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146 IL BUON CUORE


l’Umbria verde popolata di pii ricordi e di monumenti francescani, raccontare era cantare, descrivere, ammirare. Tutta l’opera dell’Ozanam, del resto, è piena di questo senso di ammirazione e di amore che riesce a dare anche alle cose più. semplici e meno significanti colori di bellezza e speciali significazioni. Gli studi giuridici lo distrassero per qualche tempo da quello che era come l’ambiente naturale del suo intelletto; dalle indagini storiche e letterarie alle quali doveva tornare con maggior lena e attività., Ma nè gli uni nè le altre valsero a distorlo dalle esperienze quotidiane e dallo studio delle quistioni più ardenti del suo tempo. Ogni forma di attività intellettuale era in lui coordinata e avvicinata al pensiero contemporaneo. Gli studi sulla civiltà del V secolo, le indagini sui primi Germani o sulla filosofia cattolica del secolo XIII, trovano il loro complemento nel saggio sul divorzio, nelle pagine dedicate al progresso, considerato da un punto di vista cristiano, negli articoli pubblicati, in uno dei periodi più terribili della nuova Francia, sull’Ere nauvelle. La luce della verità cristiana è diffusa più meno abbondantemente in ogni parte della sua opera svariata. Essa chiarisce le prime origini e le ultime ragioni della società e del diritto, come illumina i primi e gli ultimi sentieri della civiltà moderna. L’uomo di fede soddisfa così all’intimo bisogno di raziocinare il suo obsequium alla verità religiosa nello stesso tempo che la difende dagli attacchi di nemici agguerriti e’numerosi.

Ma la fede non fu soltanto luce, essa fu, più che luce, guida sicura e amorosa attraverso il cammino della vita. Questa fede, custodita e alimentata fra le mura del santuario domestico da una madre cristiana, provata e riprovata nel cimento contro dottrine estranee o avverse a ogni forma di religione, era nata per crescere e ingigantire. In un primo periodo della sua vita, l’intelletto parve volesse vincere su ogni altra attività dell’Ozanam, e- il cristianesimo apparve come una dottrina filosofica, come una sfera ideale che appagava il bisogno di conoscere, poco curando quella dei fatti e della pratica. La lettura delle opere di Pellico — I’.uomo che egli amò ed ammirò in Italia sopra ogni altro — valse a rivelargli le deficienze di questo suo modo di vedere. La vita con tutte le sue vicende e contradizioni, lo ebbe più vicino. La sfera della moralità, delle azioni e delle intenzioni lo attrasse più di quella ideale o razionale. Ogni suo atto fu, di buon’ora, l’espressione di questa fede rinnovata, o-. gni suo proposito un bisogno di penetrare sempre più e meglio sè e gli altri della bellezza e della bontà del"cristianesimo. Cristiano egli fu e volle essere sempre e dovunque, ma cristiano in una forma concreta e positiva. Molto inclini erano i tempi ad accogliere con favore-formule vaghe di religiosità evaporanti, schermi adat tabili a questa o a quella specie di anime ammalate vicine alla malattia. IE. Ozanam aderì, con amore con fervore, alla Chiesa cattolica; adesione cosciente come poteva essere quella di un uomo che conobbe ed amò i fratelli del passato al pari di quelli del presente., e che visse in comunione di spirito con le figure più eminenti dei primi secoli, anche quando gli aspetti del presente lo vollero testimone attento e commosso. La sua fede era fatta per espandersi e vivere dell’apostolato, e apostolato fu sin dalla giovinezza l’intera sua vita. Il proposito di riunire e organizzare intorno al vessillo della verità religiosa la gioventù del suo tempo mirava a preservare la vitrù della fede dagli attacchi e dalle insidie di dottrine nuove rinnovate; la nobile impresa di apportare in Francia e fuori di Francia alle migliaia di esseri umiliati dalla miseria i’ conforto di una parola fraterna accompagnato da qualche sollievo materiale mirava a ricongiungere nel bacio della carità i fratelli che la recente configurazione economica e l’indebolirsi del sentimento religioso avevano allontanato e reso estranei; lo sforzo di richiamare l’attenzione dei governi del tempo sul problema della miseria e di dare e assegnare all’autorità una base e un compito che imponeva, risalendo a un principio religioso, doveri e sacrificii a favore del sudditi, mirava a ricondurre sulla via della fede cristiana la Francia che volgeva verso la via del deneramento. Questa fede era fatta di carità, e perciò appunto splendeva della più pura bellezza che la verità religiosa può incarnare. Tutta l’opera di F. Ozanam, si può dire, è opera di carità, carità ardente e operosa che si estende agli avversari e che ha tutti i segni notati dalla ispirazione dell’Apostolo.

Spirito per natura riflessivo e meditativo, F. Ozanam non fu estraneo alle vicende politiche della prima metà del secolo XIX. La fede cristiana anzichè allontanarlo lo avvicinava sempre meglio alla vita del suo tempo e lo interessava, più che alle sorti dei governi, alle aspirazioni e alle lotte del proletariato. Cattolico fervente e oltremodo preoccupato dei destini della Chiesa universale, egli amò con pari fervore il suo paese d’origine, la nuova Francia che voleva ’forte e grande, fedele alle tradizioni della sua fede e rinnovata sul terreno della libertà. E perciò egli fu patriota a preferenza di tanti altri consacrati dal ihartirologio ufficiale, patriota di un patriottismo;‘largo e generoso che esulava dai limiti ristretti di questa o quell’altra forma di governo. /’ai — egli scriveva fin dal 1834 — pour le vieux royalisme tout le respect gite l’on doit à un glorieux invalide, mais- je ne m’appuirais pas sur lui, parcequ’avec sa jambe de bois il ne saurait marcher au pas des génération nouvelles. Lontano parimenti dal tradizionalismo legittimista del De Maistre e dal liberalismo inconsulto del