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60 IL BUON CUORE


nel santuario domestico, esempio di amore e di pietà figliale, e lo si ammira pure nella scelta degli amici e nel culto dell’amicizia. Lo si segue poi tra lutti e gioie domestiche, non con quel senso di diffidenza o di noia con cui si vedrebbe un bigotto o un asceta solitario, ma colla soddisfazione che ispira un giovane normale, il quale a suo tempo s’innamora d’una giovane degna di lui e se la sposa e si dichiara felice della sua risoluzione. L’opera di Mons. Orsenigo, benchè di modeste proporzioni, può dirsi completa e mirabile nel complesso e nei particolari. E’ da rilevarsi questa osservazione che il benemerito autore prepone al suo lavoro: a Depongo la penna col dolore che si prova staccandosi da un amico venerato, con cui da più mesi vivevo in fraterna famigliarità. Lo studio. della vita di Ozanam fu un vero diletto per la mia coscienza. ’Certe oasi morali, anche se rintracciate a un secolo di distanza, offrono sempre un soggiorno benefico... E ora mi auguro che le mie povere pagine possano offrire questo soave beneficio anche a molte altre coscienze, specialmente giovanili, perchè ho scritto quasi esclusivamente per queste». Così parla l’egregio educatore, che, col suo nuovo libro, ha compiuto un’altra buona e utilissima azione, di cui molti certamente approfitteranno. Notiamo da ultimo un, prospetto interessante, che offre un’idea esatta dell’importanza e dell’efficacia delle Conferenze di S. Vincenzo, le quali, come rileva l’Arcivescovo di Siracusa, contano cinqueriaila comitati che si disputano i poveri dei due mondi e vantano nella loro costituzione il fiore del laicato, signori e dame dell’aristocrazia che vi ha le prime pa.rti. Milano, tra le città d’Italia, è per fermo la più impegnata di fronte ad un centenario della nascita di Ozanam, e certo i milanesi faranno buon viso alla rievocazione dovuta a Mons. Orsenigo, rievocazione che è per sè.stessa assai più d’un inizio delle onoranze da tributarsi alla memoria del grande italiano. A. M. CORNELIO. NB. — Questo libro magnifico si può avere dalla ditta editrice L. F. Cogliati.


Religione


Vangelo della terza Domenica di Quaresima

Testo del Vangelo.

Diceva il Signore Gesù a’ quei Giudei, che avevano creduto in lui. Sarete veramente miei discepoli, se perseverente ne’ miei insegnamenti: e conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi. Gli risposero essi: Siamo discendenti di Abramo, e non siamo mai stati servi di nessuno: come dunque dici tu:

Sarete liberi? Rispose - loio Gesù: In verità, in verztà vi dico, che chiunque fa ilpeccato, è servo del peccato. Ora il servo non islà per sempre nella casa: il figliuolo sta per sempre nella casa. Per la qual cosa, se il figliuolo vi libererà sarete veramente liberi. So, che siete figliuoli di Abramo: ma cercate di uccidermi, perchè non cape in voi la mia pdrola. Io dico quello che ho veduto oppresso al Padre mio; e voi parimenti fate quello, che avete imparato appresso al vostro padre. Gli risposero, e dissero: Il Padre nostro è Abramo. Disse loro. Gesù: Se siete figliuoli di Abramo, fate le opere di Abramo. Ma adesso cercate di uccider me, uomo, che vi ho detto la verità la quale ho udito da Dio: simil cosa già non fece Abramo. Voi fate quello, ’che fece il padre vostro. Gli risposero essi pertanto: Noi non siamo di razza di fornicatori: abbiamo un solo padre, Dio. Ma Gesù disse loro: Se Dio fosse il vostro padre, certamente amereste me: imperocchè da Dio sono uscito, e sono venuto; dappoichè non sono venuto da me stesso, ma egli mi ha mandato. Peì qual cagione non intendete voi il mio linguaggio? Perchè non potete soffrire le mie parole? Voi avete per padre il diavolo, e volete soddisfare ai desideri del padre vostro; quegli fu omicida fin.da principio e non perseverò nella verità, conciossiachè vegità non è in lui: quando parla con bugia, parla da suo pari; perchè egli è bugiardo e padre della bugia. A me poi non credete, perchè vi dico la verità. Chi di voi mi convincerà di peccato? Se vi dico la verità, per qual cagione non mi credete? Chi è da Dio, le parole di Dio ascolta. Voi per questo non le ascoltate, perchè non siete da Dio. Gli risposero però i Giudei e dissero: Non diciamo noi con ragione, che tu sei un Samaritano e un indemoniato? Rispose Gesù: Io non sono indemoniato: ma onoro il Padre mio, e voi mi avete vituperato. Ma io non prendo pensiero della mia gloria: v’ha chi cura ne p ende, e faranne vendetta. In verità, in verità vi dico: chi custodirà i miei insegnamenti non vedrà morte in eterno. Gli dissero pertanto i Giudei: Adesso riconosciamo, che tu sei un indemoniato. Abramo morì e i profeti: e tu dici: Chi custodirà i miei insegnamenti, non gusterà morte in eterno. Sei tu forse da più del padre nostro Abramo, il quale morì? E i Profeti morirono. Chi pretendi tu di essere? Rispose Gesù: Se io glorifico me stesso la mia gloria è un niente: è il Padre mio quello che mi glorifica, il quale voi dite che è vostro Dio. Ma non l’avete conosciuto: io sì che lo cono-, sco, e se dicessi, che nol conosco, sarei bugiardo come voi: ma lo conosco, e osservo le sue parole. Abramo il padre vostro sospirò di vedere questo mio giorno, lo vide e ne tripudiò. Gli dissero però i Giudei: Tu non hai ancora cinquant’anni e hai veduto Abramo? Disse loro Gesù: In verità, in verità vi dico: prima che fosse fatto Abramo, io sono. Diedero perciò di piglio a de’ sassi per trar.: glieli: ma Gesù si nascose, e uscì dal tempio. S. GIOVANNNI, cap. 8.