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IL BUON CUORE 195


non sia universalissimo ed astratto, ma specialissimo e pieno. E la critica è efficace se fondasi sul medesimo cridar giudizio. Non c’è idee semplici: le idee che il volgo crede più semplici sono più avviluppate. Ogni idea è composta, poichè nell’unità s’asconde la pluralità. Non si possono assegnare i limiti della virtù d’una idea, perchè essi sono mobili e si muovono per cagione della virtù ripensativa. Le idee sono tutte comunicanti fra loro: e il porre in vista cotali comunicazioni è appunto ufficio della scienza. Non c’è quiete nelle idee e tutte si abbelliscono con mutui raggi. L’incentrarsi e lo scentrarsi degli elementi di una idea viene dal moto della mente, la quale è in continuo fare e le idee sono in continuo divenire. Le idee appajon molte e diverse, non perchè differiscano nella sostanza, essendo tutte quasi costellate dei medesimi elementi, ma per la giacitura e disposizione di essi elementi medesimi. Il moto della mente da un’idea ad un’altra non che una disposizione nuova che essa fa degli elementi della prima, e ciò che sembra un passare è un rifigurare che fa la mente, un rifare. Un ordinalnento di tutte le idee è un sistema; a nzi un sistema di sistemi, dacchè un’idea è già un sistema; e la mente come degli elementi di un’idea forma nuove idee, così delle medesime idee può formar nuovi sistemi. Ogni mutazione che avviene dentro un’idea è inizip d’una mutazione del sistema filosofico. C’è nelle idee una scintillazione simile a quelle- delle ’stelle,’ la’ quale è’ cagione di ripensamento: ripensare è porre a mano a mano nel centro gli elementi sparsi nella sfera ideale. Il ripensamento perfetto è il sistema filosofico, e ad esso si contrappone il nominalismo, ch’è nel vedere tutta l’efficacia dell’idea costretta dentro il nome suo. Gli uomini si accordano nella nomiziane; ma la concordia è apparente, poichè dura finchè l’idea è incarcerata nel segno, e immantinenti che se ne libera, la discordia comincia. I due estremi fra cui la mente s’impola sono l’idea vista come termine, e l’idea vista come relazione. A chi non ha facoltà speculativa l’idea pare fissa: ma essa muovesi di continuo, per virtù della mente. Come più velocemente l’idea termine si apre in relazioni, così più facce prende e sua potenza dimostra. L’idea come termine e l’idea aperta sono due membri di una equazione, dei quali il primo è incognito e il secondo è il valore suo. Gli uomini si intendono pigliando le idee come termini chiusi e fermi, ma quando le aprono e le fanno muovere, non s’intendono più. La prima potenza spiegata dall’intelletto è quella di nominare le cose; il nominare è inizio di sapere; la scienza perfetta è nominazione perfetta. La copia dei nomi che si dànno all’idea, è proporzionata alla copia dell’ingegno. Un’idea per sè non è chiara, e un’altra per sè neanche; ma fra loro messe in relazione, l’una si schiara di quello che prima era scurità dell’altra. Ciascuna idea ritrova sè nelle altre, e

s’abbuia se quelle s’abbuiano, e disparisce se quelle dispariscono, e se quelle risurgono ed essa risurge, e se quelle mandano fulgore ed essa rifulge. Se una idea è quella ch’è per il lume o per il moto che riceve dalle altre un’idea presa al tutto come termine non è intelligibile.. Se un termine si lascia intendere, è perchè ad esso viene come un vaporoso bagliore da idee lontane e nascoste. Ciò che in sè non riceve nè composizione nè divisione è meglio chiamare intelligibile; esso non è idea, ma ben attitudine a diventare idea. Gli intelligibili sono le idee come nudi termini, e le idee sono questi termini vestiti di relazione. Gli elementi dell’idea Fra la natura degli intelligibili e quella dei nomi c’è differenza, perchè l’intelligibile non significa lavorio alcuno mentale in atto, laddove il nome significa un lavorio mentale, ancorchè menomissimo. Una certa somiglianza è fra gli intelligibili e le radici di una lingua, essendo queste gli elementi primi in cui si scompongono le parole, e quelli essendo gli elementi primi in cui si scompongono le idee. In ogni idea c’è tre generi di elementi: il!antasma, la mente e il medio, sicchè l’idea può definirsi l’effetto di due fattori finiti congiunti da un fa:-..,re infinito. Il fantasma o mondo corporale opera su l’intelletto, e questo risponde a quello con atte suo proprio, che è l’intellezione, e da questo abbattimento delle loro possanze viene in luce l’idea Pzu-e che il fantasma non possa generare l’idea, il simile un dissimile: ma sparisce la difficoltà, se si pene mente alla natura del fantasma. Ogni cosa se e, ha una ragione per la quale è; anche ciò che ha corporale parvenza può e deve obbedire alla ragione; e la ragione nostra trovando in esso un vestigio di quella, vi ritrova in qualche modo un vestigio di sè medesima. Il fantasma è poi numero temporale, o spaziale ossia figura, la quale alla fantasia può parere palpabile, colorata, sonora, saporosa, odorifera, in virtù dei sensi che le somministrano i semi delle dette qualità. Il fantasma è rispetto alla sensazione ciò che esso medesimo è rispetto all’idea: la sensazione è sciolta, dissipata, quasi fuga di punti; il fantasma per contrario è in questi stessi punti, ma raccolti, congregati, ordinati, ridotti a unità di forma. Il fantasma non è una impressione nell’anima fatta dal sènso, ma è atto trasfigurativo che esce dall’anima e posa nel senso: è forma che impronta di sè il senso, quasi materia. In ogni idea è un fantasma sbiadito e colorito, vivo o mortificato, dimezzato o intero, ed anche in quelle idee che pajono astrattissime. In vero, tutto ciò che è astratto nelle lingue, prima fu concreto. I filosofi artisti si dilettano delle immagini e se ne giovano; perchè la idea, informata nell’immagine, si fa parvente, e sí muove e muove. Il fantasma è cagione di medesimezza e diversità nei pensieri degli uomini; difatti il moto nella sua indeterminatezza è l’eguale inizio dei