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IL BUON CUORE 243


che avrebbero trovato entro una culla d’oro a trastullarsi con pietre preziose. Accorciarono le ore della notte dicendo fra loro che, quando si sarebbero trovati alla presenza della regina madre e del re padre avrebbero detto che il cielo prometteva al loro figlio forza e potenza, bellezza, felicità e ventura maggiori che a Salomone. S’insuperbirono di essere stati prescelti da Dio a vedere la stella. Dicevano che i genitori del-neonato non potevano compensarli con meno di venti borse d’oro, probabilmente ne avrebbero ricevuto tanto da non dover più sentire i tormenti della miseria. Stavo nel deserto come un leone in agguato», séguitò la siccità, «pronta a precipitarmi su quei viandanti con tutti i tormenti della sete; ma. essi si sottrassero a me, la stella li guidò per tutta la notte, e al mattino, quando cielo s’illuminò e le altre stelle impallidirono, quella.rimase a brillare costantemente sul deserto, fino a che non ebbe condotto i tre viaggiatori in un oasi ove zampillava una sorgente e vi erano palme cariche di datteri. Colà essi rimasero l’intera giornata, e quando, scesa la notte, videro il raggio della stella lambire la sabbia del deserto si rimisero in cammino». Era un bel pellegrinaggio diverso da quello che sogliono fare comunemente gli uomini» soggiunse la siccità. «La stella guidava i tre passeggeri in modo da non far loro soffrire nè fame nè sete. Faceva veder loro gli scardiccioni pungenti, li teneva lontani dai vortici di sabbia, li sottraeva al penetrante calore del sole e agli ardenti temporali del deserto. I tre savi dicevano costantemente l’uno all’altro: «Dio protegge e benedice i suoi messi». Ma a poco a poco mi impadronii di loro», seguitò a narrare la siccità, «e, in breve numero di giorni, i cuori dei tre pellegrini erano divenuti altrettanti deserti, aridi come quello che attraversavano. Sterile orgoglio e inestinguibile cupidigia li dominava. a Noi siamo messi divini», ripetevano i tre savi, il padre del re neonato non ci ricompenserà soverchiamente donandoci una carovana carica d’oro». La stella finalmente li condusse alle rive memorande del Giordano, poscia sulle colline del paese di Giuda. Si fermò quindi sulla piccola città di Betlemme che riluce tra verdi olivi. I tre savi videro castelli, fortilizii, mura e tuttociò che fa parte di una residenza reale, ma non riuscirono a distinguer nettamente nulla. Per ’mala. sorte la stella non li condusse entro la città, ma sostò presso una grotta. La luce penetrando lene attraverso l’apertura fece scorgere ai tre viandanti un bambinello che giaceva addormentato in grembo a sua madre. E benchè i tre savii vedessero che la luce formava un’aureola intorno al capo del neonato, rimasero fuor della grotta. Non andarono dinanzi al piccino a profetizzargli fama e potere reale, ma, volte le spalle,

senza dar menomo segno della loro presenza, si allontanarono risalendo la collina. Siamo forse venuti a cercare gente umile e povera al par di noi?» dissero fra loro. «Ci ha forse Iddio condotti qui a celiare e predire onori al figlio di un pastore? A che altro’ mai potrà giungere questo bimbo se non proteggere il gregge in questa valle?» La siccità tacque e fece ai suoi uditori un cenno di assentimento col capo. Parve volesse dire: a Non parlo bene? C’è qualcosa di più arido della sabbia del deserto; ma nulla è tanto sterile quanto il cuore umano». Dopo breve cammino i tre savii si accorsero di essersi smarriti per non aver seguito la via indicata dalla stella», seguitò a dire la siccità, a alzarono gli occhi al cielo per ritrovar con la stella la retta strada. Ma la stella che dalla terra d’Ordine li aveva se, guai’ fino allora era scomparsa». I tre stranieri s’inchinarono sollecitamente, i loro volti esprimevano profondo dolore. a Quel che avvenne», riprese a dire l’oratrice, a è, secondo il modo di giudicare degli uomini, è alquanto comico. Sta il fatto che appena i tre viandanti non videro più la stella compresero di aver peccato contro Dio. Accadde loro», seguitò a dire rabbrividendo la siccità, «duello che avviene al terreno nell’autunno quando comincia la stagione delle pioggie. Essi tremavano dallo spavento come la terra dinanzi al baleno e al tuono, la loro coscienza si ridestava e l’uunità germogliava come erba verde nei loro cuori. Per tre giorni e per tre notti andarono in cerca del fanciullo che. dovevano adorare. Ma la stella non apparve ed essi si smarrirono vieppiù, con grave amarezza e grande sconforto. Nella terza notte giunsero a questa sorgente per dissetarsi. Iddio frattanto aveva perdonato loro si chè quando si chinarono sull’acqua videro riflessa nel fondo la stella che li aveva guidati dal paese d’Oriente. Al tempo stesso la videro brillare nella volta celeste, essa li guidò nuovamente alla grotta di Betlemme. Prostrati dinanzi al fanciullo i tre savi dissero: Noi ti portiamo coppe d’oro ripiene di profumi di aromi preziosi. Tu diverrai il più possente di tutti i re che vissero e che vivranno dalla creazione alla fine del mondo». Il fanciullo posò la mano sulle loro teste curvate largendo loro un dono assai più grande di quelli che avrebbero potuto ricevere da im re. Perchè il vecchio mendicante ringiovanì, il lebbroso risanò e il moro si trasformò in un uomo bianco e bello. Si dice eziandio che avevano acquistato grande maestà tantochè, partiti di lì furono eletti re in tre domini diversi». La siccità tacque e i tre stranieri l’encomiarono. Hai narrato bene» le dissero. -a Rimaniamo sol-. tanto meravigliati che i tre savi non abbiano fatto nulla per la sorgente che fece veder loro la stella. Come possono aver dimenticato sì gran benefizio?»