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IL BUON CUORE 174


si alza un contrafforte che domina la strada che conduce verso l’interno. Sopra questa altura gli Abissini, un tempo, costruirono un piccolo forte, di forma rotonda; questo forte divenne poi prigione. Quando gli Italiani s’impadronirono del paese, la prigione fu adibita a polveriera, poi a fortino, poi ancora a prigione, e alla fine... 1a Missione, non potendo provvedere in altro modo ai bisogni spirituali dei Cattolici del luogo, chiese ed ottenne di poter adibire il piccolo e vecchio edificio a chiesa. Il trasformismo è una dottrina curiosa ed abbastanza malveduta; ma, quando la si vede in pratica, essa è ancor più curiosa. Su questo caso il trasformismo è ben triste, e vi sono dei giorni, in cui io, tutto solo nella mia povera ex-prigione, mi sento il cuore gonfio. In Adi Caieh, paese di più di 3000 uomini, i mussulmani, che sono il maggior numero della popolazione, si sono costruiti una bella moschea, più, i cofti hanno una chiesa abbastanza spaziosa, gli Europei hanno belle case e splendide palazzine.... il Missionario sta in un misero casolare screpolato che qualche scossa di terremoto finirà per atterrarlo del tutto, ed il Buon Dio è allogiato in una piccola torre, anch’essa screpolata, il cui tetto, nel tempo delle piogge; lascia passare l’acqua da tutte le parti,. L’altro giorno, mentre me ne stavo a pregare vicino al mio Pio Maestro, sentii nel mio cuore un desiderio ardente di costruirgli una dimora un po’ meno indegna di Lui. Ed io gli ho promesso di mettere sottosopra cielo e terra, pur di arrivare al mio fine. Rientrato nella mia capanna, trovai sul mio tavolino un numero dell’o Eco dell’Africa i ed istintivamente io dissi a me stesso: Ecco la porta, alla quale io devo bussare! Ed io batto alla vostra porta, tutto ripieno di una confidenza senza limiti, persuaso che il mio appello sarà ascoltato; lo sapete voi quanto mi occorre? quattro meschini biglietti da mille lire. Per la mancanza di questa miseria, il povero Missionario pesta i piedi (mi struggo nelle ricerche...) col cuore angosciato; io sento i miei cattolici che si lamentano, i mussulmani ed i cofti che si beffano di noi, gli Europei che mi dicono, felici forse di trovare questa scusa: «Noi verremmo alla Messa nelle domeniche, ma non già in simile. bicocca! i Ed io sento anche il buon Ges4 che non dice nulla, ma la cui voce si fa sempre più pressante.... Così io non mi trattengo più, scrivo, parlo, supplico, tendo la mano... metteteci qualche cosa per amor del Signore.

Questi quattro miserabili biglietti ci sono bene in qualche parte; essi ammuffiscono inutilmente, chiusi col loro bel color d’oro in una gran cassa forte, tutta rivestita di ferro... uccelli dalle ali dorate; sterili prigionieri che sarebbero tanto felici, se voi permetteste loro di prendere il volo e di venir qui a far una casa al Creatore, un tempio un po’ meno indegno al Governatore del mondo. Mentre scrivo, un piccolo Abissino cattolico piega sulle mie spalle il suo musino nero, come se volesse leggere: Padre, che cosa scrive? Una lettera. A chi? Ad alcuni miei d’Italia. — Per far che cosa? Per domandare una elemosina. E questa elemosina — a che deve servire? A costruire qui una chiesa. Crede che verrà l’elemosina? Ciò dipende.... Da chi? Allora io faccio un gesto largo... io indico voi, voi che cercate talvolta qualche opera buona da compiere. Ho finito -- a voi adesso il parlare. Terminando vi dirò che voglio dedicare la mia chiesa,,perchè certamente essa si farà: (io conto sopra di voi) a Maria Immacolata. Amici lettori, ascoltate l’ultima mia parola... Un piccolo soldo, per carità, per costruire una piccola chiesa a Gesù, io ve lo domando per amor di Maria Immacolata. Voi non potete rifiutarvi. — Io prego, spero ed aspetto. Ogni offerta, anche minima, accetta con viva riconoscenza il «Sodalizio di S. Pietro Claver a Roma, via dell’Olmata 16. Basta inviarla con la specificazione: Per la costruzione della Chiesa nell’Adi Caieh, Eritrea. («Corrispondenza Africana.»)

La Gratitudine di S. E. Mons. Carrara L’ultima nostra sottoscrizione per la Missione Apostolica nella Colonia Eritrea fruttò L. 620 che furono inviate direttamente a S. E. Mons. Camillo Carrara. Il soccorso riuscì graditissimo, come risulta dalla