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214 IL BUON CUORE


aveva nei suoi tratti una espressione di dolcezza veramente angelica. Allorchè sgranava gli occhi, lo sguardo aveva la fissità della Madonna di S. Sisto di Raffaello: era uno splendore! La palpebra superiore essendo assai larga, si inclinava nello stato normale leggermente sulla pupilla e ciò dava allo sguardo un carattere indefinibile, una specie. di morbidezza orientale». Gioachino, fin da piccolo, la chiamava la sua Santa mamma. Ebbe ’un bell’ammonirlo il parroco che la Santa Madre è la Madonna, e che Essa ’sola può essere chiamata così. Ne fu costernato: il pensiero che non vi era che in cielo una Santa Madre lo contrariava. Volle sapere «se la Santa Madre del Paradiso era più bella di mamma Anna e specialmente la domenica». Oh, la Santa Madre è più bella del sole: nessuna bellezza le può essere paragonata; se tu la potessi vedere, saresti accecato dal suo splendore. Come vorrei andare in Paradiso per vedere se è vero! E se tu diventassi cieco? Andrei cl un medico a farmi guarire. E se tú trovassi la Santa Madre più bella di Mamma Anna? Oh, allora ne avrei tanto dispiacere, che ne piangerei per tutta la vita. «Non andai in Paradiso, non ebbi a piangere e continuai ad ammirare la Santa Mamma». Essa — la madre — era gaia di indole, sempre sorridente e di buon umore. Non conosceva una nota di musica, ma aveva una memoria prodigiosa nel ricordare tutte le canzoni popolari della Romagna. Alla sera, davanti alla casetta di Rbssini, si raccoglievano sua nonna, sua madre, suo padre ed alcuni vicini: erano grandi discussioni di politica. «Ordinariamente, dopo la discussione, mia madre si metteva a cantare, e mio padre l’accompagnava col corno, facendo istintivamente — poiché era poco musicista — un controcanto molto armonioso. Ai primi suoni, provavo un benessere, un rapimento di cui in quell’età non potevo comprendere la ragione. Ciò che ho ricordato è che io mi sentivo come immobilizzato dall’estasi e che, dopo l’ultima nota di quei duetti che mi producevano una sensazione tale che nulla nella mia vita mi ha prodotto alcunchè di simile, mia madre mi portava a dormire, senza che io potessi pronunciare una sola parola». Il libro più bello, più completo, più divertente che possiate regalare è l’Enciclopedia del Ragazzi.

GIUSEPPE LONGHI

Improvvisa, quanto dolorosa, ci è pervenuta la notizia della morte di quell’egregio uomo che era il comm. avv. Giuseppe Longhi. La inaspettata, straziante dipartita è avvenuta dopo una operazione chirurgica che non valse a scongiurare la temuta catastrofe. Nobile di mente e di cuore, profondo cultore delle scienze giuridiche e amministrative, dedicò dapprima le sue cognizioni e le sue belle energie a Cantù, dov’era nato il io luglio 1846. Al suo diletto paese nativo occupò per molti anni la carica di sindaco, nonchè quella di presidente dell’amministrazione di quell’ospedale. Pronto sempre per tutti coi migliori obbiettivi, era da tutti amato e stimato per la grande bontà e per una specchiata rettitudine. Rifuggente da ogni forma di favoritismo, era tutto cuore per gli sventurati, pei malati, pei vecchi, pei bambini bisognosi di cure. Pur troppo, nel più bel cammino della sua vita benefica, fu colpito atrocemente, ripetutamente nei più dolci, sacri affetti famigliari: la figlia adorata, sposa e madre felice, gli fu rapita, e il figlio diletto, orgoglio legittimo del cuore paterno, aveva appena conseguito la laurea in legge, quando gli veniva strappato da morbo invincibile. Che fece allora l’avv. Giuseppe Longhi? Non piegò ’sotto l’atroce dolore che pareva dovesse minare la sua esistenza: sostenuto dalla Fede, lottò e vinse, dedicandosi più di prima, con tutto l’ardore di un cuore trafitto e bisognoso di conforto, al bene del paese e alle sue predilette opere di beneficenza. Così fu illuminato Consigliere Provinciale di Cantù e Presidente della Deputazione Provinciale di Como. Più ancora, egli fu apprezzatissimo Vicepresidente dell’Amministrazione dell’Ospedale Maggiore di Milano, e per ventidue anni fu Segretario superiore e ispettore didattico degli Asili di Carità per l’Infanzia. In tutte queste amministrazioni l’avv. Giuseppe Longhi ha lasciato preziosi documenti che proveranno alle generazioni future l’elevatezza della sua mente, la profondità de’ suoi studi e la eccezionale bontà del suo spirito informato sempre ai più nobili ideali. Specialmente le sue relazioni alle assemblee dei benefattori degli Asili per l’Infanzia, dove l’egregio uomo effondeva tutto il suo cuore compre