostre, e consiste nella esportazione di incenso, gomma, pelli, resine, carne e pinne di pesce disseccate, penne di struzzo, mirra, stuoie