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Anno XII. 15 Marzo 1913. Num. 11.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —Come gli scavi ostiensi rimettono in luce la vita economica di Roma antica (continuazione e fine) — Eroici sarifici e ricordi di sangue dei primi pionieri d’Italia in Cirenaica. — Pensiamo ai giovani!
Religione. —Vangelo della domenica detta delle Palme.
Necrologia del Prof. Dott. Giulio Fratti e del Cav. Giuseppe Rossi.
Beneficenza. —Per la missione di Mons. Carrara nella Colonia Eritrea. — Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi.
Notiziario. —Necrologio settimanale. - Diario.

Educazione ed Istruzione


LE MAGICHE RIEVOCAZIONI DELLA STORIA


Come gli scavi ostiensi rimettono in luce

la vita economica di Roma antica

(Continuazione del num. precedente)



Le Corporazioni.


Anche meglio di questi servizi pubblici a noi interessano la organizzazione e la vita delle corporazioni industriali ed operaie, perchè attraverso gli statuti di quelle sono evidenti la stessa organizzazione e la stessa vita delle industrie e dei traffici.

In prima linea, per ordine d’importanza, era la corporazione dei fabri tignuarii, cioè degli operai dell’arte edilizia, i quali attendevano alla costruzione ed ai restauri dei magazzini di deposito delle merci ed ai lavori del porto. La corporazione si componeva di soci onorari ed effettivi: gli onorari erano presidenti della corporazione stessa, cessati dalla carica; gli effettivi erano organizzati in dodici decurie alle quali presiedeva un decurione: tutte le decurie dipendevano da un collegio presidenziale composto di tre magistri, i quali duravano in carica un quinquennio.

Un’altra corporazione di fabri era quella dei carpentieri, addetti alla costruzione ed al raddobbo delle
navi. I carpentieri erano organizzati in due sodalizi: uno a Ostia, l’altro a Porto, se quest’ultimo non era una semplice dipendenza dalla corporazione principale di Ostia. Erano divisi in soci effettivi ed onorari; avevano presidenti che duravano in carica un quinquennio, tranne il caso di alcuno nominato a vita per speciali benemerenze; avevano una protettrice del collegio, fors’anche un sacrario e nella sola sede di Ostia contavano cinquecentoquarantatrè iscritti.

Seguiva una corporazione di curatori delle navi marinare, i quali non erano precisamente barcaiuoli, e nemmeno armatori, costruttori o padroni di navi, che costituivano l’aristocrazia in questo ramo dell’industria. Le attribuzioni di questi curatori non si conoscono; ma noi non crederemmo siano state quelle di sorvegliare l’intero movimento del traffico marittimo e fluviale di Roma. Ci sembra, infatti, che lo Stato Romano abbia avuta troppa omogeneità di organi e coscienza di funzioni. per attribuire a Enti privati, quali dovevano essere le corporazioni dei curatori, un compito di sommo interesse statale come la sorveglianza del traffico marittimo; e d’altra parte ci sembra che questo traffico abbia avuto sin d’allora tale specificazione di organi, da non permettere che il condottiero di una nave fosse nel tempo stesso il mercante, come avvenne assai più tardi nel diritto marittimo con il contratto di colonna e il commercio di paccottiglia. Quei curatori delle navi non dovevano essere altro che gli agenti, i rappresentanti, i raccomandatari della marina mercantile moderna; e a tanta perfezione di svolgimento doveva essere giunta la vita marinara di Roma.

I battellieri propriamente detti, i lenuncularî, costituivano corporazioni a parte: nei secoli secondo e terzo queste corporazioni raggiunsero il numero di cinque, tanto numerosi erano gli operai e i piccoli industriali che esercitavan l’alaggio, lo scarico e il tra-