Pagina:Il buon cuore - Anno XII, n. 04 - 25 gennaio 1913.pdf/2

26 IL BUON CUORE



dotta «sopra un piano vasto, che le rimette nel tempo e tra gli eventi e gli uomini in cui si svolsero; è distribuita con ordine non artificioso; è fatta con uno stile piano, lucido, che prende dalle buone tradizioni la lingua più eletta senza ricercatezze, ma rifiuta da essa ogni rettorica, a tal punto, da prendere talvolta precauzioni quasi eccessive contro gl’impeti di eloquenza, per paura che in rettorica degenerino.

  • * *

La parte più specialmente ammaestrativa dell’Eminentissimo Cardinale Capecelatro, svolge in trattati, opuscoli, atti episcopali, quasi tutte le questioni cne agitano il tempo nostro. Esse mirano soprattutto, nella più sicura rettitudine del complesso pensiero cattolico, alla formazione della persona cristiana in tutti i’ suoi pregi divori ed umani. Quindi anche le esposizioni e rettifiche di dottrine egli fa servire prevalentemente a scopo morale.’ Si direbbe che avvezzo a studiare i santi, cioè gli uomini in cui tutte le virtù raggiungano la massima altezza nella massima unità; lo preoccupi sempre lo spettacolo di quella moltitudine di cattolici, che santi non sono nè diverranno, e in cui pure si potrebbe ottenere, benchè in un livello minimo, una virtù, che comprendesse e conciliasse le altre; che in questa armonia formasse ciò che si chiama il carattere. Egli non vorrebbe lo spettacolo tanto frequente di virtù male associate tra loro, che nei proprii interstizii lasciano abitare se non vizi, almeno difetti d’incoerenze, piccinerie, astiosità, codardie, per le quali gli uomini nostri presentano rare volte una fisionomia ben definita, ben proporzionata nelle sue parti, e in tutto nobile, tale cioè da dare anche essa, dinanzi agli occhi dei miscredenti o dei dissidenti, una testimonianza del valore che può venire alla gente comune da,quella fede che rende impareggiabili i santi. Dopo aver additato a suprema apologia della Chiesa, le cime, come dicemmo, del suo territorio, gli piacerebbe ottenere che anche il declivio, su cui quelle cime emergono senza discontinuità, non restasse separato o in altipiani a sè, o peggio ancora in bpssure. Per questo mi sembra che tra tutti i suoi scritti ammaestrativi il più significante e il più suo, sia quello, non so perchè poco noto, intitolato Le virtù cristiane, nel quale invece di seguire il metodo di molti, cioè di vuotare le anime dai vizi, senza poi riempirle prontamente, ardentemente e a sovrabbondanza, di qualche altra cosa, che è poi tutta la virtù, egli segue il metodo di mettere in vista l’attrattiva delle virtù prima d’altro; chiarire che cosa esse sono, che misura debbono avere per essere tali, e dove sia quel centro vivo nel quale la loro varietà si fonde, e pel quale l’uomo virtuoso non è un infelice costretto a correre appresso a ciascuna di esse qua e là e a tenerle strette ’insieme con affannosa difficoltà, ma è un fortunato, che tutte le può raggiungere insieme, senza che nessuna ripugna all’altra, e che può così congiunte in Dio tutte possederle in pace.

• •

Lo stile di questi scritti ammaestrativi non differisce gran chè da quelli di storia; ma vi acquista maggior merito la’chiarezza di cui gli uni e gli altri rifulgono. Poichè la chiarezza, ottima sempre, male è citata per solito come una qualità che abbia sempre lo stesso valore. Uno scrittore superficiale e di poche idee non ha gran ragione di vantarsi d’esser chiaro; ci mancherebbe anche che fosse oscuro! Ma il Cardinale Capecelatro raggiunse un’estrema chiarezza esponendo le questioni più ardue e tenendosi nelle elevate regioni, che erano adatte a quelle questioni e dilette alla sua intelligenza. Egli maturava tanto il proprio pensiero e tanto se ne rendeva consapevole, prima di metterlo in carta, che lo scritto non solo non aveva nessuna incertezza o nebbia, ma non portava nessun segno della precedente fatica mentale. Parve anzi a taluno ch’egli avesse la mente più ornata che profonda. E si capisce. Molti deducono la profondità unicamente dalle traccie degli sforzi per raggiungerla, che siano conservati nella esposizione scritta. Ma chi più del Capecelatro, nel labirinto dei problemi religiosi, o dei problemi morali, sociali, che s’agitano oggi, seppe camminare con piena conoscenza del mondo moderno, sceverando pacatamente nella modernità il vero dal falso; mostrando qual guida certa ed amica sia il magistero dell’autorità romana; giungendo sempre a soluzioni alte e persuasive? Tra i suoi ’scritti intesi ad infervorare tiene il primo posto il libro di preghiere e di esercizi di pietà intitolato: «L’anima con. Dio». Esso è un capolavoro, e tale sembrerebbe certo a tutti, se i cultori dell’arte andassero a cercarla nei libri di devozione, e se i devoti pensassero, che anche a quei libri l’arte vera potrebbe giovare.

  • * *

Gli altri generi dei suoi scritti sono riassunti in questo; poichè specialmente nello spiegare i vangeli delle domeniche e il significato delle varie feste vi si narra; nello svolgere i vani precetti vi si ammaestra. Vi si aggiunge un terzo genere, ossia vi si prega. Anche lo stile della preghiera è lento e tranquillo, quasi placido accoramento. Non differendo quanto ai modi del resto dei suoi scritti esso rende più palpabile la coordinazione di tutta la sua opera a quei sentimenti, di cui la preghiera è lo sfogo. La sincerità della ricerca e dell’espressione nasce in lui dall’umile culto di quella verità che, qualunque storia, qualunque scienza riguardi, un aspetto di Dio; umile culto che più ancora d’una legge per l’intelletto, può essere, com’era per l’E.mo Cardinale, un lato della carità. La devozione inconcussa.11.a cattedra di Pietro, per cui ogni sua parola e fatto riuscirono un servigio alla Chiesa si manifesta dallo spirito di quel libretto come una derivazione diretta di quella obbedienza al Signore, che è dolcezza, libertà e dignità. Il suo atteggiamento di pace, per cui tutti gli affetti santi, come quelli di patria e reli