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IL BUON CUORE 365


Milano, che al degno arcivescovo aveva fatto omaggio plebiscitario di ammirazione nel 1881, di affetto tenerissimo del 1892, lo pianse amaramente nel 1893, ne accompagnò per le vie vestite a lutto la salma e provò infinito cordoglio quando la bara fu costretta a peregrinare lontano dalle ceneri gloriose degli antecessori, e oggi, pur nella mestizia della cerimonia esulta al ritorno della spoglia, ridonata alla pia custodia delle patrie memorie.

Le gentili cnoranze sono il tributo di ammirazione al concittadino eminente e benemerito; è l’omaggio alla venerata salma, che un popolo e la città che danno con una forma imponente e con profonda venerazione a Colui che Dio chiamò sulla sede di Ambrogio e Carlo.

Ad altro numero il giudizio della Storia sul Pontificato di Monsignor Luigi Nazari di Calabiana.

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Dopo le note che riguardano Sua Eccellenza Rev. Monsignor Luigi Nazari di Calabiana, abbiamo pregato il R.mo Mons. Polvara a favorirci alcuni cenni intqrno a Sua Eccellenza R.mo Mons. Nicora e a Sua Eminenza R.mo ed Ill.mo il Sig. Cardinale Capecelastro.

La Direzione.


Religione


Vangelo della Domenica quarta d’Avvento


Testo del Vangelo.

Gesù, avvicinandosi a Gerusalemme, arrivato che fu a Betfage sul monte Oliveto insieme a’ suoi discepoli mandò due di essi dicendo loro: Andate nel castello che vi sta dirimpetto e subito troverete legata un’asina e con essa il suo asinino; scioglietela e conducetemela. E se alcuno vi dirà qualche cosa, dite che il Signore ne ha bisogno e subito ve li rimetterà. Or tutto questo seguì affinchè si adempisse quanto era stato detto dal profeta che disse: Dite alla figliuola di Sion: Ecco che il filo re viene a te mansueto, cavalcando un’asina e un asinello, puledro di un’asina da giogo. I discepoli andarono e fecero come aveva loro comandato Gesù e menarono l’asina e l’asinello, e misero sopra di essi le loro vestimenta e lo fecero montar sopra. E moltissimi delle turbe distesero le loro vesti per la strada: altri poi tagliarono rami degli alberi; e li gettarono per la strada. E le turbe che precedevano, e quelle che andavangli dietro, gridavan dicendo: Osanna al Figliuol di David; benedetto Colui che vien nel nome del Signore: Osanna nel più alto de’ Cieli!

S. MATTEO, cap. II.


Pensieri.

Il castello che s’erge loro di contro — verso il quale sono mandati dall’autorevole voce di Cristo — significa troppo bene quel castello di ambizioni, di ferocia che s’ergeva e s’erge nelle menti puramente umane.

Sopra la natura — per quanto corrotta e viziata dal peccato originale — l’uomo di per se stesso aveva accumulato ancora un mondo di pregiudizi ed empietà da costringere l’infinita bontà e misericordia divina ad interessarsene mandando il divin Figlio alla redenzione. Quel castello rappresentava un inciampo, un ostacolo al libero e necessario progresso morale delle umane genti: bisognava vincerlo ed espugnarlo; era un’opera da gigante: come il gigante che esulta nel principiare della lotta, così Cristo s’accinse e nel surriferito brano evangelico, quasi duce avveduto e sagace, l’investe pian piano, mandando due suoi discepoli.

Quasi trincerati là dentro, impossibilitati a strapparneli stanno inscienti e sicure l’asina colla sua creatura giovane ancora, che non ancora ha tocco la soma del giogo, ne è però capace, può essere aggiogato, manca il domatore. I Padri nell’asina e nel suo asinello, capriccioso, volubile, indomito vi leggono la storia dell’umanità innanzi la venuta di Gesù: per cento punti di contatto, l’evoluzione storica e lo stato d’animo di quel tempo vi sono meravigliosamente riflessi. Cosicchè il castello del pregiudizio e della superbia custodi sce assai bene la caparbietà e durezza degli uomini che a volta sua — sempre più togliendosi dal cielo — si regala e genera l’imbestialimento e la degradazione umana nella leggerezza, volubilità e sensualità dell’uomo.

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Se il padrone obbietta alcuna ragione rispondete che il Signore ne ha di bisogno e subitamente ve li darà, disse Gesù ai discepoli.

Quando l’uomo sarà renitente alle voci dei profeti, dei sacerdoti, ai castighi, alle poderose chiamate della ragione, dello spirito — dice Gesù — dite all’uomo che Dio ha bisogno di quest’uomo... che l’ha creato per lui... per la sua gloria estrinseca... per il suo bene... per i beni del cielo. Dite che la terra non lo può soddisfare, non può dargli la felicità poichè il bisogno che Dio ha dell’uomo, si converte nella necessità che l’uomo ha di Dio...

Confestim dimittet.... Volentieri. subitamente il padrone darà loro libertà.

Oh! ma se così fece quel padrone, così non fanno le nostre passioni, queste che, non sono nostre padrone ma terribili tiranne.

Quante volte, picchiando al nostro cuore, Gesù, re mansueto, buono, re di pace — ci ha ripetuto: di te, della tua mente, del tuo cuore, ho bisogno, io, io che sono il tuo Dio, il tuo Gesù, e noi? Asinello indomito, capriccioso, orgoglioso abbiamo recalcitrato contro Gesù... abbiamo preferito le gioie della giovine età, i piaceri del senso, le soddisfazioni della superbia, della vendetta.... tutto, tutto abbiamo preferito, fuor di Gesù!

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Eppur Gesù — lo disse il profeta — è il re mansueto che verrà a noi sull’asina delle nostre passioni. Non adopera violenze: non entra di mezzo a noi in una selva d’armati. Siederà pacifico sul più pacifico ed innocuo animale.