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162 IL BUON CUORE


Dame si ponesse un oratore, l’insegnamento del quale, uscendo dal tono ordinario del sermone, assumesse carattere scientifico e • si adattasse ai grandi bisogni del tempo, e vi riuscirono più tardi dopo un periodo di aspettazione seminato di amarezze per loro e per colui che fu il primo titolare di questa cattedra resa così celebre dagli uomini variamente illustri prepostivi dal 1835 al 1873, da Lacordaire a mons. d’Hulst; e infine fondarono la conferenza di storia, nella quale giovani cattolici e non cattolici si radunavano a disputare fra di loro dei più alti argomenti di storia, di filosofia e di letteratura con una vivacità la quale parve così pericolosa che l’Ami de la religion, giornale allora autorevole, credette opportuno di intervenire con una nota di disapprovazione. Eppure quei volonterosi non si proponevano se non che rimettere a base dell’ordinamento politico e sociale i principali cristiani, facendoli amare per la loro bOntà e per la loro bellezza. Fu nella primavera del 1833 Ozonam aveva che, riuniti in una dunque venti anni soltanto cameretta da studente, i giovani oratori della Conferenza di storia decisero di fondare un’opera nuova: non si sa chi in quella riunione abbia pronunciato le parole «fondiamo una conferenza di carità». Potrebbe bene essere stato Ozanam, scrive l’abate Carlo suo fratello, ma nessuno dopo.se ne ricordò mai precisamente; è quindi a rigor di termine impossibile parlare del fondatore della società di S. Vincenzo de’ Paoli; bisogna parlare di fondatori; ma essa ha con tutta coscienza il diritto di ritenersi figlia di Federico Ozanam dal momento che egli era l’anima del gruppo di amici che presiedette alle origini. ha prima conferenza. Intesi col signor Bailly, che fu poi il primo presidente della prima Conferenza e in seguito del primo Consiglio superiore, i giovani promotori poterono presto concretare la loro idea: cominciarono a radunarsi negli uffici del giornale La tribune catholique, e nel maggio dello stesso anno 1833 la prima Conferenza era fondata con otto membri, tra i quali naturalmente c’era l’Ozanam: subito si intrapresero le visite e i soccorsi dei poveri a domicilio: si scelse S. Vincenzo de Paoli a protettore e si iniziò quell’attivo lavoro di propaganda che a poco a poco procurò alla società la diffusione che oggi tutti vediamo e ammiriamo. La seconda Conferenza nacque da una divisione della prima, quando i membri di questa si trovarono così numerosi che qtiasi la sala dí riunione non li capiva; presto venne una terza, anche questa in Parigi; poi se ne istituirono a Nimes, a Lione, a Nantes, a Rennes, a Toulouse; poi la società oltrepassò i confini della Francia; e fu allora che si sentì il bisogno di istituirle un Consiglio superiore e di darle la forma che essa conserva anche attualmente: il numero delle conferenze raggiungeva due anni dopo la morte di Ozanam quello di 2814, e le sue erogazioni erano salite dalle 2800 lire distribuite nei pri mi due anni fino alle 3,123,883 lire distribuite nel 1855; cifra che è ben lontana dal segnare un massimo, giacchè scorrendo le statistiche si trova che ha oltrepassato nel 1877 i tre milioni. Ozanam non trascurava tuttavia gli studi. Nel 1835 s’accinse mentre faceva il penultimo corso di legge, a seguire i corsi necessari per conseguire la licenza,in lettere; e intanto scriveva nella Revue européenne, e conduceva a termine in questo stesso periodo una pregevole monografia storica sui due cancellieri d’Inghilterra, Bacone da Verulamio e Tommaso di Cancorbery, la quale segna un gran passo innanzi confrontata col saggio sul sansimonismb,mentre è ancora molto giovanile se considerata di fronte alle opere posteriori. Finalmente nelle vacanze del 1836, conseguita la laurea in giurisprudenza, dovette lasciare Parigi per tornare a Lione. Ma l’anno dopo gli moriva il padre; onde si trovò allora sulle braccia la madre malaticcia da assistere — perchè i due suoi fratelli, prete l’uno, studente l’altro, erano trattenuti lontani dalla casa — e l’amministrazione domestica a cui attendere. Ma si sentiva insufficiente a queste cure; egli sospirava una cattedra che gli assicurasse una occupazione più conforme al suo carattere ed ai suoi studi: intanto assunse la redazione degli Annales de la propagation de la foi e malgrado la sua ripugnanza si iscrisse nell’albo degli avvocati; ma, in questo periodo di tempo tornò a Parigi per conseguirvi la laurea in lettere, -ottenuta dopo una solenne discussione che ebbe luogo in presenza dei più illustri professori della Sorbona, uno dei quali, il Cousin, all’udirlo parlare della filosofia di Dante, dovette dirgli: a signor Ozanam, è impossibile essere più eloquente di voi». L’anno seguente egli rimaneva solo, si può dire, al mondo; anche la madre gli moriva, e allora si trovò richiamato naturalmente a riflettere sul suo avvenire; per un momento pensò a consacrarsi a Dio in uno stato più perfetto di quello al quale fino allora aveva mirato; già qualche mese prima Lacordaire dal suo noviziato della Quercia, nel quale era da poco entrato, lo aveva incitato a seguirlo nelle schiere di S. Domenico, e Ozanam ne aveva chieste le regole; ma ora, ora che il momento di scegliere era venuto, parecchi se lo contendevano: Cousin lo voleva nell’insegnamento universitario, Montalenberc redattore di un giornale che stava per fondare; ed egli, non ancora ben deciso, cominciò ad ogni modo il suo corso di diritto commerciale nel dicembre 1839 sulla cattedra per lui appositamente istituita in Lione e continuò per quaransette lezioni; disimpegnava l’incarico, nel modo che più all’indole sua poteva accomodarsi, cioè occupandosi specialmente del diritto come ramo della filosofia e della storia: presto però trovò un campo migliore, invitato l’anno seguente da Sousin a prender parte al concorso indetto a Parigi per un posto di aggregato alla cattedra di letteratura straniera della Sorbona, riuscì primo, malgrado la breve preparazione che potè