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92 IL BUON CUORE


i frutti per il nostro alimento o imbalsamare l’aria e purificarla al nostro respiro, ma sono l’esultanza dei colori, la gioia degli orizzonti, la pace dello spirito, l’elevazione del nostro a io -» morale. Ecco perchè studiare i mezzi per la coltivazione d’una regione, non significa soltanto studiare i mezzi per dare a quella terra la sua massima fertilità e ricavarne quindi il massimo frutto e la massima utilità economica, ma significa introdurre fra i popoli che l’abitano il senso dell’amore alle cose della natura, insegnare ad essi, mostrando con quali pazienti cure, con quanto studio si porta su la pianticella fino a farla divenire gigante, insegnare a conoscere il mistero della vita vegetale, la venerazione per la bellezza: significa insomma fare vera opera di civilizzazione, di educazione dello spirito. E non paia strano, o lettori, che siamo noi d’una civiltà più progredita e quindi più cittadina, a dovere insegnare il culto della natura all’arabo che è stato ed è in,più continuo contatto con esso, poichè. il senso della natura ed il culto in ispecial modo della pianta -- curioso a dirsi! — è molto, molto più sviluppato là dove la civiltà ferve in centri spaventevoli di febbrilità moderna. Ben certamente nessun paese supera l’Inghilterra nel modo come mantiene i suoi orti scientifici, i suoi campi, i suoi giardini e nessun altro paese sa far fiorire sotto clima sì infausto, sorridenti deliziose pianure di tulipani, di giacinti, di narcisi, di rose, come l’Olanda! La natura comunica maggiormente all’anima umana tanto più quanto essa è più sviluppata. Essa dice al poeta, al pittore, tanti segreti che non osa palesare ai mediocri mortali.

Orbene dai dati che si possono trarre dagli opuscoli sulla flora della Libia e in ispecial modo dalle monografie compilate da quell’illustre scienziato che è il prof. Borzi, possiamo dedurre che in quest’opera civilizzatrice noi non potremmo essere più fortunati. Nessun paese infatti si trova in rapporto alle sue colonie ad avere una regione facente parte della madre patria, che per le condizioni di suolo, di clima, d’atmosfera, si presti alle prove, alle esperienze, agli esami di culture già esistenti nelle colonie o da introdursi. La Sicilia potrebbe essere domani tutta intera, il nostro giardino coloniale. Il prof.. Borzi in tavole significative riassume e mette in confronto i dati numerici ricavati dall’esame delle condizioni metereologiche di Tripoli con

quelle di tutte le città siciliane: la differenza non apparve mai notevole. Riguardo a Palermo soltanto, per esempio per la temperatura media annua mentre a Tripoli raggiunge i 19 e 7 centigradi, a Palermo è di 17 e 3. La temperatura massima — curioso! — è superiore a Palermo che a Tripoli; mentre è di 24 e 6 a Palermo, a Tripoli è 23 centigradi e 4. Una grave diversità si riscontra soltanto nella quantità e durata delle pioggie; mentre a Tripoli la quantità in mm. è di 439, a Palermo è di 75o; mentre colà la frequenza è di 51 giorni appéna, qui è di m giorrii. Il prof. Borzi ne conclude che pei quanto riguarda la temperatura: a Tripoli rimane di poco superiRre a quella di molte località di Sicilia, avendo specialmente le minime più elevate per quanto riguarda le precipitazioni acquee è molto più arido, sia per la quantità d’acqua, che annualmente vi cade, sia per il numero di giorni di pioggia. (Continua)


Religione


Vangelo della Domenica, di Pasqua

Testo del Vangelo.

Maria stava fuori del monumento piangendo. Mentre però ella piangeva si affacciò al monumento. E vide, due angeli vestiti di bianco, a sedere uno a capo, l’altro ai piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le diúero: Donna, perchè piangi? Rispose loro: Perchè hanno portato via il mio Signore e non so dove l’han messo. E detto questo, si voltò indietro, e vide Gesù in piedi. Ma non conobbe che era Gesù. Gesù le disse: Donna, perchè piangi? Chi cerchi tu? Ella pensandosi che fosse il giardiniere, gli disse: Signore, se tu lo hai portato via, dimmi ove l’hai posto, e io lo prenderò. Le disse Gesù: Maria. Ella rivoltasi gli disse: Rabboni (che vuol dir Maestro). Le disse Gesù: Non mi toccare, perchè non sono ancora asceso al Padre mio, ma va a’ miei fratelli e loro dirai: Ascendo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro. Andò Maria Maddalena a raccontare a’ discepoli: Ho veduto il Signore e mi ha detto questo e questo. S. GIOVANNI, Cap. 21.