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100 IL BUON CUORE


colonia darà degli effetti meravigliosi non solo in rapporto all’agricoltura della colonia, ma all’agricoltura di tutto il nostro paese e dell’Italia meridionale in ispecie. Chè se nuove forme di coltura emigreranno dalla Sicilia per trapiantarsi e diffondersi nella Libia, nuove esperienze e nuove vicende pratiche noi potremo fare nella flora della Tripolitania e Cirenaica che c’insegnino, per esempio, a coltivare le nostre estese plaghe incolte per aridità e secchezza. E già il prof. Borzi, altra volta, quando ancora non si parlava dell’occupazione libica, ebbe a dire, riferendosi al problema della non cultura per secchezza: a Occorre ricercare, studiare, porre a profitto la flora dei paesi tropicali e subtropicali, i quali si trovano soggetti per natura a un clima molto secco e possono fornirci copioso materiale adatto al boniftcamento dei terreni incolti. Non poche sono ivi le erbe e più specialmente i frutici e gli alberi dotati di un eccezionale potere di adattamento alla secchezza e i loro caratteri xerofili vanno determinati e riconosciuti per mezzo dell’esperienza e quindi messi a profitto. Non sarà mai troppo l’insistere sul principio che l’eccessiva e prolungata secchezza costituisce per noi il più grave ostacolo alla estensione delle colture agrarie e che non sia possibile pensare al ripopolamento e imboschimento dei denudati aridi colli e delle sterminate distese di terre abbandonate dall’agricoltore, senza una guida sperimentale. A volere fare nel nostro Mezzogiorno della selvicoltura sul serio, bisogna quasi interamente mettere da parte le regole apprese a scuola o nei trattati, poichè a nulla esse giovano quaggiù, dove la selvicoltura è una disciplina di là da venire e occorre costituire i suoi fondamenti colla scorta di lunghi studi sperimentali D. Questi studi sperimentali per il rimboschimento dei terreni incolti noi li faremo in Tripolitania, ricavando un doppio effetto di colonizzazione per le nuove terre e per le nostre ancora non lavorate dalla mano dell’uomo. E qui vien acconcio ricordare quanto utile a questi studi riuscirà il giardino coloniale di Palermo, quel secolare orto botanico, che sebbene sorto con un indirizzo ben differente da quello proprio ad uno stabilimento agricolo d’acclimazione, è riuscito a divenire nei trascorsi centoventi anni della sua esistenza un attivissimo centro d’introduzione e di diffusione, nel mezzogiorno d’Europa, di parecchie specie e varietà utili alla agricoltura e all’orticoltura.

Ora il giardino coloniale che di quest’orto botanico fa parte oltre al. beneficio d’una siffatta secolare preparazione godrà il particolare, significantissimo beneficio di potere esplicare la sua azione in un ambiente, che per condizioni di natura, per posizione geografica e per attitudini speciali alla regione stessa e ai suoi abitanti è del tutto idoneo a divenire un grande focolare di attività tanto nei rapporti coll’agricoltura coloniale, quando in ordine ad interessi scientifici e pratici più generali di quelli che possano riflettere la sola nazione italiana. Questo giardino che dal mandarino alla palma, al papino, alla ficus elastica chiude in sè una meravigliosa vegetazione tropicale o quasi tropicale diverrà certamente il centro del nuovo erompere di energia vegetale che seguirà l’energia militare nella occupazione delle colonie. E Palermo bella sul Tirreno, tepida nel suo clima mite già curiosamente esotica nei suoi pubblici giardini darà il suolo su cui nuove radici suggeranno gli umori della terra per miracoli di più lussureggiante bellezza, di nuovi ardimenti nella conquista della natura. ROUGE.


Religione


Vangelo della 1a Domenica dopo Pasqua

Testo del Vangelo.

Giunta la sera di quel giorno, il primo della settimana, ed essendo chiuse le porte, dove erano congregati i discepoli per aura dei Giudei, venne Gesù e si stette in mezzo, e disse loro: Pace a voi, e detto questo, mostrò loro le sue mani e il costato. Si rallegrarono pertanto i discepoli al vedere il Signore. Disse loro di nuovo Gesù: Pace a voi: come mandò me il Padre, anch’io mando voi. E detto questo soffiò sopra di essi, e disse: Ricevete lo Spirito Santo: saranno rimessi i.peccati a chi li rimetterete; e saranno ritenuti a chi li riterrete. Ma Tommaso, uno dei dodici soprannominato Didimo, non si trovò con essi al venire di Gesù. Gli dissero però gli altri discepoli: Abbiamo veduto il Signore. Ma egli disse loro: Se non veggo nelle mani di lui la fessura dei chiodi, e non metto la mia mano nel suo costato, non credo. Otto giorni dopo di nuovo erano i discepoli in casa, e Tommaso con essi, ed entrò Gesù, essendo chiuse le porte, e si pose in mezzo e disse