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58 IL BUON CUORE


questa nebbia che sempre, alla mattina anche nell’estate, copre la città e l’immenso piano dei campi, è una caratteristica di questa. parte della Baviera; e Norimberga è più bella velata così, assume un’aria più calma che si confà pittorescamente al suo carattere di città antica. Ho attraversato il Burg dei Graf per sentieri incassati fra case costruite a grossi blocchi di pietra e passando per brevi gallerie oscure son sbucato sulla spianata dove sorge la Torre dei Tormenti. Mi son guardato attorno e nella mattina grigia di nebbia, sotto quel cielo che gocciolava una pioggia umida e fine, mi son sentito un brivido nell’ossa e m’è parso di veder irrompere nella piazza raitri maestosi che in lunga teoria accompagnassero il condannato al supplizio... Sono entrato nella torre: una vecchietta dall’aria mesta e rassegnata mi accompagnava nelle sale deserte in quelle prime ore del giorno, facendomi la descrizione dei soliti supplizi su sedie di ferro, su letti flagellatori e via dicendo; ma qualche cosa di nuovo e di spaventoso mi attendeva al piano superiore: in una piccola stanza nuda e rischiarata da un lumignolo ad olio, una strana rozza statua di ferro raffigurante una fanciulla dall’aspetto di una deità pagana si rizzava, alta quasi due metri, nel mezzo del pavimento; leggermente, senza rumore, la vecchia apri con una maniglia invisibile quel mostro di metallo che il popolo chiama la Vergine di ferro; all’interno mi apparve una nicchia punteggiata da lunghissimi chiodi acuminati... Pensai ai disgraziati che avevano avuto a tormento ed a sarcofago insieme quelli terribile statua e corsi fuori all’aria a cercare la città dei Diirer, dei Peter Ficher, degli Hans Sachs, dei Veit Stoss e di tutti quei grandi a cui Norimberga, fiera dei suoi uomini illustri ha dedicato ovunque lapidi e monumenti. Norimberga si potrebbe chiamare la città del gotico e delle fontane. Chi non ha sentito parlare della graziosa fontana delle oche? Il piccolo uomo di bronzo coi due bipedi che lanciano acqua dai bec-chi, uno per braccio, ha sempre l’omaggio di ogni forestiero e dalla sua tonda faccia barbuta spira un non so che di furbo e di burlesco che sembra una canzonatura a quella vostra visita immancabile. Ed è pure una magnifica fontana, posta in Frauenchich Platz, che ha il vanto di essere giudicata una dei più belli esemplari di puro stile gotico di Europa. Tutta in pietra dorata rassomiglia ad un cono finamente scolpito a piccole guglie ed adorne di minuscole statue. I norimberghesi la chiamano «der schòne Brzinne» la bella fontana, riassumendo in un solo aggettivo l’ammirazione che questo monumento d’arte universalmente riscuote. Il palazzo del Comune, tutto fiorito alle finestre, è in pretto stile della rinascenza italiana; m’ha fatto ricordare che Norimberga è stata parecchi secoli addietro in grandi rapporti commerciali con Venezia e quando, nel «Gerrnanicum Museum», mi soffermai ad ammirare una magnifica Madonna, che non ha impresso sul suo buon legno di noce il nome di chi

l’ha scolpita e che, nel profilo fine e dall’espressione dolcissima, mi è sembrata una Madonna del Reni, ho pensato alla bottega di un intagliatore veneto che fosse rimasto ignoto per non essere stato apprezzato ai tempi suoi. Dalla sala che accoglie la statua della Vergine Madre si passa tosto in una visione di guerra e di battaglie antiche: allineate su parecchie file cento e più corazze fmamente cesellate e portanti ancora impressi i segni dei colpi ricevuti, guardano stupite, dalle visiere calate, l’uomo dell’età nuova che passa fra loro. ricordi di tempi remoti: uno sguardo al Baedeker e posso sapere che questa collezione è una delle più ricche del mondo. Ma il «Germarricum Museum» se mi interessò per l’accozzaglia di oggetti comuni ed artistici che vanno dall’età della pietra ai primi tempi della rinascenza, mi parve cosa ben fredda quando mi trovai a passeggiare sulle mura che stavano ancor là dove erano state costruite, dove Diirer (il gran Diirer che fa rimanere estatici dinanzi alle sue teste di vecchio e alle sue figure di apostoli) divenuto per l’occasione stratega ed architetto, aveva tracciato il solco e de, finito il vallo. E nella pace grande dell’ora vespertina tra l ombre che scendevan veloci mi parve di udire il ritornello musicale dell’antico guardiano di Norimberga, che girando per le strade con una lampada in mano e con uno strano, lungo bastone dal manico ricurvo, diceva l’ora ed augurava la pace a’ suoi concittadini. Cittadini di Norimberga! Dormite tranquilli Sono le dieci ore... Ma di colpo una luce biancastra avvolse me e le mura... Mi scossi dal sogno e guardai il raggio che spaziava intorno illuminando case e foreste sparse per la campagna: era una grande fabbrica di riflettori che provava i suoi apparecchi versando fasci di luce sul piano e sulla città che andava lontanamente velandosi di nebbia; un sibilo acuto, uno sbuffare ansante di macchine, ed ecco il treno sotto di me, a pochi passi dalle mura che mi richiama esso pure alla realtà: mi sovvenni di un altro sibilo che circa tre quarti di secolo or sono qui in Norimberga annunciava la partenza trionfale del primo treno nel continente europeo... E mi cacciai veloce tra quelle stradicciole montanare dove non potesse giungere l’occhio vigile d’un riflettore o il fischio d’una macchina moderna. ZENO VERGA.

FEDERICO OZANAM Si avvicina il centenario della nascita di un uomo, il quale, per le doti della mente e del cuore, per l’attitudine speciale allo studio delle più severe discipline, per l’inclinazione pietosa verso i bisogno