Pagina:Il buon cuore - Anno XII, n. 15 - 12 aprile 1913.pdf/6

118 IL BUON CUORE


Cav. Rag. Eugenio Lissoni

" I fratelli Francesco, Ercole e Antonio Gnecchi Ruscone annunciano con dolore la morte repentina del

da cinquantadue anni benemerito agente della loro possessione di Verderio ed Uniti. „ Questo l’annuncio affettuoso degli eredi di due indimenticabili fratelli: Carlo e Giuseppe Gnecchi Ruscone. Chi in Brianza non ha conosciuto Eugenio Lissoni? Tutti lo chiamavano semplicemente l’Eugenio. Era una forte, tipica figura briantea di agricoltore e riuniva in sè tutte le cognizioni, tutte le esperienze, tutte le attitudini volute per una efficace direzione di aziende campestri. Nominato dai fratelli Carlo e Giuseppe Gnecchi, cinquantadue anni or sono, agente dei tenimenti di Verderio e Paderno d’Adda, il Lissoni, facendo tesoro dei trovati della scienza e combattendo con intelligenza e perseveranza i parassiti della campagna e le erronee idee dei contadini, riuscì a trionfare come coltivatore modello in tutti i prodotti, specie in quello dei bozzoli, che, per quantità e qualità, merce la di lui direzione dalla confezione del seme all’incubazione e all’ultima fase, presentavano ogni anno risultati di merito particolare. Questo l’agricoltore, che meritò tutta la fiducia ed ebbe la più sincera ammirazione delle numerose famiglie Gnecchi cresciutegli intorno. Ma il Lissoni era altresì stimabile come uomo di specchiata onestà, di carattere adamantino e di una bontà rara, che traspariva dal suo sorriso, come da ogni sua manifestazione. Rispettoso di tutti, ma indipendente per natura, egli costituiva un’autorità, che diffondeva in larga zona benefici effetti, e per quella sua autorità l’ordine regnava in centinaia di famiglie e nei comuni che in certa maniera potevano dirsi sotto la sua giurisdizione. Così egli, nei pubblici eventi politici e amministrativi, sapeva dirigere con saggezza le masse, come le acque nell’alveo del fiume. Com’era imponente quell’uomo buono, quando lo si incontrava nei campi o nei boschi col suo fucile ad armacollo! In lui la dolcezza e la vigoria si armonizzavano, tanto che tutti lo amavano, tutti lo rispettavano e lo temevano anche, come si potrebbe temere la presenza di una giustizia sollecita nel punire come nel premiare. Egli ebbe un culto per la famiglia, per gli asili d’infanzia, per tutte le opere buone, ed in ogni opera benefica voluta dalla munificenza dei Gnecchi — la splen dida chiesa e il cimitero di Verderio, la conduttura dell’acqua potabile, ecc. — profuse energie preziose, sostenute da una intelligenza sempre vivida. Suo conforto nelle domestiche pareti era la sua diletta Angiolina, la quale, colte figlie amatissime, piange la improvvisa dipartita di quel caro e forte uomo, che cadde come quercia colpita dal fulmine. Spirito sereno, informato a fede antica, non poteva temere la visione del tribunale supremo. Certo, Dio non ritarderà il premio dovuto all’uomo giusto, all’uomo laborioso, all’uomo che consacrò fin l’ultimo giorno della sua lunga vita all’esercizio del dovere. Rendiamo omaggio affettuoso all’amico, segnalandolo così anche come esempio. A. M. CORNELIO.

S. E. il Vescovo di Chiavari a S. M. la Regina Madre.

Nel dicembre scorso, durante la sua dimora ad Arenzano, S. M. la Regina Madre fece — tra le sue varie escursioni — una gita a Chiavari, ove si recò al Santuario di N. S. dell’Orto. Il Capitolo e la Fabbriceria di quella Chiesa, in ricordo, deliberarono di inviare in dono a S. M. una medaglia d’oro con l’effigie in Chiavari venerata ed una pergamena ove era scritto apposito indirizzo. E’ bene render pubblico il testo dell’indirizzo stesso che è firmato da S. E. R.ma il Vescovo di Chiavari.;«A. S. M. la Regina Margherita di Savoia». «Maestà! E’ vivo ancora nella cittadinanza chiavarese quel sentimento di fervido entusiasmo che si manifestò spontaneo in tutto il popolo nel giorno VII dicembre MCMX1.1, quando V. M. si degnò di onorare Chiavari nostra della sua Augusta presenza recandosi poi devotamente a pregare ai piedi della Madonna dell’Orto nella Cattedrale Basilica. Si ricordarono in quel giorno i Chiavaresi di alcune profetiche parole pronunciate quattro secoli addietro da una virtuosa donna di nostra gente che annunciava ai suoi contemporanei la futura grandezza del Santuario dell’Orto. «Che cosa direte — esclamava ella — quando vedrete Principi e grandi signori e molta gente venir qui, e prostrarsi a venerare questa Madonna?». Il fausto presagio non una sola volta si è avverato attraverso i secoli, ed il santuario della Madonna dell’Orto si vide ripetuta