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Anno XII. 5 Aprile 1913. Num. 14.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —La Italica Gens nel terzo anno della sua fondazione (continuazione e fine) — Il Riposo Festivo negli Stati Uniti. — In cerca di lavoro.
Religione. —Vangelo della seconda domenica dopo Pasqua.
I Mussulmani e la Mecca. — Beneficenza cospicua. — Poesia.
Notiziario. —Necrologio settimanale. — Diario.

Educazione ed Istruzione


La ITALICA GENS

NEL TERZO ANNO DELLA SUA FONDAZIONE

(Continuazione del num. precedente)



Le case coloniche in cui vivono i nostri agricoltori, sono disseminate fra le terre che essi coltivano.

Le case offrono comodità di vita, e il molto e pesante lavoro è agevolato dalle macchine agricole più perfezionate, che ogni colono possiede. Così che in pochi anni la maggior parte dei nostri emigrati, è riuscita a possedere una fortuna insperata. In questa plaga chi lavora si trova in buone condizioni finanziarie. Il lavoro non manca mai durante l’anno; è un alternarsi delle operazioni che richiede la terra, è il trasporto, è il commercio dei cereali; è la cura intelligente; assidua dovuta al bestiame, che a sua volta è fonte di grande ricchezza. I mezzi di locomozione e di trasporto non mancano; se non sarà la vettura a più cavalli dei coloni, sarà il carro dei contadini, che serve loro benissimo a far lunghi viaggi.

Nei primi anni non si usava che il carro; per andare a messa si facevano quaranta, sessanta chilometri sul carro.

Dedicando il nostro colono la sua attività all’agricoltura ed al bestiame, non può temere un rovescio di fortuna, essendo difficilissimo che in un dolo anno le due sorgenti di guadagno rimangano sterili; ed una annata buona è sufficiente a riparare con larghezza le mediocri o cattive passate.

Queste buone condizioni attuali sono naturalmente dovute a tenacità di proposito, a coraggio nella lotta, insomma ad un passato di indefesso e duro lavoro. Infatti al suo primo giungere il nostro agricoltore trovò la terra incolta e niente altro; non case, non centri di vita che a grandissime distanze; non macchine agricole perfezionate: la terra e le proprie braccia; niente altro.

L’agiatezza che gode ora, egli se l’è ben meritata. Certo però ebbero questi primi pionieri un vantaggio su quelli che vennero dopo: il basso prezzo delle terre. Oggi i prezzi si sono moltiplicati.

Quanto all’estensione dei possedimenti c’è chi possiede mille, chi melleduecento metri quadrati, e l’estensione si chiama impropriamente cuadrado; altri ne possiede due, tre, quattro. Generalmente la coltivazione si fa per metà a grano, per un quarto a lino e il rimanente a pascolo.

Date le grandi estensioni di terreno, una sola famiglia colonica non potrebbe coltivare tutte le sue proprietà; perciò ne dà una parte in affitto o in mezzadria.

Nel primo caso l’affitto varia dal 20 al 25 % sui prodotti, e le spese sono tutte a carico del proprietario.

Nel secondo caso il proprietario provvede alle macchine agricole ed agli animali necessari, ma divide col mezzadro in parti uguali gli utili e le spese.

La condizione di chi lavora la terra altrui non è certo pari a quella dei padroni della terra: tuttavia con la grande attività e la vita morigerata, anche il semplice lavoratore si trova in discrete condizioni materiali. E’ necessario anche notare che i prezzi degli articoli di consumo non sono più elevati di quelli delle grandi città, e la ragione sta essenzialmente in questo, che i negozianti qui non devono sottostare a grandi spese di affitto o di lusso per i loro negozi.

Lo sguardo che abbiamo dato ora a questi forti e savi lavoratori italiani, fa sorgere nell’anima il desiderio che ai campi si diano tante braccia inoperose, tante energie che la vita corrotta della città paralizza miseramente. Alla terra, dunque.

Però l’immigrante che arriva al campo non deve