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ii0 IL BUON CUORE


I MUSSULMANI E LA MECCA

Il Capitano di Fregata Conte Amedeo Alberti, autore della Guerra Cino-Giapponese (1894-1895) e di Dieci anni di Politica mondiale nell’Estremo Oriente (1895-1905), nonchè altri lavori che vedranno presto la luce, ha testè pubblicato, coi tipi della Casa Melfi e Joele di Napoli, un nuovo interessantissimo libro: I Musulmani e la Mecca. L’Alberti è un brillantissimo ufficiale della nostra Marina. Si distinse nel Mar Rosso nella Guerra coll’Abissinia, nella campagna di Candia sulla R. Nave Etna nel 1897, in Cina e nel Giappone negli anni I899-1900; fu Comandante • del Bersagliere a Bengasi e del Verbano nel Mar Rosso nella guerra Libica, ed è ora comandante in seconda della R. Nave Saint Bon. a Eventi di guerra facevanmi portare in Arabia un venerato ulema della Mecca che in riconoscenza donavami una preziosa e vecchia pergamena dei luoghi santi del musulmanismo. «Su questa sviluppai e completai quanto scrivo». Questo leggesi in una nota del nuovo libro dell’Alberti. L’opera, divisa in diversi capitoli, espone tutte le credenze, le prescrizioni e, i riti, che annualmente rinnovano il mondo musulmano. L’autore che svolse nel Yemen e a Higiaz delicate missioni di guerra, tratteggia nell’inizio del lavoro l’Arabia ed il suo popolo con acume. Quella terra avvinta da a mari brucianti di saline è l’ara di un popolo — l’Arabo — propaginatore dell’evolutiva civilizzatrice oltre i laghi di sabbia dei deserti ed i piani inesplorati dell’Asia e dell’Africa». Si passa quindi nell’opera a vivamente narrare dell’azione di Maometto nella Storia — di questo uomo che a tempra adamantina di conquistatore, legislatore, monarca e pontefice» potè far germogliare almeno un fiore nell’anima araba. Si susseguono così chiaramente le norme per i riti musulmanici, il Ramadan, il Bairam; e quindi l’Alberti passa a descrivere i Luoghi Santi e quel centro di fanatismo religioso che è la Mecca. E’ tutta una netta visione delle moschee e dei luoghi musulmanici interdetti a chiunque non sia fedele — pena la morte — quella che l’Alberti ci espone. Chiude infine l’opera il dire del Pellegrinaggio e della Ferrovia Santa che tenta ricollegare tali punti di credenza. Il lavoro è corredato di numerose, nitide e pregevoli illustrazioni, nonchè di una tavola a colori ed oro che, è per sè stessa un gioiello oltre ad essere una rarità, poichè è la pianta prospettiva della Moschea della Mecca. Per dare una idea esatta degl’intendimenti nobili del distinto ufficiale, riportiamo i seguenti brani

della bella prefazione colla quale egli presenta l’importante suo lavoro I Musulmani e la Mecca. «La civiltà è ritmica alla storia dei popoli e con • la religione s’intessa. Noi Italici, creatori nella civiltà mondiale dell’Umanesimo, che alimentammo e alimentiamo coi genii di nostra stirpe, per la sacra potenzialità dei nostri diritti, per la determinazione esatta della nostra operosità, per il compimento intellettivo dei nostri grandi doveri, per la concezione. e creazione di una sempre più grande potenza e dominio di nostra patria, noi, Italici, dobbiamo profondamente conoscere quanto sorse, usasi e svolgesi lungo le rive del mare nostrum, di questo Mediterraneo, che indicandoci quanto fummo, ci addita quel che dovremo essere. a, Il Musulma.nismo ebbe sempre in questo mare una parte storica notevole, grandemente ergentesi sul fanatismo religioso e sulla scimitarra; parte storica, alla quale se un di i nostri avi dovettero assistere frementi di orrore e di vendetta dalle saponiere delle vecchie mura, oggidì noi Italiani non possiamo per imperialismo e diritto di razza, d’intelletto, di genio e di forza che rivendicare quei tempi e volgere al dominio di quante regioni e terre co, nobbero già il pulsare vermiglio del nostro sangue. a Tutti gli avvenimenti, che anche oggi giorno svolgonsi nell’Oriente, come nell’Occidente dell’Europa, derivano ancora dalla conquista musulmana. Sebbene con forme diverse dai tempi delle Crociate e di quando i Saraceni e i Mori minacciavano in scorribande le nostre coste di sole e d’azzurro, continua il duello fra la croce e la mezzaluna: ed è su questo conflitto fra la civiltà europea ed il fanatismo musulmano che si sono imperniate tutte le lotte, che agitarono per secoli l’Europa e che travagliandola ancora nei sordi rammenti diplomatici, ne tengono vivo il balenio di guerra. «Orbene, per ’la visione dei futuri destini della nostra concezione di Nazione, noi non possiamo più oltre abbandonare l’imperio del Mediterraneo e delle sue rive, che sono retaggio nostro, in nome della forza presente e dei diritti ergentesi nelle vestigia d’una italianità tuttora vigente in ognuna di tali terre. Ma, perchè l’imperio del Mediterraneo tutto e delle sue rive diventi reale retaggio d’Italia, è d’uopo che noi, Italiani, con la svolgentesi comune azione e perseveranza, profondamente studiamo le attuali popolazioni islamitiche negli usi e costumi, per facilmente comprenderle e avvincerle a voi. a Il problema religioso islamico è complesso e difficile, ma ineluttabilmente imponesi al pensiero d’Italia, nello inizio del suo evolvente imperialismo mediterraneo col dominio delle armi e delle leggi nell’Africa settentrionale, verso un popolo di oltre due milioni di Musulmani, Arabi e Berberi che siano. a Orbene, se considerasi che la vita e la vitalità dell’anzidetto popolo si svolge quasi tutta nella religione e per la religione dell’Islam — nella quale comprendonsi tutti gli ordinamenti civili, politici,