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Anno XII. 10 Maggio 1913. Num. 19.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —Un Apostolo della fede e della liberta. — Memorie francescane in Abruzzo.
Religione. —Vangelo della Solennità di Pentecoste.
Necrologie: Cav. Giuseppe Gavazzi; Luigi Meda; Balteri Don Ferdinando.
Beneficenza. —Il nostro caso pietoso. — Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi. — Opera Pia Catena.
Notiziario. —Necrologio settimanale. — Diario.

Educazione ed Istruzione


NEL PRIMO CENTENARIO DI FEDERICO OZANAM


Un Apostolo della fede e della libertà


L’UOMO e L’OPERA.


Ciò che più colpisce chi osserva nella sua interezza la figura di Federico Ozanam, è la mirabile armonia con cui i tratti in apparenza più stridenti si fondono e si ricompongono nell’unità fondamentale. L’uomo di studio compie l’uomo di fede, l’uomo dedito all’esame di sè con la più rigida introspezione è unito all’uomo che ascolta i più alti e i più tenui lamenti dei fratelli, l’uomo che gioisce nelle indagini delle cose che furono e non tornarono è, come pochi altri, intento alle vicende dei suoi tempi, alle circostanze che, in Francia e fuori di Francia, accennavano a prossimi e vasti cambiamenti. E tutto ciò senza sforzo e senza brusche contrazioni, ma liberamente, spontaneamente. Lo studioso abbraccia il fedele, il fedele il patriota, il patriota, l’uomo.


* * *


Sin dal 1831, ancora giovanissimo, F. Ozanam esponeva in una lettera un vasto programma di studi preordinato a dimostrare l’universalità e l’efficacia della credenza religiosa. Scuotere la polvere di ogni tomba, scavare fra i ruderi di tutti i tempi, esumare tutti i miti senza limite di regione o di tempo,
esaminare e spiegare le tradizioni, era come rintracciare, sotto aspetti e forme diverse, l’elemento unitario espresso nella verità religiosa. La sua anima è piena di gioia e di consolazione nell’ammirare la bellezza e la grandiosità del disegno veramente colossale e che solo l’entusiasmo dei diciassette anni poteva affidare alla vita di un uomo, anche se questo sentisse, come il giovane Federico, la manchevolezza delle proprie forze.

All’attuazione di un tal disegno era necessario conoscere, per attingere direttamente alle fonti, una: dozzina di lingue, conoscere passabilmente l’astronomia, la geologia, e le altre scienze della natura, studiare nella loro interezza la storia universale e quella delle credenze religiose.

La sua vita fu troppo breve, ma tutta la sua operosità di insegnante e di studioso — sia pure modestamente e parzialmente — fu rivolta ad eseguire un tal disegno. L’idea cristiana emerge e si afferma con la vigorla di elemento direttivo in ogni lavoro: in una prolusione solenne al corso della Sorbona, come in un articolo di giornale o in un discorso pronunziato in presenza di pochi amici. Il cattolicismo ch’egli amò e professò, con piena coscienza e con rara nobiltà di intenti, lo traeva a risalire agevolmente o stentatamente per le vie della tradizione. Negli uomini e nelle cose del medio evo egli trovò, scrutando con occhio attento ed amoroso, ciò che altri non vide o spregiò inconsultamente; e indicò l’intimo nesso che legava l’era abbominata come un’orrida scena di tenebre e di sangue, alla rinascenza troppo esaltata e additata come l’avvento glorioso della libertà e della scienza. Sopra tutto egli amò e studiò il divino poeta ed il suo secolo, la filosofia di Dante gli apparve sotto una luce superiore; illustrata e avvicinata alle correnti ed ai bisogni del secolo XIX, essa non era più l’oggetto di erudizione che adornò e adorna la mente di molti commentatori, ma cosa viva ed attuale come la religione che l’ispirava. La tendenza ad amare e ad ammirare dava maggior risalto alle sue qualità poetiche e premeva leggermente sulle qualità del critico e dello storico.

Di fronte alla bellezza ed alla freschezza dei Fioretti o delle poesie di Jacopone, nella chiarità del-