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Anno XII. 28 Giugno 1913. Num. 26.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —La dottrina di un filosofo cristiano (Continuaz. e fine).
Religione. —Vangelo della settima domenica dopo Pentecoste.
Gli infortuni sul lavoro fra i nostri emigrati (continuazione).
Beneficenza. —Per lo sventurato musicista. — Opera Pia Catena.
Notiziario. —Necrologio settimanale. — Diario.

Educazione ed Istruzione


La dottrina di un filosofo cristiano


Continuazione del numero precedente)



La filosofia del divino


Così, poniamo, quando io penso al libro che ho sotto gli occhi, la cognizione consta di una parvenza individuale, che si riferisce ad un sodalizio di forze mondane che per sè non appaiono: di atti unificativi della mente; e di un atto assoluto, principio e cagione degli atti della mente. I reali non sono idee, bensì intelligibili, cioè atti a divenire idee, non per virtù propria, ma sì per virtù della mente, e per quella dell’assoluto la quale li fa e con la mente li pone in relazione. Dei reali uno solo è idea, ma in rispetto a noi c’è bisogno che egli si riferisca alle cose e alla mente, perchè possa lucere come idea: e perciò l’assoluto in rispetto a noi è un intelligibile, che si converte per mezzo delle sue stesse fatture in cosa intelletta. E così interpretando, vera è la sentenza di San Paolo, che le cose invisibili di Dio, essendo intese per le opere sue, si vedono; ma è vera altresì la sentenza opposta, cioè che si vedono le creature, invisibili per sè stesse, essendo intese per la relazione loro con Dio. Le cose poi sono alle idee, e le idee dell’essenza divina, come in un plenilunio sereno la terra è alla luna, e questa è al sole; perchè
come la luna chiarifica la terra del lume che riceve dal sole, similmente le idee chiarificano le cose del lume che ricevono da quella essenza. Dio vede in sè il principio del creato, ma l’intelletto nostro non può vedere Dio in sè, schietto, ma sì come un elemento che con altri elementi intellettivi si compone, che il creato stesso dispensa. L’intuizione è dunque contemplazione operativa, o operazione contemplativa; perchè lo spirito nè potrebbe contemplare Dio senza comporlo con elementi intellettivi ricavati da fantasmi, nè ciò fare potrebbe senza contemplarlo.

La ragione di credere che in Dio siano i paradimmi delle cose, è che egli non ha fatto il mondo a caso, ma per intelletto. Platone pone tra la mente divina e i paradimmi una relazione simile a quella fra la mente nostra ed i concetti. Ma tra la mente nostra ed i concetti è azione reciproca, perchè si suscitano e compiono scambievolmente, dovecche l’essenza divina è perfettissima per sè medesima, e non è come la umana, segnata da distinzione alcuna. La nostra mente quando pensa, bene discorre per idee, e si muove essa e si muovono quelle: la quale la fanno accorta del loro moto, però che si specchiano nelle labili immagini e risonanò nella fuggitiva parola; ma la mente di Dio non è discorsiva, perchè non passa dal primo al poi, nè dalla causa all’effetto. Se Dio è unità distintissima non stampata da alcuna distinzione, come può entro sè accogliere una moltitudine infinita di ragioni o paradimmi distinti! Iddio ha idee distinte inquantochè crea cose distinte; ma prima di creare, le accoglieva in sè, non come il molto nell’uno, ma sì bene come l’uno nell’uno.

Dio immagina e concepisce; e l’immaginazione sua non è destata da cause esterne come la nostra, nè forma come questa ombre vane, ma sostanze piene e reali. E che è questo immaginare suo? E’ creare. Or il creare suo, avvegnachè senza paradimmi, non è cieco, perchè Egli è Idea, è visione vedente; e i termini creati non isfuggono all’Idea, perchè essa è lo stesso creare, e s’insinua in tutti i pori della realtà. E i paradimmi, se così piace chiamarli, nascon appunto in questo insinuarsi o travasarsi dell’idea nella sua fattura. Ma laddove la fattura dell’uomo, la immagine, precede il concetto di lui, e lo precede insi-