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346 IL BUON CUORE


Quale è la loro sorte? dove son’essi? La fede ci dice che l’anima abbandonata la terra, si presenta al tribunale di Cristo, per essere giudicata, e a norma di questo giudizio, l’anima è destinata a questi tre stati: o all’inferno, o al purgatorio, o al paradiso.

Confidiamo che nessuno dei nostri cari sia condannato all’inferno: pure con difetti, pure con colpe, ebbero la fede, morirono confortati dai sacramenti; il Signore vuole la salute di tutti: la salute degli uomini costituisce il suo trionfo, il trionfo della redenzione di Gesù Cristo.

La condizione più comune è il Purgatorio. Erano credenti, eran buoni, han fatto del bene, ma qualche difetto l’ebbero: ci vuole l’espiazione, l’espiazione pei peccati commessi, il compimento della pena pei peccati perdonati, ma non del tutto espiati.

Essi soffrono, ma amano, ma sperano: la loro anima è uscita dalla terra accompagnata dalla grazia di Dio: nel momento del giudizio essi hanno veduto Cristo: vedendolo essi ebbero l’impressione di tutto il gran bene che è il vedere Dio, il possedere Dio: appena l’ebbero veduto, han dovuto separarsene.... Che strazio! Una santa, santa Caterina da Genova, ha detto che la pena più forte del purgatorio sta nell’essere lontani da Dio, dopo di averlo veduto, conosciuto.

Possono fare qualche cosa per noi? Essi non possono meritare per se: il merito si acquista solo nella vita presente: ma anime in possesso della grazia di Dio possono pregare per noi, e Dio le esaudisce, se non per diritto di giustizia, per ragione di convenienza, pel motivo che nessun atto buono può rimaner senza compenso dalla parte di Dio.

Possiamo noi fare qualche cosa per essi? Oh, sì: noi possiamo pregare per essi; noi possiamo offrire per essi le nostre buone azioni, il bene che facciamo, e se noi siamo in grazia di Dio il bene che facciamo ed è offerto per essi, è un merito per essi; un merito tanto più grande ed efficace quanto più grande è la grazia nel nostro cuore, e più numerose e più perfette sono le opere buone che facciamo. Vi è un’opera il cui effetto meritorio è assoluto, è infinito: è la santa Messa celebrata, fatta celebrare in suffragio delle anime dei defunti sacrificio di Dio il merito non è più limitato ed umano, ma infinito e divino.

Si fa quindi fra noi e le anime dei nostri morti come uno scambio di ricordi e di preghiere: essi pregano per noi, noi preghiamo per essi, e le nostre preghiere hanno la doppia efficacia di diminuire le loro pene nell’intensità e di diminuirle nel tempo. Qual pensiero di conforto questo che le cure pei nostri cari non cessarono colla loro morte ma possono continuare; sono mutate nel modo ma non sono meno reali ed efficaci nell’effetto!

Fortunatamente le anime loro sono già in paradiso? Le nostre preghiere allora sono le preghiere in onore dei santi, le loro preghiere sono le preghiere dei santi fatte per noi.

E se per effetto delle nostre preghiere, delle nostre buone azioni applicate in loro soffragio, le loro anime vedessero diminuito il tempo della loro espia-
zione e della loro pena, vedessero anticipato il loro ingresso nel cielo, dite, dite, quale sarà il loro sentimento a nostro riguardo, quale sarà il loro primo ufficio appena giunti in cielo, giunti in cielo per noi? Essi non saranno felici se non per essere riconoscenti, essi non sentiranno il beneficio del bene che possiedono se non per chiedere a Dio lo stesso beneficio per noi; e intanto ajutarci a tal fine a schivare il male, a far meglio il bene, santi a farci santi.

Piangiamo quindi la morte dei nostri cari, ma le lagrime del dolore siano miste a lagrime di speranza e di amore.

Sopratutto confortiamoci nel fare il bene, nel divenire sempre più buoni, pensando che il bene fatto da noi in loro suffragio è di sollievo alle loro pene; il bene però fatto in grazia di Dio, perchè solo la grazia dà il merito alle nostre azioni. Supremo beneficio della nostra religione il chiamarci ad essere prima buoni noi per fare il bene degli altri.

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La preghiera, il suffragio pei poveri morti, sempre doveroso e caro in tutti i tempi lo è principalmente in questo momento. Quanti nostri fratelli nel periodo di quest’ultimo anno sono caduti vittima del dovere sul suolo dell’Africa, hanno versato il loro sangue per la patria! Non fu come nel periodo eroico del nostro risorgimento il sangue versato per l’indipendenza e la libertà della patria; fu il sangue versato per non rendere inutili i benefici dell’indipendenza della libertà. Senza la guerra di Libia il nostro paese stretto in un cerchio di ferro, avrebbe veduto la sua importanza e la sua forza scemata nel mondo, e nel concerto delle nazioni europee non avremmo più potuto dire le nostre ragioni a fronte alta, a parità di condizioni colle altre potenze: figli, colla nostra inazione, avremmo compromesse le vittore dei padri. Gloria quindi ai caduti sulle spiaggia africane per procurare la forza e la grandezza della patria, pace alle loro anime generose e credenti. Si intreccino sulla loro tomba in un doppio concerto di merito e di gloria, la riconoscenza, la preghiera. il plauso degli uomini, la benedizione e il premio di Dio!

Religione


Vangelo della Domenica seconda d’Avvento


Testo del Vangelo.

Nell’anno quintodecimo dell’impero di Tiberio Cesare, essendo procuratore della Giudea Ponzio Pilato, Tetrarca della Giudea Erode, e Filippo suo fratello Tetrarca dell’Iturea e della Traconitide, e Lisania Tetrarca dell’Abilene: sotto i pontefici Anna e Caifa il Signore parlò a Giovanni figliuolo di Zaccaria, nel deserto. Ed egli andò per tutto il paese intorno al Gior-