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Anno XII. | 28 Giugno 1913. | Num. 26. |
Giornale settimanale per le famiglie
IL BUON CUORE
Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE
Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena
E il tesor negato al fasto Manzoni — La Risurrezione. |
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La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
Rosmini — Opere spirit., pag. 191.
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Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.
SOMMARIO:
Gli infortuni sul lavoro fra i nostri emigrati (continuazione).
Educazione ed Istruzione
La dottrina di un filosofo cristiano
Continuazione del numero precedente)
La filosofia del divino
La ragione di credere che in Dio siano i paradimmi delle cose, è che egli non ha fatto il mondo a caso, ma per intelletto. Platone pone tra la mente divina e i paradimmi una relazione simile a quella fra la mente nostra ed i concetti. Ma tra la mente nostra ed i concetti è azione reciproca, perchè si suscitano e compiono scambievolmente, dovecche l’essenza divina è perfettissima per sè medesima, e non è come la umana, segnata da distinzione alcuna. La nostra mente quando pensa, bene discorre per idee, e si muove essa e si muovono quelle: la quale la fanno accorta del loro moto, però che si specchiano nelle labili immagini e risonanò nella fuggitiva parola; ma la mente di Dio non è discorsiva, perchè non passa dal primo al poi, nè dalla causa all’effetto. Se Dio è unità distintissima non stampata da alcuna distinzione, come può entro sè accogliere una moltitudine infinita di ragioni o paradimmi distinti! Iddio ha idee distinte inquantochè crea cose distinte; ma prima di creare, le accoglieva in sè, non come il molto nell’uno, ma sì bene come l’uno nell’uno.
Dio immagina e concepisce; e l’immaginazione sua non è destata da cause esterne come la nostra, nè forma come questa ombre vane, ma sostanze piene e reali. E che è questo immaginare suo? E’ creare. Or il creare suo, avvegnachè senza paradimmi, non è cieco, perchè Egli è Idea, è visione vedente; e i termini creati non isfuggono all’Idea, perchè essa è lo stesso creare, e s’insinua in tutti i pori della realtà. E i paradimmi, se così piace chiamarli, nascon appunto in questo insinuarsi o travasarsi dell’idea nella sua fattura. Ma laddove la fattura dell’uomo, la immagine, precede il concetto di lui, e lo precede insi-