Dame si ponesse un oratore, l’insegnamento del quale, uscendo dal tono ordinario del sermone, assumesse carattere scientifico e • si adattasse ai grandi
bisogni del tempo, e vi riuscirono più tardi dopo un
periodo di aspettazione seminato di amarezze per loro e per colui che fu il primo titolare di questa cattedra resa così celebre dagli uomini variamente illustri prepostivi dal 1835 al 1873, da Lacordaire a
mons. d’Hulst; e infine fondarono la conferenza di
storia, nella quale giovani cattolici e non cattolici
si radunavano a disputare fra di loro dei più alti
argomenti di storia, di filosofia e di letteratura con
una vivacità la quale parve così pericolosa che l’Ami
de la religion, giornale allora autorevole, credette
opportuno di intervenire con una nota di disapprovazione. Eppure quei volonterosi non si proponevano
se non che rimettere a base dell’ordinamento politico e sociale i principali cristiani, facendoli amare
per la loro bOntà e per la loro bellezza.
Fu nella primavera del 1833
Ozonam aveva
che, riuniti in una
dunque venti anni soltanto
cameretta da studente, i giovani oratori della Conferenza di storia decisero di fondare un’opera nuova:
non si sa chi in quella riunione abbia pronunciato le
parole «fondiamo una conferenza di carità». Potrebbe bene essere stato Ozanam, scrive l’abate Carlo suo fratello, ma nessuno dopo.se ne ricordò mai
precisamente; è quindi a rigor di termine impossibile
parlare del fondatore della società di S. Vincenzo
de’ Paoli; bisogna parlare di fondatori; ma essa ha
con tutta coscienza il diritto di ritenersi figlia di
Federico Ozanam dal momento che egli era l’anima
del gruppo di amici che presiedette alle origini.
ha prima conferenza.
Intesi col signor Bailly, che fu poi il primo presidente della prima Conferenza e in seguito del primo Consiglio superiore, i giovani promotori poterono presto concretare la loro idea: cominciarono a radunarsi negli uffici del giornale La tribune catholique, e nel maggio dello stesso anno 1833 la prima
Conferenza era fondata con otto membri, tra i quali
naturalmente c’era l’Ozanam: subito si intrapresero
le visite e i soccorsi dei poveri a domicilio: si scelse
S. Vincenzo de Paoli a protettore e si iniziò quell’attivo lavoro di propaganda che a poco a poco procurò
alla società la diffusione che oggi tutti vediamo e
ammiriamo. La seconda Conferenza nacque da una
divisione della prima, quando i membri di questa si
trovarono così numerosi che qtiasi la sala dí riunione
non li capiva; presto venne una terza, anche questa
in Parigi; poi se ne istituirono a Nimes, a Lione, a
Nantes, a Rennes, a Toulouse; poi la società oltrepassò i confini della Francia; e fu allora che si sentì
il bisogno di istituirle un Consiglio superiore e di
darle la forma che essa conserva anche attualmente:
il numero delle conferenze raggiungeva due anni
dopo la morte di Ozanam quello di 2814, e le sue erogazioni erano salite dalle 2800 lire distribuite nei pri
mi due anni fino alle 3,123,883 lire distribuite nel
1855; cifra che è ben lontana dal segnare un massimo, giacchè scorrendo le statistiche si trova che ha
oltrepassato nel 1877 i tre milioni.
Ozanam non trascurava tuttavia gli studi. Nel 1835
s’accinse mentre faceva il penultimo corso di legge,
a seguire i corsi necessari per conseguire la licenza,in
lettere; e intanto scriveva nella Revue européenne,
e conduceva a termine in questo stesso periodo una
pregevole monografia storica sui due cancellieri d’Inghilterra, Bacone da Verulamio e Tommaso di Cancorbery, la quale segna un gran passo innanzi confrontata col saggio sul sansimonismb,mentre è ancora molto giovanile se considerata di fronte alle
opere posteriori.
Finalmente nelle vacanze del 1836, conseguita la
laurea in giurisprudenza, dovette lasciare Parigi per
tornare a Lione. Ma l’anno dopo gli moriva il padre; onde si trovò allora sulle braccia la madre malaticcia da assistere — perchè i due suoi fratelli, prete l’uno, studente l’altro, erano trattenuti lontani
dalla casa — e l’amministrazione domestica a cui
attendere. Ma si sentiva insufficiente a queste cure;
egli sospirava una cattedra che gli assicurasse una
occupazione più conforme al suo carattere ed ai suoi
studi: intanto assunse la redazione degli Annales
de la propagation de la foi e malgrado la sua ripugnanza si iscrisse nell’albo degli avvocati; ma, in
questo periodo di tempo tornò a Parigi per conseguirvi la laurea in lettere, -ottenuta dopo una solenne discussione che ebbe luogo in presenza dei più illustri professori della Sorbona, uno dei quali, il
Cousin, all’udirlo parlare della filosofia di Dante,
dovette dirgli: a signor Ozanam, è impossibile essere più eloquente di voi».
L’anno seguente egli rimaneva solo, si può dire,
al mondo; anche la madre gli moriva, e allora si
trovò richiamato naturalmente a riflettere sul suo
avvenire; per un momento pensò a consacrarsi a Dio
in uno stato più perfetto di quello al quale fino allora aveva mirato; già qualche mese prima Lacordaire dal suo noviziato della Quercia, nel quale era
da poco entrato, lo aveva incitato a seguirlo nelle
schiere di S. Domenico, e Ozanam ne aveva chieste
le regole; ma ora, ora che il momento di scegliere
era venuto, parecchi se lo contendevano: Cousin lo
voleva nell’insegnamento universitario, Montalenberc redattore di un giornale che stava per fondare;
ed egli, non ancora ben deciso, cominciò ad ogni
modo il suo corso di diritto commerciale nel dicembre 1839 sulla cattedra per lui appositamente istituita in Lione e continuò per quaransette lezioni; disimpegnava l’incarico, nel modo che più all’indole
sua poteva accomodarsi, cioè occupandosi specialmente del diritto come ramo della filosofia e della
storia: presto però trovò un campo migliore, invitato
l’anno seguente da Sousin a prender parte al concorso indetto a Parigi per un posto di aggregato alla
cattedra di letteratura straniera della Sorbona, riuscì primo, malgrado la breve preparazione che potè