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108 IL BUON CUORE


di passaggio che non è facile dare un’idea accurata sullo stato vero della disoccupazione, neppure in un periodo economicamente breve; statistiche al riguardo son fornite periodicamente dalle Labor Unions, ma queste, evidentemente, non illuminano il problema che in parte. E’ facile, quindi, immaginare, quali e quante possibilità, sia in bene che in male, vadano connesse con un’agenzia di collocamento al lavoro; e si può anche spiegare come, in breve spazio di tempo, qualche nostro emigrato passi da umile lavoratore a notabile coloniale. Come tutte le imprese umane, quando condotte sulle linee di stretta onestà, quella del collocamento potrebbe recar fortuna solo dopo lavoro lungo, duro e paziente; a chi, poi, voglia fare man bassa di certi scrupoli, essa offre speciali opportunità per arricchirsi presto. Come il banchista, l’agente di lavoro è frutto delle contingenze.’ Una larga percentuale di coloro che portano qui i loro sogni perirebbero di fame senza questo anello di congiunzione tra capitale e lavoro; egualmente, molte industrie sarebbero a metà paralizzate, se le agenzie non fornissero loro mano d’opera relativamente al bisogno. La conseguenza è che l’agente si trova in posizione di raccogliere doppio frutto da una condizione economica. Padrone ed operaio lo riguardano molto spesso come un angelo salvatore; la disgrazia è che questo angelo, egualmente spesso, scarta certi principii di vita civile, e, pur di guadagnare quel che il semplice emigrato chiama, con termine pittoresco, bossatura, non ha ritegno di esporre l’operaio al pericolo di una svariata serie di tribolazioni. Sono pagine di dolori che la storia dell’emigrazione moderna ha registrato, e non sempre, francamente, ad onore del nome italiano; rifare questa storia sarebbe lungo e, d’altronde, non insegnerebbe nulla a coloro che dell’emigrazione hanno una conoscenza anche superficiale. I miei connazionali emigrati sanno che non esagero, e queste linee non sono per loro; è per gli italiani residenti in patria che scrivo. Quelli che, sotto l’influsso del sogno, salperanno per questa terra di molti disinganni, ricorderanno, almeno, di essere stati già preavvisati, ’qualora cadessero vittime di qualche vampiro.

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Le agenzie di collocamento potrebbero dividersi in tre classi: di commercio, di servizio domestico.di mano d’opera. Con le agenzie della prima classe i nostri emigrati hanno poco o nessun interesse. Procurano — o lascian credere che procurano — impiego a contabili, stenografi, rappresentanti, ed altri addetti ai vari rami dell’attività commerciale. All’ingenuo capiterà, un bel giorno, di leggere in uno dei grandi quotidiani della metropoli un avvisoréclaMe come il seguente: «Cercansi subito: I° stenografo in ufficio legale, vetti dollari per settimana; 2° rappresentante per casa di tessuti, quaranta

dollari per settimana e commissione; 3° altre posizioni con alti stipendi. Presentarsi o scrivere ). Naturalmente, questi impieghi fan parte del beato regno dei miti, nè l’agente ha alcuna speranza che essi diventino mai realtà; ma, tanto, un certo numero di pesci abbocca. La differenza, poi, tra il presentarsi e lo scrivere sta in questo: se l’ingenuo si presenta, gli accadrà, prima di ogni altro, di dover fare anticamera con una dozzina di altri merli che lo hanno preceduto e che, come lui, attendono la fortuna di un’udienza privata col dispensatore di impieghi. Quando il suo turno viene, è ricevuto dall’agente con un sorriso così dolce, che è prova apoditica di sincerità, è invitato a sedersi e... Cerca un impiego? Ma certo; felicissimo, anzi, di averlo tra i clienti. Già, bisogna che egli si faccia cliente; il che vuol dire riempire un certo modulo in cui, previo il pagamento di una tenue somma (per lo più cinque dollari) egli, il cliente, gode, per un anno, il privilegio al vasto servizio di informazioni e connessioni che la casa mantiene con le principali ditte commerciali del paese e dell’estero. Dica in quale ramo intende impiegarsi, e lasci il resto a lui, all’agente. Ben inteso, la tenue somma che egli anticipa’ serve per il disturbo di dover prendere le necessarie informazioni preliminari; la tassa di agenzia la pagherà, poi, quando avrà l’impiego; se questo è stabile, la tassa consisterà in qualcosa come il dieci per cento sulla paga del primo mese; altrimenti, a convenirsi. Quanto al posto... bene, torni tra una settimana, chè qualcosa ci sarà, senza dubbio. Dopo la settimana, gli si dice di ritornare tra dieci giorni; e così via, fino a che egli sia stanco, o si accorga del gioco. In ambo i casi, ha lasciato qualcosa del suo all’agente. Se, poi, l’individuo, domanda informazioni per lettera, riceve in risposta una lunga lista di impieghi in attesa di chi li occupi, e con paghe da far spalancare gli occhi. Una breve lettera, estremamente melliflua, spiega come qualmente l’agenzia ringrazia dell’attenzione prestata all’avviso-réclame e prende la libertà di accludere una lista parziale di impieghi che essa è pronta ad offrire. La lista parla da sè, ecc.; che cosa, dunque, si attende, ecc.; è un male, è quasi un delitto rimanere in ozio, quando vi sono simili posti da occupare, ecc., ecc. Può darsi che l’individuo, per un resto di buon senso, indovini un po’ che vi è dell’inganno, per lo meno, dell’esagerazione, e non risponda alle lusinghe. Allora altre lettere più incalzanti, con altre liste più succulenti; e così di seguito, fino a che, sia per ingenuità, sia per l’impellente bisogno di trovar qualcosa da fare, il merlo si lascia prendere. Anni or sono, una di queste agenzie, costituita in società per azioni, prese quartiere in uno dei punti più cospicui di Broadway. Il suo motto era brain brokers (mediatori in cervello): aveva un’armata di stenografi e dattilografi continuamente al lavoro; manteneva una costosa réclame in quasi tutti i giornali della metropoli; era, o annunziava di essere,