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Anno XII. 14 Giugno 1913. Num. 24.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —Un conquistatore di Anime, Claudio Maria Colin. — Il Banano.
Religione. —Vangelo della quinta domenica dopo Pentecoste.
Beneficenza. —Accademia Musicale nell’Istituto dei Ciechi di Milano. — Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi.
Notiziario. —Necrologio settimanale. — Diario.

Educazione ed Istruzione


UN CONQUISTATORE Dl ANIME


Claudio Maria Colin



Dall’altra quarta serie dei seggi suggestivi che Georges Goyau ama raccogliere Autour du Catholicisme social — serie che è stata pubblicata in un volume recentissimo dell’editore Perrin — togliamo le pagine che prospettano, sullo sfondo di un magnifico dramma di anime, le vicende vittoriose di una delle più belle e più vaste opere di conquista del nostro tempo.

E siamo certi — pubblicando accuratamente tradotta, la parte maggiore del saggio biografico del Goyau — di offrire una primizia gradita ai lettori nostri.

Ormai la Chiesa e la Francia sono in obbligo di riconoscere in lui un conquistatore. Senza di lui la Francia non avrebbe il dominio oceanico che ha e le missioni cattoliche non conterebbero nella Società di Maria una delle forze più salde e più belle che abbia potuto offrir loro il secolo decimonono.

Nelle biografie che di lui già si sono scritte, è vano cercare tutto ciò che si desidera conoscere e le lacune più che ai biografi si dm’rono imputare direttamente a lui, al «Venerabile» Giovan Claudio Maria Colin che ha davvero deluso la curiosità indagatrice della storia. Come da vivo egli amò una vita nascosta, morto si può dire che l’ami ancora. Sullo sviluppo dei suoi disegni, sulla genesi delle sue fondazioni si raccoglie come un’ombra, resa più
impenetrabile dagli ardori della sua umiltà. Unica e completa sarebbe stata la sua gioia se, dopo innalzato l’opera che Dio gli imponeva, avesse potuto cancellare il suo nome dalla memoria degli uomini. «Io non vorrei che il mio nome apparisse, diceva. Se mi ascoltassero, non una sola riga si dovrebbe scrivere di me come su quelli che hanno iniziato la società».

E non potendo meglio, soppresse molti e molti documenti, i più anzi, che avrebbero potuto servire in seguito quasi di piedistallo alla sua glorificazione postuma. Ma il suo intento, l’intento della sua opera era rivolto a far conoscere Dio e non a richiamare vani splendori su se stesso. Però la, decisione romana del 1908 con cui la Chiesa ne ha fatto un Venerabile, ha cominciato ad accentrare sulla gloria sua che egli non aveva potuto evitare del tutto, qualche riverbero della gloria di Dio.


II.


Egli si trovò bambino pei giorni del Terrore quando Iddio sembrava nascondersi, irradiato però da un fascino più intenso. E il ritorno ansioso a lui, nell’Haut-Beaujolais, come del resto in quasi tutta la Francia, induceva gli animi a esporsi a sacrifici rischiosi, a ricorrere fino alla scaltrezza. Il padre del piccolo aveva subito la prigione, reo d’aver ospitato dei preti che gli recavano la parola ammonitrice del Cristo. Ma le grandi vocazioni germinano fra le circostanze più aspre: esse si maturano invece di abbattersi sotto il vento accidioso delle difficoltà e per questo quasi c’è da pensare che Dio si lasci talvolta perseguitare e ingiuriare solo per stringere a sè con ardore più assoluto anime che la sua scelta ha già reso sacre: una di queste era l’anima di Claudio Maria Colin.

Da giovine sentiva con desiderio di tormento che solo nel deserto avrebbe voluto cercare Dio, che la vita d’eremita lo attraevi, avvincendolo, e quando partì per il piccolo seminario dove avrebbe appreso qualche nozione della civiltà umana, egli aspirava ingenuamente al giorno in cui, solo e «in un bosco» nessuna cosa umana lo dividerebbe più dal suo Mae-